“La riforma del mercato del lavoro è una partita da giocare a carte scoperte. Vogliamo chiarezza e trasparenza sui numeri e sulle risorse a disposizione dei diversi settori”. Un messaggio forte e chiaro, quello lanciato dalla Confartigianato e dalle altre associazioni dell’artigianato e del Commercio aderenti a Rete imprese Italia, che hanno presentato alcune proposte concrete per rivedere le norme del mercato del lavoro, che sono oggetto della trattativa in corso con il ministro del Lavoro.
“La riforma dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali – ha spiegato Stelvio Gauzzi, segretario di Confartigianato Imprese Perugia – deve necessariamente muovere da un quadro chiaro della situazione esistente, sia rispetto alle risorse, sia rispetto alle quantità e modalità di utilizzo nei diversi settori. Non si può prescindere da un’analisi dettagliata sull’uso degli strumenti vigenti nei diversi comparti economici e dei corrispondenti rapporti tra entrate/uscite, comprese tutte le voci contributive che finanziano le prestazioni temporanee, da cui emerge una riduzione delle tariffe Inail delle gestioni terziario e artigianato in forte avanzo da molti anni. Dal 2002 al 2011 (a livello nazionale) l’avanzo della gestione industriale, che nell’ultimo biennio è andata in deficit, è stato pari a 500 milioni di euro, mentre il terziario ha fatto registrare un avanzo di 9.378 milioni di euro e l’artigianato di10.333 milioni di euro”. “Dalla serie storica dei risultati di bilancio del comparto ‘prestazioni temporanee’ dell’Inps si registra, poi – ha aggiunto Gauzzi -, un avanzo strutturale tra contribuzioni versate e prestazioni effettivamente erogate. I più recenti dati confermano un forte sbilanciamento tra settori economici e la conseguente necessità di un uso ottimale delle risorse che può derivare da una razionalizzazione dei modelli e della spesa. Osservando l’andamento della Cassa integrazione guadagni per tipo di intervento e ramo, nel periodo 2005-2011 la quota di utilizzo dei settori commercio e artigianato è stata pari al 14,8 per cento, nonostante il periodo di crisi eccezionale, mentre nell’industria il 75,3 per cento. La Cassa integrazione guadagni in deroga è utilizzata, non solo dalle pmi, ma nel periodo 2005-2011, anche dall’industria per circa il 39 per cento del totale. Facendo una sintesi elaborata sui dati Inps, rispetto al complesso di tutti gli ammortizzatori sociali nel periodo 2008-2010, si registra un disavanzo complessivo pari a 27,3 miliardi di euro, composto per un terzo da importi finanziari su misure di cui non beneficiano i nostri settori, per la restante quota, i settori del terziario e dell’artigianato pesano meno del 50 per cento del disavanzo”. “Quindi ipotizzare un modello teorico completamente avulso da risorse e dati concreti – ha concluso Gauzzi – non è corretto. Uno strumento unico di ‘Cassa’ per tutti i settori non risponde alle esigenze dei diversi comparti economici, anzi può rivelarsi inutile ed addirittura dannoso. Proprio le peculiari esigenze dei settori hanno realizzato alcune positive esperienze per il sostegno al reddito dei lavoratori durante i periodi di crisi aziendale con sospensione dell’attività produttiva. Ad esempio i lavoratori del comparto dell’artigianato hanno avuto accesso a strumenti di natura contrattuale gestiti dalla bilateralità, in assenza di ammortizzatori sociali ordinari, sulla base di un sistema che ha oltre 40 anni di storia”.