L’Umbria che non si arrende, che continua a investire ed a impegnarsi per creare lavoro e sviluppo. Un piccolo gesto, ma pieno di significato, il nuovo logo sulla pelle che 11 lavoratori si sono tatuati a luglio per far capire a tutti quanto credevano nelle loro competenze e professionalità. Sono gli operai di Ceramisia ai quali, la scorsa estate, era stata comunicata la delocalizzazione in Armenia.
E così hanno riconquistato i vecchi clienti, per il 90% negli Stati Uniti, riuscendo a non fermare la produzione e ripartendo di slancio. Dopo mesi di lavoro intenso hanno quindi aperto le porte della fabbrica (oggi, 17 novembre 2019) alla città per festeggiare il successo della fase di start-up e per ringraziare le tante persone ed imprese che hanno sostenuto il loro avvio.
“Non è stato facile – afferma Marco Brozzi, Presidente di ‘Ceramiche Noi’ – ma è stato molto bello. Ci siamo impegnati tutti per far ripartire la fabbrica nel minor tempo possibile, senza interrompere la produzione. Abbiamo lavorato anche 14 ore al giorno ma ci siamo riusciti. Oggi abbiamo organizzato questa festa per ringraziare tutte le persone che ci hanno dato fiducia, dai clienti ai fornitori che ci hanno permesso di ripartire subito a pieno ritmo”.
L’esperienza di ‘Ceramiche Noi’ indica una strada percorribile da tante altre imprese in crisi che, anziché cessare l’attività, possono essere salvate dai lavoratori. “Sono più di 500 – afferma Andrea Bernardoni di Legacoop Umbria, che ha seguito la cooperativa nella fase di start-up – le imprese recuperate in Italia dai lavoratori uniti in forma cooperativa dall’inizio della crisi. Sono numeri importanti che però possono crescere nei prossimi anni. Come Legacoop siamo specializzati nel supportare i lavoratori che, come successo con Ceramica Noi, decidono di recuperare l’impresa in cui hanno lavorato per anni”.