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Riccardo Branchini, famiglia chiede di svuotare diga | Chiamate con urla e richieste di soldi, denunciati mitomani

Oggi (29 ottobre), in prefettura, sarà formalizzata la richiesta di svuotare la diga della Gola del Furlo, nei pressi della quale è stata ritrovata l’auto di Riccardo Branchini, il 19enne di Acqualagna, scomparso il 13 ottobre scorso.

L’annuncio è arrivato dall’avvocata Elena Fabbri, legale della famiglia, con la madre, Federica Pambianchi, che ha spiegato il perché di questa istanza. Nonostante i 10 giorni di ricerche approfondite in tutto l’invaso e nei dintorni, infatti, non sarebbero ancora state perlustrate tre grotte sommerse, mai avvicinate dai sommozzatori perché ritenute troppo pericolose a causa delle forti correnti, che peraltro avrebbero risucchiato pure un robot in esplorazione.

Lo svuotamento della diga – che potrebbe richiedere massimo due giorni -, di fatto, permetterebbe di esplorare queste cavità finora inaccessibili, per avere finalmente una risposta definitiva sul caso. Se non si dovesse trovare nulla, infatti, si avrebbe la certezza che Riccardo è scappato altrove.

“La risposta ce l’abbiamo lì nella diga”, ha dichiarato mamma Federica, che distrutta dal dolore ha rinnovato l’ennesimo appello al figlio alle telecamere di Vera Tv: “Se mio figlio mi dovesse sentire voglio che sappia che mi manca da morire, sto molto male senza di lui. Lui sa che io sono disposta a comprenderlo, parlarci e aiutarlo ad affrontare qualunque problema. Devo aiutarlo, starei male io. Non deve avere paura di tornare a casa, troverebbe solo tanto amore per lui. Lo stesso vale per il suo babbo, che lo sta cercando ovunque”.

Mitomani e chiamate anonime aggravano il dolore della famiglia

Da giorni, come se non bastasse, la famiglia di Riccardo è anche bersaglio di mitomani che, sfruttando l’appello pubblico diffuso dalla trasmissione “Chi l’ha Visto?”, hanno inondato i numeri messi a disposizione con chiamate anonime e messaggi inquietanti. L’avvocato Fabbri ha riferito di aver ricevuto telefonate con urla lancinanti, di persone che chiamano la parola “mamma”, chiedendo perfino soldi per informazioni, addirittura sostenendo di essere con Riccardo e di averlo ritrovato. A contorno di questo ci sono poi state una serie di chiamate mute, decine di persone che chiudono il telefono o fingono di aver sbagliato numero.

“A tutte queste persone esprimo tutto il mio sdegno per approfittarsi senza vergogna del dolore delle persone – ha dichiarato l’avvocato – Forse sono alla ricerca di emozioni ma voglio farle contente: avranno il brivido di essere tutte denunciate alle forze dell’ordine e alla competente Procura. Finora tutte le segnalazioni pervenute, da ogni parte d’Italia, si sono rivelate inattendibili.