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Riflessioni sulle querele temerarie dopo l’arresto dell'”arcivescovo” di San Martino

Succede ai giornali, succede anche alla nostra redazione, di andare a ficcare il naso in questioni poco chiare, in conti che non tornano.

Succede di decidere che alcune storie meritano di essere raccontate soprattutto perché hanno un impatto sulla vita dei cittadini. Perché si percepisce, anche se solo in superficie, l’odore del malaffare e dell’inganno. 

Succede troppo spesso di essere minacciati, quando va bene solo di querela, per il lavoro che si sta facendo. Per essersi impicciati dei fatti degli “altri”.

Succede spesso anche a noi. E’ successo anche questa volta, dopo che il nostro giornalista Christian Cinti con professionalità e pazienza aveva lavorato e raccontato il ‘mistero’ dell’Abbazia del Castello di Petroro.

E allora eccola, la prima email non firmata proveniente dall’indirizzo dell’abbazia ortodossa di San Martino che nel castello ha la sua sede, datata 25 aprile dopo la pubblicazione nostri primi due articoli:

“Gentile Responsabile,

Nella nostra Abbazia non c’è alcun business e ci spiace che lo abbiate scritto ma sembrate anche voi non aver visto nulla e dare solo importanza a idee che sono nate nella vostra testa senza nemmeno chiedere. O forse siete la voce di una Curia paurosa di chi professa il vangelo.

Complimenti per il vostro giornalismo non professionale.

Ovviamente le vostre affermazioni sono al vaglio dei nostri legali”.

Poi ancora una seconda, il 12 maggio a seguito del nostro terzo articolo, sempre dallo stesso indirizzo, sempre senza firma:

Vi diamo 24 ore per rimuovere questi articolihttp://tuttoggi.info/il-mistero-del-castello-di-petroro/449689/, e  http://tuttoggi.info/petroro-cosi-e-scoppiato-il-caso-dei-monaci-un-matrimonio-di-troppo/449941/ dai contenuti diffamatori già denunciato il quale ci sta provocando evidenti danni. False sono le notizie pubblicate e diffamatoria  la frase “al secolo Massimiliano Muzzi, imprenditore romano già agli onori della cronaca per alcuni scandali finanziari, ndr)”

Ai sensi della sentenza di Cassazione 54946 del 2016 sarete ritenuti responsabili civilmente e penalmente con la richiesta di sequestro del sito.
Anche in questo articolo http://tuttoggi.info/caso-petroro-meluzzi-il-vescovo-tuzia-si-occupi-del-suo-gregge/450217/nella parte diffamatoria “Questione di  soldi” si scrive: “Prima di procedere alla stipula del contratto – spiega Frongia – abbiamo fatto tutti gli accertamenti del caso, approfondendo anche eventuali pendenze penali che però non sono emerse” facendo pensare a chi legge che il vi siano azioni penali o che il sottoscritto sia implicato in fatti inesistenti che avete preso da articoli diffamatori su internet senza alcuna verifica e che anche loro sono stati denunciati.
Invitandovi nuovamente a fare giornalismo serio e avisitare i luoghi e trovare le persone delle quali parlate, vi dò 24 ore poi darò mandato ai legali di querelare anche voi chiedendo i danni in via civile, già dimostrabili, e il sequestro del sito”.

Ad onor di cronaca e per completezza di informazione dobbiamo dire che noi, il Sig. Massimiliano Muzzi, sacerdote e fondatore dell’ordine monastico ortodosso di san Martino di Porres, l’abbiamo cercato numerose volte, proprio nel nome di quel “giornalismo serio” a cui le missive fanno appello. Senza essere degnati mai di alcuna risposta.

Succede! Succede anche che una inchiesta della Guardia di Finanza vada a “ficcare il naso” nelle stesse questioni e che ci scappino fuori un’indagine, 72 milioni di proventi illeciti, 9 indagati e un arresto per il signor Max di Montecristo, XVII Barone di Strichen (al secolo sempre “don” Massimiliano Muzzi).

Succede quindi a volte ai giornali, anzi spesso, di trovar ulteriore ragione dell’intuizione e della successiva verifica di una notizia. E succede dunque che le querele temerarie e le minacce facciano sempre meno paura e diventino sempre più indice di “senso di colpa” che  arma per ottenere silenzio.

Per il momento succede che TuttOggi.info non chiude, di sicuro non per mano dell’Abbazia di San Martino. Ad maiora!

Il Direttore


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