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“RISORGIMENTO 1861-2011”, STEFANO RAGNI E LA “FILOSOFIA DELLA MUSICA DI MAZZINI” (foto Tuttoggi.info)

di Sara Trabalza e Irene Togni (*)

Sabato 19 febbraio alle ore 17:00 a Palazzo Trinci in Foligno, si è tenuta la seconda conferenza del progetto organizzato dall'Associazione Amici della Musica in rete con le scuole secondarie del comune, in occasione dei 150° anniversario dell'unità d'Italia. Gli studenti si sono ritrovati per assistere alla conferenza del musicologo Stefano Ragni, mossi dalla medesima passione per la musica del nostro Risorgimento e per la storia del nostro paese, che Mazzini stesso denominerà, “nuova Italia”.

La conferenza aveva l'intento di introdurre il concerto che si è tenuto questo pomeriggio presso l'Auditorium San Domenico con protagonista la musica da camera del Risorgimento, quella musica che, appunto, amava suonare Mazzini. L'eclettico Prof. Ragni ha svelato le più disparate sfaccettature della figura di Giuseppe Mazzini (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872): un seduttore, un appassionato patriota, un sacerdote della politica, un padre della patria, un uomo dotato di uno spiccato senso del dovere. Mazzini dimostra il suo spirito rivoluzionario mettendo al primo posto nella sua vita sempre il bene collettivo prima di ogni altra cosa, prima del vantaggio o dell'interesse personale.

“La musica che Mazzini desiderava -sottolinea Ragni- è dunque una musica morale e sociale.” Un'altra curiosità riguarda il giovane Mazzini, soprannominato dai suoi coetanei Fantasio perché amava strimpellare la chitarra.

Ma quando Mazzini cominciò ad appassionarsi al mondo musicale? Avviato agli studi di legge, ben presto per la sua passione politica verrà imprigionato e, proprio in questa occasione la madre Maria Drago, gli farà pervenire in carcere una chitarra (oggi conservata a Pisa). La musica da allora lo accompagnò per tutta la vita. Anche in esilio prima in Svizzera, poi a Parigi infine a Londra. Nel 1836 pubblicherà la Filosofia della musica, un trattato che fu dedicato al “Nume ignoto”, anche se poi al termine dello scritto questo viene identificato con la parola “Dio”. In questa opera Mazzini sostiene una riforma capace di ricondurre l'arte dei suoni a un ben più elevato compito: la sua attenzione è rivolta principalmente al melodramma, che può innescare una rivoluzione se coadiuvato da un coro. Secondo Mazzini è necessario un ritorno alla pregnanza del testo e alla vocalità libera che porterà al risveglio della consapevolezza nazionale. La filosofia della musica per lui rappresenta l'opera dell'avvenire. Anche la musica dunque è coniugata insieme all'impegno politico, alla lotta e alla rivoluzione. La conferenza si è conclusa tra gli applausi e i commenti degli studenti che hanno partecipato con entusiasmo, grazie anche alla capacità del relatore che ha saputo catturare la loro attenzione e coinvolgerli nella riflessione sul senso profondo dell'Unità d'Italia con un ritratto di Mazzini veramente inusuale.

(Foto Elisa Panetto)

(*) Classe V B Liceo delle Scienze Umane