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Ricostruzione, sindacati umbri a ordini professionali “Giù le mani dal Durc di congruità”

Rivendicano il valore strategico e l’importanza fondamentale di uno strumento come il Durc di congruità, inventato in Umbria dopo il terremoto del 1997 e oggi esteso a tutto il cratere del sisma del 2016 nelle regioni del centro Italia. Per questo Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil dell’Umbria, così come già fatto a livello nazionale, denunciano con forza “il tentativo di alcune organizzazioni, in particolare dei rappresentanti degli ordini professionali, di bloccare i provvedimenti emessi per i cantieri della ricostruzione post terremoto”. I tre sindacati si riferiscono al ricorso al Tar Lazio con il quale si chiede l’annullamento dell’ordinanza del Commissario straordinario per la ricostruzione, che ha introdotto il Durc di congruità nei cantieri post-sisma.

Si tratta, dicono i rappresentanti dei lavoratori edili, di una “posizione inspiegabile”, che rischia di “delegittimare un percorso virtuoso che ha come obiettivo la regolarità, la legalità e la sicurezza nei cantieri”. “Un percorso che non solo va mantenuto – sottolineano i sindacati umbri – ma va al più presto applicato su tutto il territorio nazionale”.

In particolare l’ordinanza oggetto dell’attacco degli ordini professionali afferma il rispetto della congruità nei cantieri, vale a dire il calcolo dell’incidenza della manodopera rispetto al valore dell’opera, e l’impiego di addetti ai quali va applicato il contratto nazionale dell’edilizia, per evitare il fenomeno del cosiddetto dumping contrattuale. “Queste norme, che peraltro nascono dall’esperienza della ricostruzione maturata qui in Umbria – continuano Fillea, Filca e Feneal regionali – rappresentano una delle più avanzate e concrete esperienze di contrasto preventivo al lavoro nero e all’illegalità. Si tratta di strumenti indispensabili per favorire i professionisti seri e le imprese più corrette, e per garantire i diritti dei lavoratori e la qualità della ricostruzione”.

Notano infine i sindacati umbri: “Questa inaspettata mossa degli ordini professionali, che a parole dicono di sostenere il Durc, ma nei fatti lo attaccano, getta alle ortiche il lavoro avviato dal tavolo sulle costruzioni che aveva recepito le problematiche sollevate dagli stessi professionisti e stava elaborando un documento da portare a Roma proprio per venire incontro alle loro esigenze”.