È stata restituita nei giorni scorsi, presso la sede del Convento di San Francesco d’Assisi a Foligno, dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Perugia, direttamente nelle mani del Ministro Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali Padre Francesco Lenti (presente anche il Parroco Padre Domenico Fabbri), una “preziosa” testimonianza documentale appartenente al fondo archivistico di quel monastero. La missiva, un “breve pontificio” vergato a mano su pergamena a firma di Papa Paolo VI, in base a quanto ricostruito dalla lettura del testo da parte del funzionario della Soprintendenza Bibliografica e Archivistica dell’Umbria incaricato di effettuarne l’expertise, corrisponderebbe ad un atto pontificio (meno solenne della bolla papale ma per questo non meno importante), utilizzato per la trattazione di “affari di minor rilevanza amministrativa”. Fra le caratteristiche peculiari del “breve” è stato evidenziato il supporto scrittorio, composto da una pergamena molto fine di colore bianco, ricavata sicuramente dalla lavorazione di una pelle di agnello; altra particolarità la presenza, seppur parziale, del sigillo in ceralacca rossa riproducente il calco impresso dall’Anello del Pescatore. Il documento, le cui dimensioni corrispondono a cm. 20 x 42, aveva come destinatario Padre Michelangelo Rossi, dell’Ordine dei Frati Minori conventuali di San Francesco. Lo scritto termina con la formula: Sub anulo piscatoris, da ciò è stato possibile desumere e confermare la sua chiara ed inequivocabile appartenenza ecclesiastica e, di conseguenza, la sottoposizione ex lege a tutela quale bene culturale inalienabile.
La pergamena, dopo essere stata individuata dai Carabinieri del Nucleo TPC umbro proposta in vendita attraverso un sito di commercio on-line, che ne presentava una generica descrizione accompagnata da alcune immagini (queste ultime determinanti per definirne provenienza e inalienabilità), è stata immediatamente riconosciuta come appartenente al fondo archivistico dell’Ente religioso e, di conseguenza, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria forlivese titolare dell’indagine, sequestrata con provvedimento notificato al privato inserzionista, residente nella provincia di Forli-Cesena il quale, per giustificarne il possesso, dichiarava di averla a sua volta acquistata attraverso una vendite on-line, ma di non ricordare esattamente quando e da chi. Non essendo quindi stato possibile, da parte dell’appassionato collezionista, presentare a sua discolpa alcuna valida giustificazione comprovante il lecito possesso del documento manoscritto, che per sua natura non avrebbe dovuto trovarsi nella disponibilità di un privato, nei suoi confronti è scattata la denuncia per il reato di ricettazione di bene culturale, sanzionata dal nuovo e specifico articolo di legge (518 quater), introdotto di recente nel Codice Penale in seguito alla revisione di alcune tipologie di reato in danno, per l’appunto, di beni appartenenti al patrimonio storico artistico.
A parte il seppur modesto valore commerciale riferito al mercato antiquario, quantificato in non più di qualche centinaio di euro, la lettera presenta e mantiene comunque un valore storico documentale che prescinde da quello economico e che la rende assolutamente preziosa per ricostruire, seppur quale piccolo tassello, la storia di una comunità alla quale sono legate tradizioni e testimonianze di valenza culturale.
Il recupero e la restituzione al luogo originario di conservazione di questo bene pubblico, così come già avvenuto per molte importanti testimonianze del nostro passato, conferma, anche in questa circostanza, l’impegno e l’attenzione che i “Carabinieri dell’Arte” pongono nella costante ricerca di ciò che indebitamente sottratto e costituente testimonianza identitaria, possa, nonostante il tempo trascorso, essere riconsegnato ai luoghi di origine per poter tornare a raccontarne la storia ed essere pubblicamente fruito.