Non voleva che la moglie lavorasse e al rientro di lei da un colloquio di lavoro l'ha picchiata selvaggiamente, davanti al figlio di 9 anni che ha chiamato i carabinieri
Non voleva che la moglie lavorasse e al rientro di lei da un colloquio di lavoro l’ha picchiata selvaggiamente, davanti al figlio di 9 anni che ha chiamato i carabinieri. E’ stato questo l’episodio – l’ultimo di una serie di aggressioni nei confronti della moglie praticamente segregata in casa – che ha portato alla denuncia di un trentenne di origine albanese, che da anni vive a Foligno.
L’uomo, spesso ubriaco, geloso ossessivamente della moglie che controllava maniacalmente, l’avrebbe infatti nel tempo sottoposta a continue aggressioni fisiche e violenze psicologiche, anche davanti al loro figlio di 9 anni.
I due coniugi, connazionali, hanno ricostruito gli inquirenti, si erano da tempo stabiliti a vivere in Foligno. L’uomo, in più occasioni nel corso della convivenza, avrebbe impedito alla donna di uscire autonomamente dall’abitazione, vietandole anche di frequentare le sue sorelle e le amiche. Sarebbe stato solito insultarla, denigrarla in ogni modo arrivando anche a minacciarla di morte, sottoponendola così ad una continua violenza psicologica alla quale lei, temendo aggressioni fisiche, non reagiva. Violenze gratuite alle quali la sottoponeva soprattutto quando rientrava in casa alterato dall’abuso di alcolici.
La scorsa estate, in una circostanza, l’avrebbe afferrata per il collo, mentre in un’altra, per impedirle di uscire da casa abbigliata in maniera non a lui gradita, l’aveva picchiata colpendola con pugni e calci. Lei, però, non aveva mai trovato il coraggio di denunciarlo, fino all’ultimo episodio.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando la donna si è recata a fare un colloquio di lavoro, nonostante lui non volesse che lei trovasse un impiego. L’aveva quindi tempestata di telefonate, poi una volta rientrato a casa, davanti al loro figlio, l’ha picchiata violentemente, colpendola con calci e pugni, l’ha strattonata, afferrata per il collo ed infine per i capelli, trascinandola per la casa. Il bambino, non riuscendo a placare la violenza del padre, ha avuto la prontezza di telefonare al Numero Unico Emergenze (N.U.E. 112) chiedendo aiuto ai carabinieri del Comando di Foligno.
L’immediato intervento della pattuglia dei militari dell’Arma ha posto fine ai maltrattamenti. Nella circostanza la donna, che ha trovato il coraggio di denunciare il marito per le continue violenze e vessazioni subite, ha riportato lesioni giudicate guaribili in 21 giorni. Al fine di tutelare l’incolumità della giovane mamma e di suo figlio, il GIP del Tribunale di Spoleto, su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto nei confronti del marito la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare, con divieto di comunicare con loro con qualsiasi mezzo e di avvicinarsi ai luoghi da essi frequentati. Dovrà, infatti, mantenere una distanza non inferiore ai 500 metri e i suoi spostamenti saranno monitorati con l’applicazione del braccialetto elettronico.