La Regione Umbria punterebbe su un nuovo inceneritore a Maratta. La denuncia arriva dal Movimento 5 stelle, che parla di progetto contenuto all’interno del “Recovery plan” per chiudere il ciclo dei rifiuti. Alla nota, firmata dai parlamentari umbri ed i vari esponenti locali pentastellati, vengono allegati due documenti, ciascuno con un progetto per Terni.
Nel primo caso, si parla della “realizzazione del nuovo Polo impiantistico presso l’area ex Officine Bosco di Narni (a seguito della dismissione dell’attuale impianto di selezione situato in loc. Maratta di Terni) per la selezione e valorizzazione dei rifiuti indifferenziati, la produzione di CSS e per eventuali ulteriori trattamenti delle frazioni secche dei rifiuti differenziati”.
Nel secondo documento, invece, si ipotizza una struttura, sempre in zona Maratta, per bruciare i fanghi prodotti dagli impianti di depurazione di tutta l’Umbria. In particolare è previsto un “impianto regionale di essiccamento dei fanghi prodotti dagli impianti di depurazione delle acque reflue urbane e relativo impianto di cogenerazione per energia elettrica e termica realizzati all’interno dell’impianto di depurazione di Terni, via Vanzetti”.
La prima proposta progettuale, da circa 20 milioni di euro, non sembra essere una novità, quanto il progetto di rilocalizzazione del nuovo impianto di selezione di Maratta di Asm sul quale aveva chiesto chiarimenti qualche mese fa l’assessore regionale De Luca. A preoccupare seriamente, invece, è l’impianto di cogenerazione utilizzando i fanghi di depurazione. Un’idea di cui – è l’ipotesi ventilata – nemmeno in Regione molti sarebbero informati.
Ma soprattutto, dal carteggio di cui il Movimento 5 stelle è venuto in possesso, a cui sono allegate le schede in cui si parla dei due progetti ternani (ma anche altri in Umbria per la chiusura del ciclo dei rifiuti), si evidenzierebbe che, anche se non approvati all’interno del Recovery plan, la Regione sarebbe pronta ad andare avanti lo stesso.
Il comunicato stampa è firmato da Thomas De Luca (M5S Umbria), Emma Pavanelli (M5S Senato), Filippo Gallinella (M5S Camera), Tiziana Ciprini (M5S Camera), Francesca Tizi (M5S Perugia), Luca Simonetti, Federico Pasculli, Valentina Pococacio, Claudio Fiorelli, Comunardo Tobia (M5S Terni), David Fantauzzi, Rosangela Marotta (M5S Foligno), Mauro Salciarini, Rodolfo Rughi (M5S Gubbio), Stefania Troiani (M5S Gualdo Tadino), Laura Servi (M5S Bastia Umbra), Luca Sargentini (M5S Piegaro), Gianfranco Chieruzzi, Romano Banella (M5S Amelia), Luca Tramini (M5S Narni), Daniele Pergolari (M5S Trevi). Che denunciano quindi come a Terni sorgerà “un nuovo inceneritore a Terni per bruciare i fanghi di depurazione provenienti dall’intero territorio regionale” mentre nel resto della regione ci sarebbero “tre progetti per la produzione di CSS, di cui uno sempre a Terni“.
Progetti che emergono “dalle schede top secret inviate dalla Regione Umbria alla Conferenza Stato – Regioni (in particolare al presidente Bonaccini, ndr), in merito ai progetti da inserire nel Recovery Plan, che il M5S è stato in grado di visionare. Nelle corrispondenze che la Regione Umbria ha inviato alla Conferenza Stato Regioni – dicono – è chiaramente specificato che il lavoro di predisposizione delle schede “è stato fatto in stretta complementarità con la definizione della nuova programmazione 2021‐2027, in modo tale che le progettualità individuate, qualora non possano essere ricomprese nella selezione per il PNRR, saranno comunque utili a tale scopo”. Significa che a prescindere se queste proposte entreranno o meno nel Recovery Plan, la Regione ha intenzione di portarle comunque avanti nei prossimi sette anni”.
“A dir poco incredibile – denunciano i pentastellati – la posizione che la giunta Tesei sta assumendo sulla chiusura del ciclo dei rifiuti. Il nuovo impianto di incenerimento da realizzare è ben nascosto nel programma relativo a “Reti Fognarie e Depurazione”. La Regione Umbria vuole costruire il quarto inceneritore a Maratta per bruciare i fanghi di depurazione provenienti dall’intero territorio regionale, “valorizzandoli” attraverso il “recupero energetico” dopo essiccazione, con un “impianto di coogenerazione termica ed elettrica” e “riduzione dei trasporti e dello smaltimento in discarica dei fanghi prodotti” dagli impianti di depurazione di tutta l’Umbria.
Con nostro grande stupore abbiamo potuto constatare inoltre che nella sezione “Ambiente, territorio, infrastrutture” sono presenti quattro progetti, per un totale di 35 milioni, per sviluppare impianti per la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti. Di questi, tre riguardano la produzione di CSS. Rifiuti che poi non si sa bene dove dovrebbero essere bruciati. La richiesta al governo, mai condivisa con nessuno e probabilmente nemmeno a conoscenza di tutti i membri di maggioranza del consiglio e persino della giunta, è quella di avere risorse per produrre il famigerato CSS nell’impianto di Ponte Rio a Perugia, nel biodigestore di Casone a Foligno e a Narni presso l’area ex Officine Bosco. Combustibile prodotto dai rifiuti e bruciato in cementifici e inceneritori. Non solo incenerimento, ma anche il revamping dell’impianto di Pietramelina per la biostabilizzazione del sottovaglio da selezione dei rifiuti indifferenziati.
Il futuro della nostra regione e la salute dei cittadini non possono essere delegati a burocrati nel segreto di una stanza o di un gabinetto. L’insofferenza al confronto, dimostrata in questi mesi dalla giunta, è il segnale di una profonda debolezza e insicurezza politica. E’ facile capire quali saranno le politiche ambientali della Regione Umbria nei prossimi sette anni, anche alla luce dei gravi ritardi che riguardano la redazione del nuovo piano rifiuti regionale”.
(foto di repertorio)