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Risiko bancario, Tesei: “Vigilanza e indirizzo grazie alle relazioni”

La situazione delle banche dell’Umbria è un tema “molto importante per il futuro della regione, serve unione della classe politica che deve farsi carico della difesa dell’economia del territorio e dell’occupazione“. Ad evidenziarlo è stata la presidente della Giunta regionale Donatella Tesei. Che è intervenuta martedì in question time sul tema del risiko bancario.

A sollecitare la governatrice umbra i consiglieri regionali della Lega Paola Fioroni e Stefano Pastorelli. Ma nelle scorse settimane anche i sindacati umbri del credito avevano auspicato un intervento della Regione sul risiko bancario in atto.

Il risiko bancario e il ruolo della Regione

I due esponenti di maggioranza chiedevano chiarimenti circa le “iniziative che la Regione intende assumere per monitorare l’evolversi complessivo delle vicende relative agli istituti di credito operanti nella nostra regione, al fine anche di preservarne i luoghi decisionali decentrati nella nostra regione”.

Illustrando l’atto ispettivo, Fioroni ha evidenziato che “l’eccesso di regolamentazione bancaria ed i costi per il necessario adeguamento delle banche alle nuove normative in tema di governance e parametri patrimoniali stanno rendendo sempre meno accessibile l’accesso al credito delle Piccole Medie Imprese, e che il credito alle PMI sta diventando uno degli usi meno attrattivi di capitale per le banche che la complessa regolamentazione spinge verso asset più liquidi”.

“Desertificazione del mercato del credito”

La riduzione di credito – ha aggiunto – si traduce in una minore assistenza alle piccole imprese e di conseguenza, in meno stabilità per le stesse, meno posti di lavoro e inevitabilmente in un progressivo deterioramento delle condizioni di vita di questa importantissima categoria imprenditoriale e, con esse, dell’intera regione. Nell’ambito del centro Italia e in Umbria, si è riscontrato negli anni un fenomeno di rarefazione degli istituti di credito che le precedenti amministrazioni regionali non hanno saputo mitigare e che, a tale desertificazione del mercato del credito regionale, resistono ormai soltanto le banche di Credito Cooperativo e indirettamente, attraverso una partecipazione di minoranza delle fondazioni bancarie locali, la Cassa di Risparmio di Orvieto e Banca Desio. Esiste una profonda differenza tra un sistema del credito gestito a livello locale ed uno gestito a livello remoto e l’importanza strategica di una governance bancaria radicata nel territorio che operando in un ambito geografico ristretto, con rapporti di relazione durevoli e una profonda conoscenza del contesto, può contribuire alla industrializzazione diffusa dei sistemi di Piccole e Medie Imprese ed allo sviluppo del tessuto economico della nostra regione”.

Banche in Umbria e il ruolo della Regione

A replicare ai due consiglieri leghisti è stata la presidente Donatella Tesei. Che ha sottolineato come, in merito al “risiko” sulle banche umbre e sul mercato del credito, “questa Presidenza è chiamata a svolgere un ruolo da protagonista e non si sottrarrà, nemmeno quando non ha poteri diretti, come in questo caso, ma di vigilanza e indirizzo, attraverso il sistema delle relazioni.

Nel 2013 – ha ripercorso – si sono registrati prestiti per 20 miliardi di euro, oggi solo 17, mentre per quanto riguarda i depositi erano 14,6 miliardi e oggi sono 17, con un incremento del 15 per cento. Di fatto il problema è che le banche finiscono per togliere ossigeno alle imprese non per colpa del sistema ma per il progressivo controllo dei grandi gruppi sulle nostre banche regionali. Questa presidenza lavora in un modo completamente diverso, e abbiamo iniziato a discutere con Bankitalia già prima del Covid”.

Verso 2 banche forti a nord e a sud

La bontà delle relazioni – ha aggiunto la governatrice – è fondamentale per le partite cruciali. A Terni c’è stato un ingresso importante nel capitale di un primario gruppo bancario nazionale, una forte relazione con la Banca di credito cooperativo del territorio e il Mediocredito quale centrale attore pubblico. La Cari Orvieto ha fatto registrare lo sventurato ingresso nella Popolare Bari, poi crollata, ma grazie a Bankitalia prima e Mediocredito poi permarrà Mediocredito centrale come azionista, con autonomia di Cari Orvieto nella rinnovata guida della Popolare di Bari, con guida territoriale e piano industriale dedicato. Se tutto andrà a buon fine, nel 2021 avremo due banche forti a nord e a sud, un assetto che con il rilancio che stiamo attuando di Gepafin potrebbe accompagnare la fase di rilancio post covid. Auspico la condivisione di questo percorso, nell’interesse della comunità e delle nostre imprese”.