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Riccardo Branchini, un anno esatto dalla scomparsa tra misteri e speranze

E’ trascorso un anno esatto da quella maledetta notte tra il 12 e il 13 ottobre 2024, quando Riccardo Branchini, oggi 20enne, è scomparso da Acqualagna (Pu) lasciandosi alle spalle soltanto indizi enigmatici e una famiglia che non ha mai smesso di cercarlo.

La notte tra il 12 e 13 ottobre 2024

Riccardo quella notte era rientrato a casa da Urbino, dove aveva trascorso la giornata con alcuni amici andando a donare il sangue e a cena fuori. Poco prima di mezzanotte aveva riconsegnato all’amico Davide un borsone, lo stesso che, giorni dopo, avrebbe rivelato due oggetti mai visti prima: un foglio con scritto “Buona vita” e una scatola di fiammiferi dal marchio inconsueto “Guitar”. Un addio? Un messaggio cifrato? Nessuno lo sa.

Alle 0.14 del 13 ottobre le telecamere riprendono il giovane mentre lascia la casa con l’auto della madre. Alle 2.30 circa, il custode della diga del Furlo sente un’auto arrivare e uno sportello sbattere. È proprio nei pressi dell’ingresso dell’invaso che verrà trovata la vettura con dentro i suoi effetti personali (vestiti, soldi e documenti), ma di Riccardo nessuna traccia. In mezzo, un “buco” di oltre due ore, dove il ragazzo prima di arrivare alla diga – come rivelato dal sistema satellitare dell’auto – sarebbe stato per circa 30 minuti fermo in un altro parcheggio situato poco lontano con il quadrante acceso (in attea di qualcuno?).

La lettera

I giorni passano. La famiglia, prima confusa poi disperata, chiede lo svuotamento della diga, ritenuto troppo pericoloso dalla Prefettura. Le ipotesi cominciano a moltiplicarsi: fuga? Gesto estremo? Rapimento? Intanto, in casa viene trovata una lettera. Il contenuto è tuttora secretato, ma una frase trapela: “…con o senza Riccardo”. È sua la calligrafia, conferma il cugino. Ma il significato resta sospeso, come tutto in questa storia.

Il fascicolo e la perlustrazione della diga

Il fascicolo aperto dalla Procura è per istigazione al suicidio, non allontanamento volontario. Il che lascia intendere che ci sia più di un sospetto.A dicembre, finalmente si perlustra la diga. Non svuotandola, ma scandagliandola con un sofisticato robot sottomarino e sonar ad alta precisione. Undici ore di ricerche che non danno esito. Di Riccardo, ancora una volta, nessuna traccia. Non è nell’invaso. È un risultato che, se da un lato non porta risposte, dall’altro alimenta speranze.

Numerose segnalazioni, zero certezze

Col passare del tempo arrivano le segnalazioni: Riccardo viene visto in un autostoppista con un giubbotto verde a Dolo (Ve), in un ragazzo praticamente identico a Mestre, in un altro ancora a Bologna. Ma tutte portano a vicoli ciechi. Alcune, come quella in Svizzera, sembrano invece verosimili: una donna, nel gennaio scorso, aveva riferito di aver dato un passaggio ad un giovane con occhiali, orecchino a croce e l’idea di andare in Irlanda (paese dov’era già stato con gli amici). Ma anche qui, poche certezze.

Peggio ancora gli sciacalli, che provano a lucrare sulla sofferenza: foto false realizzate con l’intelligenza artificiale, richieste di denaro, profili fake e urla agghiaccianti al telefono. La famiglia denuncia, ma resta ancora più ferita.

La forza di mamma Federica

Federica, la madre, vive nella stanza di Riccardo. Dorme nel suo letto, stringe i suoi cuscini e continua ogni giorno a condividere le foto del figlio su tutti i gruppi social italiani e stranieri. Intanto l’avvocato della famiglia, Elena Fabbri, continua a muoversi tra piste internazionali e indagini tecnologiche, anche se i movimenti fuori dai confini nazionali sono oltremodo “limitati”.

Cosa filtra dall’analisi di pc e telefono

Le analisi del cellulare e del pc del giovane – effettuate dalla Procura – avrebbero mostrato come nei giorni precedenti la scomparsa Riccardo avesse effettuato ricerche web su mezzi pubblici, lavori, hotel e alloggi in Italia e all’estero. Tutti indizi che potrebbero far pensare ad un piano di allontanamento.

Un anno dopo, dunque, il caso di Riccardo Branchini resta ancora un enigma. Non ci sono prove, corpi né certezze. Solo una lunga assenza piena di punti interrogativi. Qualcuno ha visto, qualcuno forse sa. Intanto, il tempo scorre. Ma la speranza, quella, resta. Anche oggi, 365 giorni dopo.