Requiem4Mariposas, la fotografia della violenza sulle donne - Tuttoggi.info

Requiem4Mariposas, la fotografia della violenza sulle donne

Alessia Chiriatti

Requiem4Mariposas, la fotografia della violenza sulle donne

I colori delle farfalle per le sorelle Mirabal / La testimonianza da Perugia con Gugliotta e Marini / Delitti in aumento in Umbria
Mar, 25/11/2014 - 21:01

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La forza della musica, per consentire un dialogo contemporaneo, più forte di qualunque dialettica e linguaggio. E la pronuncia, sottovoce, di nomi di donne uccise, con la speranza di non dover più pronunciarne altri. Mai più. Accade oggi, durante la giornata per l’eliminazione delle violenza contro le donne. Accade nella sala conferenze del Cerp, all’interno della Rocca Paolina di Perugia, dove l’Associazione Paola Decini, nata a Roma nel 2013 per sostenere la Fondazione omonima, per volontà di amici, parenti e collaboratori di Paola, con lo scopo di promuovere e sostenere politiche e progetti rivolti a donne, soggetti svantaggiati e fragili, ha presentato il suo progetto, un nodo di una rete in grado di raccogliere le istanze e di individuare soluzioni da condividere e realizzare. Si chiama Requiem4Mariposas, ed è il titolo dell’opera d’arte sociale in progress, intermediale e itinerante composta da Daví Lamastra (artista visionario, eclettico e compositore che vanta tra le sue collaborazioni anche i nomi di Jacques Derrida, Tonino Guerra, Ravi Shankar, Luciano Berio e John Cage) in memoria di Minerva Patria e Maria Teresa Mirabal, brutalmente assassinate il 25 novembre 1960, e divenute il simbolo internazionale della battaglia per l’eliminazione della violenza contro le donne. E’ il loro nome in codice, “las mariposas”, a divenire l’emblema della battaglia contro la violenza alle donne, e, in questa occasione, il titolo del requiem. La sua natura è quella del work in progress, basato sulla logica di una elencazione non conclusa. La forma aperta si articola, strutturandosi in divenire, nell’architettura di un polittico intermediale costituito da 25 pannelli. “Firmaemento”, il primo del polittico, verrà realizzato in Umbria tra il 25 novembre 2014 e il 25 novembre 2015. Le sue fondamenta sono il nome e l’età delle vittime che diventano elementi compositivi dal punto di vista sonoro, musicale, cromatico e visuale.

Il Requiem – “Affrontare la stesura di un requiem può essere rischioso”, afferma lo stesso artista. Eppure diviene un modo chiaro, in grado di scalfire nella memoria come nella coscienza di tutti, il “no” e la resistenza all’oblio sulle donne che muoiono di morte violenta, per la mano di mariti, compagni, aguzzini, o di chi dovrebbe difendere i loro stessi diritti. La data del 25 novembre non capita a caso, scelta infatti dalle Nazioni Unite nel 1999 per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’atroce fenomeno, in ricordo dell’assassinio delle tre sorelle Mirabal, nella Repubblica Dominicana, oppostesi al temibile quanto brutale regime di Trujillo. La composizione dell’opera diviene un lavoro tristemente memorabile, arduo, anche a causa della carenza di fonti, tra pochi film e libri, che facciano rivivere la memoria delle sorelle. Le sorelle Mirabal diventano utili, nel loro ultimo gesto sacrificale, della “tempesta devastante” della Shoa femminile.

Il polittico – Appassionato di stili impossibili, Lamastra ha dunque voluto costruire una lista di nomi per un memoriale delle donne morte in maniera violenta. Nasce così il polittico, formato da 25 pannelli. 25, come la giornata in cui morirono le sorelle. Dalla forma quadrata, tanto da prestarsi alle geometrie artistiche. I primi tre pannelli sono inoltre dedicati proprio alle sorelle Mirabal, ognuno composti da 625 firme. Firme che segneranno l’appello e diverrano gli elementi narrativi. Ogni persona che vi aderirà fornirà un suo pixel, per sussurrare e dire, non più sottovoce, il proprio “basta” alla violenza, su un tappeto sonoro. Un’opera che sarà al fianco anche di decine di migliaia di donne che non avranno mai un nome, uccise in luoghi del mondo dove vengono commesse delle atrocità inenarrabili su innocenti spersonificate dalle violenze e dagli omicidi. Con quella stessa utopia di Aldo Capitini, che rende l’Umbria il luogo più indicato per far debuttare l’opera, a Perugia, a partire da oggi, si cominciano a raccogliere le firme multimediali in cui la popolazione ha a disposizione qualche secondo di tempo per entrare a far parte di un’opera d’arte contemporanea e testimoniare una scelta di rifiuto integrale della violenza. Viene così chiesto ai sindaci dei comuni umbri di essere i primi cittadini-firmatari, per innescare un processo di accumulazione, nella speranza di raccogliere, registrare e mettere in scena le facce di tutti i cittadini dell’Umbria.

Dall’Umbria e dal mondo – “Picchiate in casa, molestate in strada, vittime di bullismo sul web. Questa pandemia di violenza può essere fermata ma non possiamo farlo da soli. Ci servono alleati per creare consapevolezza e a promuovere una cultura di ‘tolleranza zero’“, ha detto la direttrice di UN Women Phumzile Mlambo-Ngcuka, lanciando un messaggio al mondo intero, in grado magari di raggiungere ogni angolo, anche il più nascosto, del globo. In Umbria i dati erano già allarmanti: secondo quanto affermato dal rapporto Eures, nel cuore verde d’Italia nel 2013 i casi sono cresciuti da 3 a 6. Non a caso, parole dal respiro internazionale, tornano a essere attuali e contingenti nel nostro locale.

Le parole delle istitutzioni – A fornire un quadro ulteriore della situazione, anche in Umbria, è stato il questore Carmelo Gugliotta durante il dibattito tenutosi proprio in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e durante il quale è stato distribuito un vademecum anti stalking della polizia che contiene indicazioni utili a difendersi dagli atti persecutori.
L’ammonimento – ha spiegato Gugliotta – è un atto amministrativo che può essere dato dal questore anche d’ufficio (lo abbiamo già fatto per otto volte), permettendo di non coinvolgere chi è vittima delle violenze. Rappresenta una risposta immediata e abbiamo verificato come chi lo riceve evita poi di reiterare gli stessi comportamenti. In più non essendo un provvedimento penale evita di ingolfare il sistema giudiziario“.
Il dibattito della Questura di Perugia è stato organizzato nell’ambito della attività di aggiornamento professionale dei poliziotti della provincia. A introdurre i lavori è stato il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, Giovanni Rossi. Intervenuti anche gli avvocati Paola Pasinato ed Elena Bistocchi del Centro antiviolenza “Catia Doriana Bellini” di Perugia e la psicologa-psicoterapeuta Lucia Magionami dell’Associazione ” Margot”.

Anche la Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, ha voluto esprimere il suo pensiero: “Il mio pensiero oggi non può che andare, prima di tutto, alle tante, troppe donne vittime di atti di violenza, abuso e sopraffazione. A loro va tutta la mia solidarietà, con l’impegno a continuare, per quel che mi riguarda, a mettere in atto ogni azione possibile affinchè cessi la violenza sulle donne. Ho ancora forte in me il sentimento di dolore per l’uccisione di Laura Livi a Terni, qualche settimana fa – afferma ancora la presidente -. Ho detto allora, e lo ripeto oggi, che Laura, come migliaia e migliaia di altre donne, ha subito la rabbia, la violenza fino alla morte, dalla mano di un uomo, marito e compagno, che avrebbe dovuto rispettarla, proteggerla, sostenerla nel compito di madre. Laura è stata uccisa soltanto perchè donna“. La presidente Marini ha quindi rinnovato l’auspicio che nelle prossime settimane il Consiglio regionale dell’Umbria possa approvare il disegno di legge per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini “che ci permetterà – ha affermato Marini – anche di tutelare e difendere le donne vittime di violenza, ma soprattutto continuare a mettere in campo la rete dei servizi necessaria a produrre quei cambiamenti culturali e sociali indispensabili per costruire il rispetto di genere e di tutte le donne“. In questa occasione, la presidente Marini ha voluto anche ricordare le diverse iniziative che la Regione Umbria ha messo in campo per contrastare la violenza sulle donne, promuovendo la costituzione di due Centri antiviolenza, definendo inoltre “molto importante quanto finora è stato fatto dal Centro regionale per le pari opportunità regionale, che ha sostenuto e sostiene tantissime donne in difficoltà“. “Si tratta ora di mettere in rete questa esperienza e di definire servizi nuovi, in grado di accogliere e di accompagnare le donne vittime di violenza e i loro bambini minori – ha concluso Marini – in un percorso di ricostruzione della propria vita ed autonomia“.

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