“Siamo perfettamente d’accordo con le intenzioni del governo tese a semplificare i costi di una burocrazia elefantiaca, tuttavia dobbiamo riconoscere il buon lavoro svolto negli ultimi quindici anni dal sistema camerale a sostegno dell’economia territoriale”. Ad affermarlo sono i rappresentanti di tutte le associazioni di impresa umbre, che si schierano compatte a difesa del ruolo delle camere di commercio nel momento in cui il Governo Renzi si appresta, a partire dal 2015, a ridurre del 50% il diritto camerale dovuto dalle imprese iscritte nei registri.
“Va benissimo l’intenzione di snellire la burocrazia, riducendone i costi – afferma a nome di tutte le sigle Andrea Fora, presidente di Confcooperative Umbria – ma non dimentichiamo che in questi 15 anni di operatività le camere umbre hanno assicurato, oltre alla funzione istituzionale della certificazione di impresa, un’azione di sostegno delle politiche di sviluppo in favore del sistema economico produttivo locale, nonché una leva economica che tutte le amministrazioni locali, dai Comuni alle Province alla Regione, hanno potuto attivare rispetto a progetti-programmi di animazione economica localistica, nel caso di eventi a respiro nazionale o a sostegno di infrastrutture basilari per tutto il territorio regionale”.
Queste risorse, che nell’ultimo decennio sono state dell’ordine circa 10milioni di euro all’anno, sono state, secondo Cia Umbria: Walter Trivellizzi, Legacoop Umbria: presidente Dino Ricci, Cna Umbria: direttore Roberto Giannangeli, Coldiretti Umbria: presidente Albano Agabiti, Confartigianato Umbria: direttore Sergio Bova, Confcommercio Umbria: presidente Aldo Amoni, Confcooperative Umbria: presidente Andrea Fora, Confimi Umbria: presidente Mauro Orsini, Confindustria Umbria: direttore Aurelio Forcignanò, Confagricoltura, Confesercenti e Confapi, un moltiplicatore anche per i magri bilanci regionali, accompagnando il sostegno al sistema di garanzia rappresentato dai confidi regionali, il supporto alle politiche di penetrazione nei mercati esteri portate avanti dal Centro estero e dai raggruppamenti di imprese e la partecipazione a tutte le più importanti azioni di promozione del territorio regionale per aumentarne l’attrattività nei confronti dei flussi turistici.
“A ciò va aggiunto – secondo Fora – il contributo verso le infrastrutture regionali: senza il sostegno del sistema camerale non si parlerebbe più da tempo dell’aeroporto di San Francesco, senza dimenticare il grande impegno finanziario sulla Quadrilatero, assunto di concerto con la Regione Umbria, progetto sul quale andranno risorse superiori ai 30 milioni di euro. Quindi va bene avviare una riflessione complessiva sul sistema camerale, che in altre parti del Paese presenta comportamenti distorcenti, ma evitando di buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. Del resto da tempo si stava riflettendo su come semplificare il sistema, specialmente in Umbria, in cui le due camere provinciali sono da anni in sintonia sulle programmazioni in chiave regionale. Semplificazione degli adempimenti e riduzione dei costi a carico delle imprese, riduzione del numero degli enti e degli amministratori, razionalizzazione e riduzione del sistema societario e dismissione delle partecipazioni non funzionali al ruolo delle Camere che consenta di liberare risorse per le imprese, sono tutti concetti sui quali le associazioni da tempo concordano”.
Questi i punti da porre all’attenzione dei parlamentari eletti in Umbria e del governo, invitandoli a riflettere su alcuni punti:
Sì a una riforma del sistema camerale, che ne ridefinisca la mission nella funzione di servizio al sistema produttivo, mantenendo in capo alle Camere la gestione del Registro delle Imprese, informata ai principi della semplificazione burocratico-amministrativa e della efficienza, efficacia ed economicità, in una logica di sussidiarietà con i servizi erogati dal sistema di rappresentanza delle imprese;
Sì a una razionalizzazione dell’articolazione territoriale delle Camere e del loro sistema di partecipazioni e società in-house, in base alla consistenza numerica delle imprese e alla diversa dimensione territoriale;
Si a una diversa articolazione della rappresentanza all’interno dei consigli e delle giunte camerali, in base a dati certificati, senza penalizzare nel numero le presenze negli organismi, ma invece assicurandone una diminuzione dei costi della governance e del controllo;
Si a una revisione dell’entità del diritto annuale, ancorandolo alla razionalizzazione della struttura e alla riorganizzazione funzionale del sistema, che non vada però a penalizzare gli interventi economici a favore delle imprese e del territorio.
Si a procedere, anche nelle more della riforma nazionale, alla immediata elaborazione di un Progetto di fusione delle Camere di Commercio di Perugia e Terni e di Unioncamere Umbria in un soggetto unitario denominato “Camera di Commercio dell’Umbria”.