Secondo un recente studio Confesercenti e IPSOS sul futuro della distribuzione commerciale, tra il 2019 e il 2023 sono venute a mancare 52 mila imprese commerciali e le stime fornite indicano, da qui al 2030, il rischio sparizione per altre 73 mila imprese commerciali, quasi 18 al giorno di media.
Molteplici sono le motivazioni, dalla progressiva affermazione dell’e-commerce, almeno per determinati settori merceologici, all’aumento dei costi delle energie, dal ritorno dell’inflazione a due cifre non accompagnato dagli incrementi salariali che ha ridotto la capacità di spesa delle famiglie alla mancanza di misure strutturali per il commercio di vicinato.
Ancestor Confesercenti Umbria sottolinea in particolare le difficoltà dei centri storici: “Centri che vedono anche una desertificazione bancaria oltre ad una modifica della demografia abitativa: sempre più anziani, spesso soli, sempre più malati, si vede dall’incremento degli stalli in concessione, sempre più abitazioni sfitte causa carenza di parcheggi, mancanza di ascensore condominiale, difficoltà burocratiche e/o vincoli imposti dalla Soprintendenza in relazione a potenziali lavori, sempre più stranieri che si vanno a sostituire ai vecchi residenti. Cambia anche il tessuto commerciale con sempre meno negozi di beni tradizionali e sempre più servizi e tecnologia”.
Secondo gli studi citati, l’evoluzione delle attività commerciali nel centro storico di Terni è stato il seguente: 388 imprese nel 2012, scese a 334 nel 2019, scese ancora a 328 nel 2021 (dati di giugno) e risalite a 343 nel 2022 (dati di giugno). Fuori dal centro storico le attività commerciali sono passate da 945 (nel 2012) a 805 nel 2022.
Situazione anche peggiore per il centro storico di Perugia, dove si è scesi dalle 349 attività commerciali del 2012, alle 274 del 2019 alle 266 dell’anno 2021 e alle 255 del 2022. Fuori dal centro storico le attività commerciali passano dalle 1.252 dell’anno 2012 alle 1.107 dello scorso anno.