Rischi da moda gender reveal sui social, la psicoterapeuta: "Nascita non è show" - Tuttoggi.info

Rischi da moda gender reveal sui social, la psicoterapeuta: “Nascita non è show”

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Rischi da moda gender reveal sui social, la psicoterapeuta: “Nascita non è show”

Mar, 13/08/2024 - 12:03

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(Adnkronos) - Dalla famiglia Ferragni alla influencer Chiara Nasti, la moda dei video social con le immagini del gender reveal - la festa a sorpresa in cui si svela il sesso del nascituro - e del gender shower, un party per l'arrivo del figlio, dilaga sempre di più da Milano a Napoli. Ma in alcuni casi ci sono derive come il caso accaduto a Pozzuoli dove alcuni parenti hanno imbrattato il muro della ginecologia dell'ospedale scrivendo il nome del neonato. O i fumogeni accesi in un cimitero per condividere con la defunta il sesso della nipotina in arrivo.  

"L'urgenza di creare un'identità digitale prima ancora che il neonato abbia un nome o un respiro autonomo è un sintomo allarmante della nostra società iperconnessa e disumanizzante. Il 'gender revival' e la spettacolarizzazione della nascita attraverso i social non sono altro che manifestazioni di un narcisismo dilagante, dove l'esperienza umana viene svuotata del suo valore autentico e ridotta a un palcoscenico digitale". E' l'analisi per l'Adnkronos Salute di Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo.  

"Quando l'attenzione si sposta dal miracolo della vita al bisogno di approvazione virtuale, assistiamo alla completa strumentalizzazione degli eventi più sacri e intimi - prosegue - La condivisione ossessiva su piattaforme come TikTok, ancor prima che la nuova vita abbia mosso i primi passi nel mondo, riflette una società che ha perso il contatto con la realtà, sostituendo la profondità dell'esperienza umana con l'effimero consenso online. Che cosa sta accadendo? Sta accadendo che la nostra identità si dissolve in un mare di pixel, e la nascita, un tempo celebrata come l'inizio di un viaggio umano unico, viene ridotta a un pretesto per guadagnare 'like'. La socializzazione del sesso del bebè è solo l'ultimo atto di una tragedia più ampia: l'erosione del significato, del rispetto per la vita, e della nostra capacità di vivere nel presente senza il filtro distorcente dei social media". 

Secondo Lavenia, "è fondamentale ricordare ai genitori che ogni azione che compiamo oggi per i nostri figli lascia un'impronta duratura sul loro futuro. Il desiderio di condividere ogni momento della loro vita sui social può sembrare innocente o persino affettuoso, ma le conseguenze possono essere devastanti. Quel video caricato per ottenere qualche 'like' o per strappare un sorriso potrebbe diventare, domani, una fonte di imbarazzo o addirittura di derisione per i nostri figli. La rete non dimentica, e ciò che oggi sembra solo un momento divertente potrebbe trasformarsi in un'arma nelle mani di chi non avrà alcuno scrupolo nel usarla contro di loro. È un nostro dovere - conclude - proteggere i nostri figli, non solo fisicamente, ma anche emotivamente e psicologicamente, garantendo che la loro immagine e la loro identità non vengano sfruttate o esposte senza il loro consenso". 

(Adnkronos) – Dalla famiglia Ferragni alla influencer Chiara Nasti, la moda dei video social con le immagini del gender reveal – la festa a sorpresa in cui si svela il sesso del nascituro – e del gender shower, un party per l’arrivo del figlio, dilaga sempre di più da Milano a Napoli. Ma in alcuni casi ci sono derive come il caso accaduto a Pozzuoli dove alcuni parenti hanno imbrattato il muro della ginecologia dell’ospedale scrivendo il nome del neonato. O i fumogeni accesi in un cimitero per condividere con la defunta il sesso della nipotina in arrivo.  

“L’urgenza di creare un’identità digitale prima ancora che il neonato abbia un nome o un respiro autonomo è un sintomo allarmante della nostra società iperconnessa e disumanizzante. Il ‘gender revival’ e la spettacolarizzazione della nascita attraverso i social non sono altro che manifestazioni di un narcisismo dilagante, dove l’esperienza umana viene svuotata del suo valore autentico e ridotta a un palcoscenico digitale”. E’ l’analisi per l’Adnkronos Salute di Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo.  

“Quando l’attenzione si sposta dal miracolo della vita al bisogno di approvazione virtuale, assistiamo alla completa strumentalizzazione degli eventi più sacri e intimi – prosegue – La condivisione ossessiva su piattaforme come TikTok, ancor prima che la nuova vita abbia mosso i primi passi nel mondo, riflette una società che ha perso il contatto con la realtà, sostituendo la profondità dell’esperienza umana con l’effimero consenso online. Che cosa sta accadendo? Sta accadendo che la nostra identità si dissolve in un mare di pixel, e la nascita, un tempo celebrata come l’inizio di un viaggio umano unico, viene ridotta a un pretesto per guadagnare ‘like’. La socializzazione del sesso del bebè è solo l’ultimo atto di una tragedia più ampia: l’erosione del significato, del rispetto per la vita, e della nostra capacità di vivere nel presente senza il filtro distorcente dei social media”. 

Secondo Lavenia, “è fondamentale ricordare ai genitori che ogni azione che compiamo oggi per i nostri figli lascia un’impronta duratura sul loro futuro. Il desiderio di condividere ogni momento della loro vita sui social può sembrare innocente o persino affettuoso, ma le conseguenze possono essere devastanti. Quel video caricato per ottenere qualche ‘like’ o per strappare un sorriso potrebbe diventare, domani, una fonte di imbarazzo o addirittura di derisione per i nostri figli. La rete non dimentica, e ciò che oggi sembra solo un momento divertente potrebbe trasformarsi in un’arma nelle mani di chi non avrà alcuno scrupolo nel usarla contro di loro. È un nostro dovere – conclude – proteggere i nostri figli, non solo fisicamente, ma anche emotivamente e psicologicamente, garantendo che la loro immagine e la loro identità non vengano sfruttate o esposte senza il loro consenso”. 

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