Si è tenuta questa mattina la nuova udienza che vede coinvolto lo spoletino Giampiero Calabresi, capogruppo del Pdci, accusato di aver fatto una telefonata minatoria all’allora esponente dei Ds Agostino Pensa. Per la verità i due hanno nel corso del tempo fatto pace e ritirato tutte le querele che si erano reciprocamente presentate. Ma il reato contestato a Calabresi è procedibile d’ufficio e pertanto il processo deve andare avanti. Questa mattina è stato ascoltato un funzionariod ella polziia di stato, che indagò sull’episodio, il quale ha confermato che la telefonata era partita dalla filiale della Bps di Malfondo, istituto di credito per il quale lavora Calabresi. Poi è stata la volta del titolare dell’agenzia il quale, pur confermando che l’utenza telefonica è assegnata alal sua persona, ha tenuto a precisare che quell’apparecchio è a disposizione di tutti gli altri dipendenti e dei clienti della filiale. “Non c’è alcun riscontro che la telefonata sia stata fatta dal mio cliente – dice a TO® l’avvocato Sansi del foro di Spoleto – e mi pare che anche le testimonianze di oggi lo abbiano confermato. La voce poi, come emerge dalla denuncia, era contraffatta”. L’udienza è stata rimandata al 2 maggio in quanto i coniugi Pensa, citati quali testi, questa mattina non si sono presentati al processo.
Appare evidente che, alla luce dei fatti nonchè della ritrovata amicizia fra i due (che li vede di nuovo impegnati politicamente nella costruzione di una nuova alleanza politica cittadina), Giampiero Calabresi si avvia verso una assoluzione.
(C.C.)