Sono trascorsi oltre 40 giorni dalla scomparsa di Riccardo Branchini, il 19enne di Acqualagna (Pu), svanito nel nulla dal 13 ottobre scorso. La famiglia da quella notte continua a vivere ore d’angoscia, tra ipotesi, segnalazioni e, addirittura, un’inchiesta aperta dalla Procura di Urbino per istigazione al suicidio e non per allontanamento volontario.
Al centro delle indagini è finita anche una lettera scritta da Riccardo, sequestrata e finita anch’essa nel fascicolo della Procura di Urbino, aperto ovviamente a carico di ignoti (al momento non c’è nessun indagato). La missiva – il cui contenuto è tuttora coperto da segreto istruttorio per l’indagine in corso – era stata consegnata ai carabinieri (senza essere letta) dopo essere stata trovata dal cugino (la madre in quel momento era in caserma) nella stanza del giovane durante un sopralluogo dei militari.
Da quanto emerge, nemmeno l’avvocato della famiglia Elena Fabbri è a conoscenza del contenuto, si conosce una sola frase di questo scritto di poco più di 10 righe – “con o senza Riccardo” – che sicuramente non fa che alimentare i dubbi, considerato anche il secondo messaggio – “Buona vita” – trovato in un foglio strappato nel borsone dell’amico Davide, riconsegnato a quest’ultimo proprio dal 19enne la sera della scomparsa. Si ipotizza che entrambi possano essere stati scritti nello stesso momento, prima della fuga: secondo quanto riportato dal cugino, infatti, la lettera sarebbe stata trovata sotto un altro foglio privato di un angolo (lo stesso angolo in cui sarebbe stato scritto l’enigmatico “Buona vita”).
“Se volevano una motivazione per riprendere le ricerche alla diga – ha commentato zia Laura – con questo ritrovamento ora ce l’hanno. Se lui sta lì (nel fondo dell’invaso, ndr) noi lo vogliamo riportare comunque a casa. Se sappiamo dov’è può essere una guarigione anche per noi. Riguardo la frase ‘con o senza Riccardo’ penso che una persona che scelga di fare un gesto estremo avrebbe scritto solo “senza” e non “con”. Le parole sono molto importanti e io ci vedo un segnale di apertura”.
Il caso è tornato ancora una volta a “Chi l’ha visto?”, che ha ripercorso tutte le fasi di quella maledetta notte: Riccardo, dopo la giornata trascorsa con gli amici ad Urbino, torna ad Acqualagna intorno alle 23.35 – “sono a casa” scrive alla mamma – e si chiude in camera pregando la nonna di non entrare. Poco dopo arriva l’amico Davide per riprendersi il famoso borsone che aveva lasciato lì il giorno prima (sarebbe stato proprio Riccardo a ricordarglielo). Il 19enne parte poi da casa con l’auto alle 0.14 – ripreso dalle telecamere di un’abitazione privata – e si dirige verso la diga del Furlo, dove verrà ritrovata solo la vettura con all’interno occhiali da sole, portafogli con documenti, jeans, bloc-notes, scarpe e cintura. Ma di Riccardo, nessuna traccia.
Quella notte c’era anche il guardiano, che avrebbe detto di aver sentito, alle 2.30 circa, l’arrivo di una macchina e il rumore di chiusura di uno sportello. Se fosse davvero così significa che tra le 0.14 e le 2.30 Riccardo potrebbe essere stato altrove. Emerge dunque un buco temporale di oltre 2 ore e un quarto che alimenta gli interrogativi. Anche perché la diga dista appena pochi km dalla casa del giovane e ciò vuol dire che, in quel lasso di tempo, il 19enne potrebbe essere stato ovunque e con chiunque prima di abbandonare l’auto nei pressi dell’invaso.
Novità importanti arrivano anche dai numerosi avvistamenti, giunti soprattutto dal Veneto. Testimoni riferiscono di aver visto un ragazzo somigliante a Riccardo a Mestre e Venezia in piazzale Roma ma, proprio ieri sera (20 novembre), dalla trasmissione di Rai 3, sono arrivati due aggiornamenti significativi: uno riguarda un 22enne di queste parti, un “sosia” di Riccardo praticamente identico al 19enne di Acqualagna (il confronto tra le foto – qui sotto – è incredibile), che coinvolto più volte in questa storia ha fatto sapere: “Mi dispiace solo che la famiglia abbia sperato fossi io o abbia avuto false speranze”.
L’altra importante novità, che porta qualche speranza in più, arriva invece da Dolo (sempre dal veneziano) dove un pilota di droni ha visto una persona che somiglierebbe a Riccardo fare autostop nei pressi di una rotonda allo svincolo dell’autostrada. I dettagli saltati all’occhio del segnalatore sono stati il giubbotto verde con cappuccio del ragazzo, i capelli fin sotto l’orecchio e un pizzetto molto pronunciato. E’ escluso che si tratti del “sosia” 22enne perché, come dichiarato da quest’ultimo, non possiede giubbotti verdi.
Per quanto riguarda lo svuotamento della diga del Furlo, richiesto più volte dai genitori ma negato dalla Prefettura per motivi di sicurezza (nonostante l’ex custode abbia dichiarato che il bacino, in passato, sarebbe stato svuotato almeno 20 volte), potrebbero arrivare a giorni altre novità. L’avvocato della famiglia Elena Fabbri si è infatti attivato per valutare soluzioni alternative al prosciugamento delle acque non autorizzato, come l’utilizzo di tecnologie avanzate a ultrasuoni. “Esistono macchinari capaci di analizzare i fondali senza svuotare l’invaso e ho trovato professionisti specializzati – ha dichiarato – Esplorare il fondo della diga significherebbe dare una certa serenità anche alla famiglia rispetto a questa situazione”.
A ribadirlo anche mamma Federica: “Vorrei che riprendessero i lavori alla diga perché vorrei essere sicura al 100% che mio figlio non sia laggiù. Da madre devo saperlo, è un dolore che non ci lascia pace“. A “Chi l’ha visto?” anche il padre Tommaso, in studio con l’avvocato Fabbri, ha lanciato l’ennesimo appello al figlio: “Se sta bene che ce lo faccia sapere. Lui è grande, può fare le sue scelte, ma tranquillizzi chi gli vuole bene”. L’Italia intera continua ad aspettare con il fiato sospeso, nella speranza che il mistero di Riccardo Branchini possa trovare presto una risposta.