Al caffè fumante, al panino preparato con la frittata, alle ultime verifiche della cartucciera, si è sostituita la verifica dell’app. “Vediamo se ci prende il telefonino, tanto sarà poi l’sms delle otto e un quarto a fermarci una festa che, per come è concepita, non incomincerà mai”. Il responsabile di Acr Confavi Umbria, Sergio Gunnella, ricorda come ormai i riti del cacciatore che si appresta alla giornata di caccia siano cambiati, tra leggi europee, nazionali e regionali.
“App, sms, Web – è la sua considerazione – rincorrono acronimi per noi ormai sdruciti: Sic, Zps, Rete Natura 2000, 157, 394, Convenzione di Ramsar, di Berna, di Washington, etc.… Quest’ anno, prima di comprare le cartucce – dice rivolgendosi ai cacciatori – vedete se riuscite a dare forma all’esoterico concetto di Zona Umida”.
Con un dubbio: “Una pozza d’ acqua formatasi per una bomba d’ acqua su tre canne, può diventare una Zona Umida? Perché un fiume, in italiano, è definito un “corso d’ acqua”; sicuramente colmo d’ “umidità”, ma se lo chiamiamo “Zona Umida”, rischiamo di essere coglionati perfino dall’Accademia della Crusca! E se invece fosse un vascone di cemento colmo fino all’ orlo di “acqua bagnata”, come lo vogliamo chiamare?”.
Non trascurabile, poi, l’aspetto economico dell’ultima imposizione dell’Ue: “Adesso ci sono cartucce da 5 euro l’una! Tre botte su un fagiano ed ecco che la coda lunga di voliera ci cucca 15 euro!”.
Gunnella, poi, fa delle valutazioni rispetto al rischio inquinamento: “Il piombo, metallo vecchio come il cucco, diventa di colpo tossico e malefico, pur senza prova alcuna a suffragio”.
Disposizioni che lasciano il cacciatore nell’incertezza, tra ricorsi al Tar, calcoli della distanza dei 100 metri dai corsi d’acqua.
“In politica e nei chiacchieratoi del potere regionale – commenta Gunnella – il lecito rincorre l’illecito, il concesso si tramuta in vietato e i sì e i no diventano sinonimi. Solo il forse rimane tale: fa comodo a tutti dire forse…fino alla pensione di chi deve gestire e migliorare il deserto. Un deserto dove noi che non desistiamo e che non molliamo, rischiamo di tornare a casa senza cane perché sbranato dai lupi…”.
Quindi, le parole su chi si oppone alla caccia: “Coloro che a differenza nostra non hanno mai sostenuto un esame per aver facoltà di andare a caccia, preparano felpe e magliette, jeans e foulard, telecamere e telefonini, blocchetti compila/verbali, megafoni e trombette per disturbarci, intimidirci e per provocarci. Anche questi ‘pubblici privati’ sono là fuori, pronti a braccarci, a esasperarci…per poi convincerci a mollare la presa”.
“Tutto – accusa Gunnella – avviene nel silenzio assordante delle associazioni di categoria e nel delirio delle medesime, frazionate in un’accozzaglia di sigle che alla fine proteggono solo se stesse e i propri tornaconto”.
“Ho solamente fotografato una situazione – conclude Gunnella – consapevole come sono che la pietra dello scandalo della nostra rovina, paradossalmente… siamo noi! Un mondo al contrario, quello degli Uomini dei Boschi. Un mondo contaminato da un misto di follia e di inclinazione al malagevole. Ma noi siamo il meglio del Paese. Siamo l’esistenza personificata della Cultura Rurale. Occhio, gambe, cervello e dosi equine di pazienza sono le caratteristiche che ci distinguono da tutti gli altri. Ecco perché vi invito a una bella risata collettiva, bella gente! Fa bene e, soprattutto, è l’ unica cosa rimasta gratis. Almeno per ora”.