Perugia

Ristori Covid illegittimi per 2 pizzerie di Perugia, Finanza sequestra somme

Ha ottenuto ristori per il Covid per le 2 pizzerie – bracerie di cui è titolare, ma non ne avrebbe avuto diritto. Per questo la Finanza, su delega della Procura della Repubblica di Perugia ha sequestrato un importo pari alle somme percepite – secondo le accuse – illegittimamente.

Oggi dunque (mercoledì 14 aprile) su delega della Procura perugina, i militari del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore, di origine calabrese, attivo nel settore della ristorazione con somministrazione. L’accusa nei suoi confronti è di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

Le verifiche sui ristori Covid erogati

Il contesto trae origine dagli accertamenti avviati, d’iniziativa, nei confronti dei soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita IVA, beneficiari dei contributi (i cosiddetti ristori) previsti dai provvedimenti d’urgenza emanati dal Governo, tra marzo e dicembre 2020, per fronteggiare la crisi economica derivante dall’emergenza epidemiologica da Covid 19. In particolare, l’attenzione Fiamme Gialle si è incentrata sulla verifica dei requisiti, richiesti dalle disposizioni normative, per l’accesso alle provvidenze a fondo perduto, concesse ai sensi dell’articolo 25 del decreto legge del 19 maggio 2020, n. 34 (cd. “Rilancio”) e dai successivi decreti “Ristori” e “Ristori-bis” (decreto legge 28 ottobre 2020, n. 137 e 9 novembre 2020, n. 149).

Ristori Covid per 2 pizzerie ma società raggiunta da interdittiva antimafia

Nel corso delle attività ispettive, è emersa la posizione di una società, a cui facevano capo due pizzerie – bracerie di Perugia, nei cui confronti erano stati erogati, in due tranche, contributi pubblici. I successivi approfondimenti hanno evidenziato che la stessa non avrebbe potuto accedere al beneficio economico, in quanto già destinataria di provvedimento interdittivo antimafia, emesso dalla Prefettura di Perugia, nel mese di gennaio dello scorso anno, anche sulla base degli elementi informativi, acquisiti dai finanzieri del GICO, circa la contiguità dei soci e dell’amministratore della società ad ambienti della criminalità organizzata di stampo mafioso.

Alla società nel frattempo tolta la licenza

Tale circostanza, unita alla successiva revoca della licenza per l’attività di somministrazione di alimenti e bevande, da parte del Comune di Perugia, determina – secondo l’ormai consolidato orientamento giurisprudenziale – una particolare forma di “incapacità giuridica” del soggetto economico che, se pur dotato di adeguati mezzi economici e di una altrettanto adeguata struttura organizzativa, non merita la “fiducia” delle Istituzioni e, di conseguenza, non può essere titolare di rapporti contrattuali con le pubbliche amministrazioni ovvero destinatario di titoli abilitativi, licenze, concessioni, erogazioni, finanziamenti o altre agevolazioni, comunque denominate.

Nel caso di specie, l’amministratore della società, inviando, tramite il portale dell’Agenzia dell’Entrate, l’istanza per la concessione del contributo previsto dal citato art. 25, in assenza dei requisiti richiesti, si sarebbe reso responsabile del reato previsto e punito dall’articolo 316-ter del codice penale, omettendo informazioni dovute e realizzando un illecito profitto.

Sequestro preventivo disposto dal gip

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia, condividendo l’impianto accusatorio formulato dal Pubblico Ministero, ne ha accolto la richiesta, disponendo il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta, delle somme indebitamente percepite rinvenibili sui conti correnti e/o depositi intestati alla società e, in caso di mancato o parziale rinvenimento di liquidità, il sequestro preventivo “per equivalente” delle somme giacenti sui conti dell’indagato.

L’operazione si colloca nel contesto più generale del contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica, a danno della corretta destinazione delle misure di sostegno alle imprese, adottate per fronteggiare la crisi economica, arginare i danni che l’emergenza epidemiologica ha cagionato al sistema produttivo, preordinare le condizioni per assicurarne la ripresa e, al contempo, contrastare la povertà e l’esclusione sociale.