Confagricoltura plaude alle misure annunciate dall'assessore Morroni nel tavolo di crisi, ma critica la divisione in zone vocate e non
Contro il rischio del diffondersi della peste suina africana, l’Umbria pensa a un piano straordinario di abbattimento della specie cinghiale ,con il quale si dispone di intensificare l’attività di contenimento e controllo degli ungulati, soprattutto nelle aree in cui si sono verificati maggiori danni alle produzioni agricole, alla circolazione e nei pressi degli allevamenti di suini ( brado, semibrado ed in stalla). Tali disposizioni saranno attuate con l’utilizzo delle tecniche dell’aspetto e della girata.
Il presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi, plaude a quanto annunciato dall’assessore Morroni nel confronti di mercoledì, chiesto dopo i casi di Psa in cinghiali rivenuti a Roma.
“Chiedevamo decisioni rapide – commenta Rossi – e non possiamo che constatare con piacere il fatto che tutto è andato in questa direzione, con l’obiettivo immutato di limitare velocemente il proliferare incontrollato della specie cinghiale. Auspichiamo che Atc e cacciatori procedano intensificando gli abbattimenti. Garantendo non solo una riduzione dei danni alle produzioni agricole, ma anche che gli agricoltori possano essere risarciti del 100% dei danni subiti”.
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Rafforzate le attività di controllo
La Giunta regionale, sulla base delle indicazioni arrivate dal Governo nazionale, ha previso il rafforzamento delle attività di controllo e contenimento, in particolare nelle zone dove sono presenti allevamenti di suini.
Le recinzioni
Altra notizia che Confagricoltura giudica positivamente è la modifica al PSR, che preveda finanziamenti per la realizzazione di recinzioni atte a proteggere le produzioni agricole a ulteriore salvaguardia degli allevamenti.
Già un anno e mezzo fa Confagricoltura Umbria, nelle persone del direttore Cristiano Casagrande e del presidente della zootecnia Matteo Pennacchi, organizzò una serie di incontri con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Umbria e Marche e con la Asl per individuare le linee guida necessarie alla tutela del settore suinicolo, cardine economico regionale, inteso non solo come allevamenti ma anche come trasformazione e la ben più nota norcineria.
“Purtroppo, come spesso accade – dice Pennacchi – ora è tardi per promuovere azioni che scongiurino il diffondersi della malattia, il problema è alle porte dell’Umbria ed è ormai solamente possibile circoscrivere aree di tutela degli allevamenti. È intanto importante la decisione presa dall’assessore Morroni per l’attuazione di misure pratiche a tutela dei nostri siti zootecnici affinché non si perdano il patrimonio suinicolo e gastronomico che contraddistinguono la nostra regione”.
“Nei giorni scorsi – continua Pennacchi – abbiamo inviato un documento all’assessore all’Agricoltura Roberto Morroni per sollecitare un incontro, non solo con gli assessorati di Agricoltura, Ambiente e Sanità, ma anche con le Associazioni di categoria tutte e indicato anche i temi più caldi da affrontare nell’immediato, quali la gestione della specie cinghiale, la protezione degli allevamenti, il piano di supporto economico per gli interventi strutturali per la biosicurezza, l’informazione/formazione/assistenza agli allevatori ed altro ancora”.
“Siamo contenti, quindi, – prosegue Pennacchi – che parte delle proposte presentate da Confagricoltura siano state già accolte dall’assessore Morroni, anche se sappiamo che altre azioni dovranno essere intraprese per mettere al sicuro quanto oggi è a rischio”.
La divisione in zone
Secondo Confagricoltura Umbria l’attuale suddivisione in zone vocate e non vocate alla caccia collettiva al cinghiale, “risulta del tutto inadeguata alla reale situazione” e nelle zone non vocate è necessario non autorizzare la caccia ma attività di contenimento per l’eradicazione del cinghiale con interventi di girata, aspetto e trappolamento oltre che caccia di selezione.
Confagricoltura ribadisce che, nelle zone vocate, è necessario eliminare l’assegnazione dei settori alle squadre passando all’assegnazione casuale annuale.
I rischi in caso di infezione da Psa
Confagricoltura ricorda che se si arrivasse a dover dichiarare l’Umbria zona rossa, non solo verrebbe cancellato l’allevamento suinicolo ma l’intera filiera della carne e della norcineria verrebbero colpite, con gravi ripercussioni economiche, occupazionali e di mercato. Nelle aree circoscritte – come accaduto in Liguria e Piemonte – potrebbero essere vietate anche la raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, il mountain bike e altre attività di interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti con gravi danni per tutta la comunità. Un danno che si ripercuoterebbe anche sul turismo, creando un ulteriore allarme.