Mano pesante dei giudizi del Riesame su Gianpiero Bocci, Luca Barberini e Catiuscia Marini. I giudici chiamati a valutare le modalità con cui sino a questo momento sono state condotte le indagini sulla Sanitopoli perugina e le conseguenti decisioni del gip Valerio D’Andria, non soltanto credono all’esistenza del “sistema” che pilotava i concorsi ipotizzato dai pm Abbritti e Formisano, ma scrivono ciò che la Procura non aveva fatto. E cioè che accanto alla struttura dei dirigenti, al vertice del “sistema” c’era anche “il livello politico”. A cui, appunto, avrebbero partecipato l’ex segretario regionale del pd, Gianpiero Bocci, l’ex presidente Catiuscia Marini e l’ex assessore alla Sanità, Luca Barberini.
Anzi, per i giudici del Riesame, il fatto che nella fase d’indagine la Procura non abbia finora contestato il reato associativo anche ai politici indagati non significa che questo non possa essere provato alla luce delle testimonianze raccolte negli interrogatori (tra cui quella, citata, dell’ex consigliere politico di Marini, Valentino Valentini) e del materiale sequestrato.
Per i giudici del Riesame Bocci, Marini e Barberini “hanno rivestito un ruolo apicale, che indirizzava principalmente i concorsi più importanti”.
I giudici del Riesame confermano la tesi dei pm anche a proposito del pericolo di inquinamento delle prove (che ha finora giustificato la permanenza agli arresti domiciliari di Bocci, insieme ai manager Emilio Duca e Maurizio Valorosi) e sul fatto che ad alcuni candidati siano state rivelata le domande d’esame e non generiche informazioni circa gli argomenti su cui prepararsi, come hanno tentato di spiegare alcuni degli indagati.