«Non si rendono evidenti elementi epidemiologici direttamente correlabili ad una esposizione della popolazione agli inquinanti prodotti dall’attività della ex centrale di Pietrafitta o alla presenza di ceneri». Cinque pagine di relazione del Dipartimento di prevenzione della Usl Umbria1 recapitata nelle scorse ore all’Arpa, agli altri organi sanitari e al Comune di Piegaro (che ne ha fatto richiesta) è riportata anche questa frase per descrivere la situazione epidemiologica in Valnestore. E nelle scorse ore, nello studio dell’avvocato Valter Biscotti si è tenuta una conferenza stampa per esprimere dubbi proprio su quel documento.
Un “rapportino di 5 o sei paginette che non ritengo attendibile” – dice Biscotti – e che dovrebbe essere realizzato da un’autorità terza, anche di fuori regione secondo “l’avvocato dei malati”. A Piegaro – secondo il rapporto – sopra la media regionale per incidenza ci sono il tumore della prostata negli uomini (45 casi dal 2002 al 2011) e i tumori del sangue nelle donne (19 casi dal 2002 al 2011). Per quanto riguarda la mortalità (numero di decessi dovuti a quella patologia) si rilevano dati più alti rispetto alla media regionale per il tumore maligno delle vie biliari negli uomini (3 casi dal 2005 al 2014) e il tumore del cervello nelle donne (5 casi dal 2005 al 2014).
Patologie che però – è spiegato – non sarebbero quelle che sarebbero maggiormente associati all’inquinamento da centrali termoelettriche. Insomma, il rapporto dice che un’incidenza per alcune patologie tumorali più alta della media regionale esiste, ma non per tumori direttamente collegabili all’attività della ex centrale.
Anche per questi dati contenuti nel documento Usl, il legale di gran parte degli iscritti al comitato Soltanto la salute ha risposto che “Siamo rimasti molto sorpresi dall’esistenza di questo rapporto da cui apprendiamo che le cose a Piegaro vanno bene. Che il numero di morti è lo stesso che c’è a Città di Castello e che la centrale non è responsabile dei malati e dei morti. Una risposta che come valore scientifico e professionale è prossima allo zero. In questa indagine una conclusione diversa sarebbe stata un’ammissione di colpa da parte di Usl. Noi abbiamo raccolto 200 casi, il report ne ha poche decine. Qualcosa non torna secondo Biscotti. Suona anomala la tempistica di questa cosa. Non dubito che siano in atto delle manovre per dire che qui va tutto bene e che l’inchiesta non serva a niente. Questo tentativo mi inorridisce. Ho il sospetto che ci sia un tentativo di affossare il fatto e l’inchiesta”.