Restrizioni Covid e disegno di legge (ddl) sulla tutela animali in discussione in Commissione Giustizia al Senato, le associazioni dei cacciatori lanciano l’allarme: vogliono chiudere la caccia. In particolare, tra le fila della maggioranza, le associazioni venatoria puntano l’indice contro il Movimento 5 stelle, che pare “ideologicamente” schierato a maggioranza su posizioni ambientaliste più estremiste.
“Stanno predisponendo il patibolo per i cittadini cacciatori” accusa il presidente nazionale della Libera Caccia, Paolo Sparvoli. Che lamenta il “silenzio assordante di tantissimi politici – non tutti, per fortuna – che almeno a parole, si dicono vicini al nostro mondo”. Non tenendo in considerazione – ricorda – che i cacciatori sono periodicamente controllati, che svolgono una funzione sociale, attività di monitoraggio ambientale e contro gli incendi boschivi.
E poi le limitazioni, definite “immotivate”, alla caccia dopo l’ultimo Dpcm anti Covid. Con lo stop totale nelle zone rosse e il divieto di varcare i confini comunali in quelle arancioni, pur con diverse interpretazioni da parte di alcune Regioni e per alcuni tipi di caccia, come quella al cinghiale.
Caccia in zona arancione,
incertezza sugli spostamenti
Restrizioni che non riguardano altre attività, come lamenta anche il presidente nazionale di Federcaccia, Massimo Buconi. Che parla di divieti “incomprensibili e discriminatori”, rispetto a quanto consentito per altre attività.
“Siamo convinti che tutte le forme di caccia, nel rispetto delle norme anti Covid, siano compatibili al pari di altre attività” afferma Buconi. Che parla di “scelta politica”. E “ideologica”, ancora una volta.
Pesca sì, caccia no: limiti e divieti
per le zone rosse e arancioni
Come nella “battaglia” che si sta svolgendo in queste ore in Commissione Giustizia in Senato sul disegno di legge per la tutela degli animali animali. “Inverosimile al panorama giuridico italiano” secondo Buconi. Una proposta intrisa “di odio anticaccia”, secondo Sparvoli.
Il testo del disegno di legge andrebbe ad impattare fortemente sull’attività venatoria. Con diverse norme. Come quella che prevede il forte aumento delle sanzioni (amministrative e penali) previste in materia di maltrattamento animale. Con l’inasprimento delle già severe norme che regolano l’uso dei collari, introducendo il divieto di metterli in vendita e con l’obbligo di riconsegnare quelli già detenuti. Mentre non è passata la proposta di vietare anche l’uso del campanello, da qualcuno considerato un maltrattamento per i cani costretti a indossarlo.
Norme, queste, su cui i cacciatori sono pronti a mediare. Anche perché, salvo situazioni di abuso – spiegano le associazioni venatorie – il cane è il compagno dell’uomo cacciatore.
Ma il rischio vero per la caccia è contenuto alla fine del testo del disegno di legge, dove è prevista l’abrogazione dell’art. 842: “Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso [artt. 841, 1064 c.c.] nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno [art. 923 c.c.]”.
“In altre parole, abrogando l’art. 842 – accusa Sparvoli – si sancisce la fine della caccia. Di quella caccia popolare, non legata alla proprietà terriera, e libera dagli inevitabili balzelli che verrebbero imposti da ogni proprietario anche di terreni assolutamente incolti e improduttivi”.
Per questo si fa appello ai politici nelle Istituzioni perché portino anche le istanze dei cacciatori. E soprattutto a tutta la categoria dei cacciatori, perché sia unita e mobilitata contro quella che viene considerato un attacco ispirato dall’ideologia anticaccia.