Categorie: Cronaca Umbria | Italia | Mondo

Droga e dipendenze in Umbria | Alto il consumo cocaina e “binge drinking”

Non solo ordine pubblico, ma anche salute. Perché solo con la prevenzione, l’informazione e le cure il consumo di droga potrà subire un arresto. Nasce anche con questi presupposti il lavoro svolto nel biennio 2014-2015, condotto, tra le altre istituzioni perugine, anche da Prefettura, Comune, Provincia, Regione, forze dell’ordine, Università, con l’obiettivo di portare avanti il piano di attività previsto dal Protocollo d’Intesa in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni collegati alle dipendenze da sostanze psicoattive, siglato a novembre 2013. Ieri mattina, nella sala dell’assemblea provinciale a Perugia, la presentazione del lavoro: presenti anche il Prefetto del capoluogo umbro, Raffaele Cannizzaro, il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, Roberto Segatori, per l’Unipg, Francesco Stoppa, per Geniu-Loci Pordenone, Fabrizio Ricci, giornalista e autore del dossier “La droga in Umbria” scritto con l’associazione Libera.

Dall’ultimo report sulle dipendenze in Umbria, pubblicato nel 2014, a cura della Regione Umbria e dell’Azienda USL Umbria 2, emergono poi tanti dati rilevanti: la maggior parte di questi riflettono i dati rilevati a livello nazionale, come l’uso di cannabinoidi (9,9%, pari a 56mila gli umbri che ne fanno uso), di oppiacei (0,9% in Umbria, 0,8% in Italia),

E’ superiore a quanto rilevato a livello nazionale, invece, l’uso di cocaina nella popolazione tra i 15 e i 64 anni: in Umbria il dato è più del doppio di quello italiano, con il 2,4% rispetto all’1% della media nazionale. Stessa immagine si ottiene se si guarda alla popolazione studentesca (5,3% in Umbria e 4,1% in Italia). Preoccupa poi il fenomeno dell’uso di alcolici nel fine settimana, in particolare tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni. Tra loro è il cosiddetto “binge drinking“, ossia il bere fino a ubriacarsi, fino a 5 o più unità alcoliche in una singola occasione, è molto diffuso: in base ai dati forniti dall’ESPAD, in Umbria il dato è del 39,4% per i maschi (41,3 in Italia) e del 30% per le ragazze (28,1% in Italia). Calano, fortunatamente, le morti per overdose (-22% nella provincia di Perugia e -25% in quella di Terni).

Non c’è tuttavia solo la droga da considerare come dipendenza: c’è il gioco d’azzardo (le persone in Umbria con un profilo problematico nella fascia tra i 15 e i 64 anni  sono il 5,6% della popolazione); c’è il tabagismo (31% nel cuore verde d’Italia);

Il protocollo presentato ieri mattina, in continuità con il “Patto per Perugia Sicura“, si è posto l’obiettivo di coniugare gli interventi a tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico con azioni di prevenzione sociale, traducendo in azioni ed impegni condivisi l’esigenza di una maggiore unitarietà e coerenza delle strategie di contenimento della diffusione del consumo di sostanze psicoattive e dei suoi effetti sulla comunità, sul piano sociale, culturale ed economico. La giornata di ieri è stato anche un momento conclusivo per la formazione, e per proporre un bilancio dell’esperienza realizzata.

Nel progetto, particolare è naturalmente l’attenzione nei confronti dei giovani, che a loro volta sembrano dimostrare forte interesse sul tema. “La prevenzione – ha detto Roberto Bertini, intervenuto al posto del presidente della Provincia di Perugia, Nando Mismetti – deve essere necessariamente estesa anche all’interno delle scuole superiori”. Presentato, ieri mattina in anteprima, anche il webdoc intitolato “Dritto negli occhi” realizzato dall’associazione Luoghi Comuni. Un racconto multimediale della rete per narrare le dipendenze in Umbria, di cui al momento è disponibile solo il trailer, ma che uscirà a breve nella sua interezza.

L’Umbria e Perugia qualche anno fa si sono trovate non del tutto attrezzate di fronte all’emergenza della droga, ha detto il sindaco del capoluogo umbro, Andrea Romizi. “Superata una prima fase di stordimento, siamo riusciti a far fronte all’emergenza, grazie all’intuizione di fare sistema. Nel tempo ci si è aggiornati, poiché combattere il fenomeno non può essere immaginato come un cammino statico. C’è adesso la volontà di allargare questo cammino anche ad altre realtà e al terzo settore. Non bisogna abbassare la guardia, perché stiamo dando delle buone medicine, ma il corpo resta fragile. Per questo è necessario coinvolgere i cittadini, anche seguendo quanto stanno facendo gli assessori del Comune di Perugia impegnati sul sociale, Diego Dramane Wagué ed Edi Cicchi”. Il prefetto Cannizzaro ha poi presentato il documento programmatico, frutto di una rete già estesa, che ora verrà allargata grazie al coinvolgimento con altri partner del mondo dell’associazionismo e delle istituzioni.

©Riproduzione riservata