Valnerina

Ricostruzione ferma, Commissione regionale fa il punto a Norcia: le richieste | Video

La Seconda commissione consiliare della Regione Umbria ha svolto stamattina a Norcia una serie di audizioni per fare il punto sulla ricostruzione post-sisma 2016.

I sindaci dei comuni interessati e professionisti all’opera nei vari settori hanno chiesto più personale per gli uffici e una semplificazione normativa che consenta di mettere in moto una ricostruzione finora legata da vincoli e normative che finiscono per essere il primo e più grande ostacolo.

Secondo i presenti deve essere snellita fortemente la fase della rendicontazione per non rimanere indietro, come è attualmente, con i pagamenti. Da affrontare il problema dello smaltimento delle macerie. Chiesto un tavolo permanente che possa farsi carico delle molteplici criticità della ricostruzione.

I rappresentanti dei Comuni

Ha aperto gli interventi il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, che ha sottolineato come “si fatichi moltissimo a rendere attuabili le norme scritte. Importantissimo sarebbe prevedere una deroga di 36 mesi ai contratti di chi lavora a tempo determinato. Tutte le persone che fino ad oggi hanno lavorato in questo contesto lo hanno fatto con assoluto impegno e dedizione, ma oggi servono le condizioni per permettere a questo impegno di dare risultati. Rispetto alla ricostruzione pubblica le criticità sono tantissime. Nel cratere non è ancora partita alcuna opera”.

Per Mario De Carolis, sindaco di Cascia, “serve una sorta di ‘Piano Marshall’ per la Valnerina, se no vanno via le famiglie perché mancano servizi fondamentali, quelli alla persona, quelli della scuola. Rischiamo di perdere i giovani e rimanere solo tra anziani. Bisogna rivedere tutti quei vincoli che stanno stoppando la ricostruzione. Ci vogliono deroghe giustificate dallo stato di emergenza, non stiamo parlando di sanatorie di abusi. Le procedure vanno snellite. L’azione deve essere forte e incisiva perché finora abbiamo avuto solo rallentamenti, invece bisogna correre”.

L’assessore al Comune di Spoleto Francesco Flavoni ha criticato il fatto che sia stato “preso a modello il sistema di ricostruzione dell’Emilia Romagna, troppo diverso dalla nostra situazione: qui ci sono vincoli idrogeologici, vincoli dettati dalle Belle Arti sul patrimonio artistico, verifiche di vulnerabilità sugli istituti scolastici che vengono imposte ma non finanziate. I bilanci sono vincolati, non possiamo spendere come dovremmo per creare adeguate condizioni di sicurezza. Servono deroghe che rendano tali situazioni applicabili nel nostro territorio”.

Marisa Angelini, sindaco di Monteleone, ha rappresentato le istanze degli allevatori e degli agricoltori della Valnerina ricordando che “le tettoie utilizzate per proteggere il bestiame potrebbero essere ancora molto utili, ma chi lo volesse fare sarebbe fuorilegge, si chiede perciò una norma affinché tali manufatti possano essere ancora usati”.

I professionisti

Per Roberto Baliani, coordinatore Rete professioni tecniche dell’Umbria, “è indispensabile la semplificazione delle procedure in cui si barcamenano geologi, agronomi, periti agrari, industriali, e serve anche un cambio di mentalità per andare oltre la paura di essere additati come corrotti, sennò nessuna legge sarà mai trasparente”.

Paolo Moressoni dell’ordine degli architetti ha sottolineato altri aspetti connessi all’attività dei professionisti: “siamo anche noi in stato di precarietà, soffriamo economicamente perché non riusciamo a rientrare nelle spese che abbiamo anticipato negli ultimi quattro anni. I professionisti stanno andando tutti nell’irregolarità. Per le imprese è stata attivata la surroga, le casse professionali hanno bisogno di un intervento legislativo, e di grande semplificazione burocratica. Stiamo scrivendo le stesse cose migliaia di volte per rispettare tutti i dettati normativi, prima sul portale della ricostruzione, poi nei modelli dei Comuni, e via replicando. Ci sono territori dove insistono piccoli condoni che finiscono per incagliare la maggioranza delle pratiche, che poi non possono essere avviate. Se non si stabilizza il quadro normativo non siamo in grado di quantificare gli interventi che necessitano di contributi pubblici. Il famoso decreto 123 sembra essere stato concepito più per le altre zone che per i nostri territori”.

Per il presidente regionale dell’Ordine dei geologi Filippo Guidobaldiserve un taglio netto con quanto fatto finora, se no non andiamo avanti. Bisogna condensare le attenzioni su due temi: serve più personale e leggi speciali. Stiamo facendo la ricostruzione coi precari e la Regione deve intervenire con fondi propri. Dal 2017 stiamo ripetendo le stesse cose a tutti i commissari che periodicamente vengono avvicendati, da Errani in poi, ma nessuno ha voluto capire. Servono leggi speciali perché i nostri territori sono particolari, soggetti a legislazione nazionale, regionale, specifica per i parchi e che tengano conto dei dissesti idrogeologici e delle peculiarità fisiche e naturali. Ad esempio non ha senso la Vas per un luogo come Castelluccio”.

Ha chiuso la prima parte delle audizioni Francesco Rotondi del Comitato Norcia per l’ambiente: “Abbiamo ricevuto una tantum un contributo di 38milioni, ma la Regione ne ha erogati 7. Noi piccoli imprenditori rischiamo di dover chiudere, le rimesse Inps hanno un peso enorme per chi non incassa niente. L’Inps vuole gli arretrati senza sconti. Ci auguriamo solo che i rimanenti 31milioni non tornino nelle casse dello Stato per inutilizzo. Questa sarebbe una vergogna”.

Durante la mattinata è intervenuto anche Stefano Nodessi Proietti, neo direttore Governo territorio, protezione civile della Regione Umbria. “Ho ricevuto l’incarico dalla presidente Tesei – ha ricordato -. Sull’incremento di personale e modifiche normative non ci farei troppo conto. Dobbiamo migliorare il migliorabile, facilitare i procedimenti, compiere piccoli passi, facilitare le istruttorie e sburocratizzare, anche acquisendo integrazioni nelle more dell’istruttoria. Darò una mano ai ragazzi che si sentono bloccati dalla paura di sbagliare sulle normative. In passato c’è stata la possibilità di regolarizzare le strutture, occorre rimettere mano alla legge 8, rendere le norme più facili e i pagamenti più veloci. Nel ’97 era così e tutto girava al meglio. Serve un approccio e una mentalità diversi, mettere il cittadino in condizione di rientrare in casa sua”.