Il Centro Congressi Capitini ha atteso l’arrivo del premier Matteo Renzi con il suo pubblico di giovani e meno giovani nel pomeriggio di oggi, 29 settembre: in platea si distinguevano facilmente i volti noti della politica umbra, e non solo del Partito Democratico. Tra le prime file, prima dell’arrivo del presidente del Consiglio, nell’attesa scandita dalle ultime hit musicali di ordinanza trasmesse a tutto volume, c’erano anche i consiglieri regionali Carla Casciari, Eros Brega, Andrea Smacchi, Marco Vinicio Guasticchi, Silvano Rometti (Sr), la senatrice Valeria Cardinali, la deputata Anna Ascani, il parlamentare Giampiero Giulietti, l’imprenditore Brunello Cucinelli, l’ex sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, l’ex commissario Adisu, Maurizio Oliviero, i consiglieri comunali Tommaso Bori, Sarah Bistocchi, Emanuela Mori e Leonardo Miccioni, i giovani di Udu-Sinistra Universitaria.
Renzi arriva a Perugia nel pomeriggio direttamente da Padova in elicottero. Prima del suo discorso al Capitini, è stato in visita a Villa Umbra, accolto dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e dal segretario del Pd umbro, Giacomo Leonelli, per un appuntamento con alcuni sindaci. Poi allo stabilimento della Perugina a San Sisto, dove ha incontrato il management dell’azienda. “Complimenti per questa storia di successo e in bocca al lupo per i progetti futuri di sviluppo all’estero. Noi sul made in Italy abbiamo messo molte risorse; la sfida ora è saper raccontare bene all’estero il nostro Paese e un marchio come Perugina può certamente avere spazio e margini di crescita internazionale”, ha dichiarato il Primo Ministro Matteo Renzi durante la visita a San Sisto.
Al suo arrivo al Capitini, si scusa per il ritardo. “Sono stato a visitare alcuni luoghi della vostra terra. Questo è un luogo che avevo già visitato. ‘Perché fai questi giri, per dare la carica?’, mi chiedono in tanti. Quando si va a Perugia si va a prendere la carica”, ribatte. Fuori dal Capitini, un piccolo gruppo di contestatori ha atteso il premier, con alcuni striscioni con su scritto l’appellativo di “pinocchio“. Presenti tra i manifestanti anche alcuni esponenti del partito della Lega Nord. Tra gli altri c’erano il senatore Lega Nord Stefano Candiani, i consiglieri regionali Emanuele Fiorini e Valerio Mancini, i referenti del “Basta Renzi”, Virginio Caparvi e Luca Briziarelli, oltre al consigliere comunale di Città di Castello, Riccardo Marchetti. “Si può fuggire dalle contestazioni ma non dalle proprie responsabilità. Renzi non ci scappa“, hanno detto.
L’Umbria e l’economia – “Parleremo oggi solo di referendum, nonostante ci siano tanti temi su cui discutere. Sono stato alla Perugina, che credo sia molto importante come realtà per via del suo nuovo piano. Mi ha colpito il fatto che sotto la scritta Perugina ci sia il brand ‘Perugia’. E’ il segno di una visione territoriale, del fatto che dobbiamo divenire punto di riferimento per l’economia all’estero”. Parla poi della crisi economica che ha colpito l’Italia negli ultimi anni: “9500 posti di lavoro persi, investimenti passati da 40 miliardi a 20 miliardi. Il nostro paese sembrava impaurito. Ma dobbiamo metterci il cuore. Il nostro paese riesce a dare e fare qualità, declinandola attraverso gli investimenti sul territorio, mettendo i lavoratori nelle migliori condizioni occupazionali”. Il suo sguardo è anche rivolto all’Umbria, che questa sera lo ospita applaudendolo, “composta – dice – per il 65% da piccolo comuni“: così saluta il suo amico Brunello Cucinelli, seduto in prima fila, “che nelle sue pubblicità mette in primo piano i filosofi”, chiosa il premier.
Prima di passare alla questione referendum Renzi parla di migranti e di Europa. “Il nostro futuro deve essere più gentile. Siamo circondati nel mondo da persone che pensano solo all’economia, ai parametri e ai big data. Ma dobbiamo metterci il cuore, il sentimento. Pensate alla questione dei migranti: è vero che vanno bloccate le partenze, perché se continuano a partire queste persone rischiano di morire. C’è una ragione nell’”aiutiamoli a casa loro. L’Europa non può pensare di lasciarci da soli nell’emergenza. Ma in Europa andiamo a discutere anche di altro. Ho chiesto anche agli amici della Coldiretti di darci una mano. Perché quando si va in Europa, si deve pensare che gli altri paesi ci vanno con l’orgoglio di portare i propri valori nazionali. Noi invece abbiamo dato l’immagine di essere un paese diviso. Ora dobbiamo farci valere in Europa parlando anche di economia e di immigrazione, difendendo il nostro territorio, ricordando che la storia dell’Europa è la più bella del mondo”.
Ancora brucia la ferita del terremoto, e Renzi lo ricorda. “In Umbria sapete cosa significa attraversare un dramma come il terremoto. Norcia non se la passa bene a causa dei danni riportati, ma grazie al lavoro della Protezione Civile, delle istituzioni, dei vigili del fuoco e degli altri la cittadina ha retto”. Torna così sul progetto di Renzo Piano, denominato ‘Casa Italia’: “sarà un piano pluriennale, che deve avere tre gambe: puntare all’antisismico, gettare le linee guida per il futuro del nostro paese grazie a cantieri leggeri, a fare dell’Italia il paese leader per macchinari e innovazione; la terza gamba è l’università con la ricerca. Abbiamo chiamato il project manager del Politecnico di Milano per lavorare con noi proprio in questa visione. E sulla sicurezza dei nostri figli non facciamo un passo indietro: non è pensabile che un cittadino, in nome della stabilità tecnocratica, si debba preoccupare dei tetti delle scuole dove un genitore manda a scuola i suoi figli”.
La politica estera e l’Italia – “Stiamo cambiando l’Italia. Saremo a Washington il 18 ottobre, per l’ultima cena della presidenza statunitense di Obama: il presidente ha detto che la cena sarà in onore del bel paese che è l’Italia. Questo vuol dire che dobbiamo continuare a crederci”. Nel suo discorso c’è anche Berlusconi, gli auguri per il suo compleanno e una battuta nei suoi confronti: “oggi è anche il compleanno della Cgil, non credo che Berlusconi lo sappia”. Scherza anche su Firenze, sulla battaglia tra guelfi e ghibellini. “Non che voi perugini siate stati più tranquilli nella storia”, dice.
Parola al referendum – Una riforma complessa, quella che questa sera Renzi ha provato a spiegare tra battute, applausi e alcuni cori di dissenso all’interno del Capitini. L’iter della riforma è durato due anni e mezzo, con 84 milioni di emendamenti e numerose modifiche. Ma Renzi rivendica la differenza con chi “per 30 anni ha provato a cambiare la Costituzione. Noi invece ce l’abbiamo fatta”.
Poltrone e costituzione – “Non è un referendum banale. Ha delle conseguenze sia il ‘sì’ sia il ‘no’. Vi propongo di condividere questa battaglia referendaria con un sorriso. Le precedenti riforme di D’Alema del ’98 e di Berlusconi del 2005 avevano dato reali maggiori poteri al premier, concedendo a quest’ultimo addirittura la possibilità di sciogliere le Camere. Nel nostro caso non c’è alcun riferimento ai poteri del premier. E per quanto riguarda i numeri dei parlamentari, non è vero che vogliamo depauperare la democrazia. Noi vogliamo togliere le poltrone. Ci avviciniamo alla Costituzione consapevoli che è stata scritta da dei giganti. Diciamo grazie al passato. Ma diciamolo anche da padri: il mondo viaggia troppo in fretta, velocemente. Tutto cambia, e voglio che l’Italia sia protagonista. Non posso pensare di restare in un mondo fatto di nostalgia. Questo paese non ci è stato dato in eredità, ma in prestito dai nostri figli”.
I punti del referendum – Renzi riassume in cinque punti la riforma referendaria che gli italiani andranno a votare il prossimo 4 dicembre: il superamento del bicameralismo paritario, con la sola Camera che può porre la fiducia. Secondo punto è la riduzione del numero dei parlamentari, ribattezzato come il tema ‘demagogico’ della riforma: “che ci siano troppi parlamentari è innegabile. Abbiamo troppi parlamentari, che non garantiscono la democrazia. Perché la democrazia si fa se funziona la macchina dello Stato”. Si passa poi al contenimento delle spese della politica: “è molto facile andare in tv o fare le campagne elettorali. Poi però quando si va a governare non si è più nel fantastico mondo del blog”. Nel suo cartuccere, Matteo Renzi ha diverse battute proprio per i 5 Stelle: “non si faranno le Olimpiadi perché abbiamo paura del malaffare. Se sei sindaco e hai paura della corruzione, non blocchi le opere pubblichi, ma fai in modo che si indaghi su chi vive del malaffare”. E ancora la soppressione del CNEL, e la revisione del Titolo V, “che aveva messo nelle mani delle Regioni tanti poteri, attraverso le competenze concorrenti, creando tanti. A corollario nella riforma c’è l’aumento del numero delle firme per l’indizione di un referendum e la questione del quorum. Si danno degli strumenti ai cittadini per partecipare di più”.
L’appello a chi è per il ‘no’ – Lancia anche una stoccata al giornalista Marco Travaglio, protagonista con il premier alcune sere fa di un colorito dibattito televisivo: la lancia riferendosi ad alcune voci che dal pubblico hanno dissentito con le sue parole: “sarò felice di rispondere anche a voi. Ho sostenuto un confronto con Travaglio, credo siate più educati di lui”. E poi alcune parole per D’Alema: “se il presidente D’Alema avesse impiegato tanto tempo a combattere il centro-destra come ha combattuto i suoi compagni di partito, adesso avremmo un’Italia diversa”.
Un referendum che “si deciderà anche con i numeri della destra. Il ‘no’ dei leghisti io lo capisco, ma loro sono dei “globetrotter dei rimborsi. Dall’altra parte del campo, si dice che è un tentativo di prendere il potere, quasi che fossimo di fronte ad una deriva autoritaria. Ma noi dobbiamo rispondere con il sorriso, casa per casa. Dicendo che questo referendum non è per Renzi, ma è per i nostri figli”.
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