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Renzi a Perugia / “dopo la tassa Tuc, avremo Ritz e Mulino Bianco? M5S ha fallito. Votare l'8 dicembre per tornare a crederci” – FOTO

Alessia Chiriatti

Posti in piedi per l’arrivo a Perugia del sindaco di Firenze e candidato alle prossime primarie del Partito Democratico Matteo Renzi: l’auditorium del centro Capitini di Madonna Alta non è bastato a contenere i simpatizzanti e i curiosi che hanno sfidato il maltempo e qualche centimetro di neve. Tra le autorità e i volti noti presenti anche il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, il Presidente della Provincia di Perugia Guasticchi, Giacomo Leonelli, Brunello Cucinelli, l’assessore Bracco e Dante Andrea Rossi, segretario provinciale del Pd di Perugia.
L’arrivo in ritardo non ha però scoraggiato chi ha accolto Renzi tra gli applausi che hanno solo parzialmente interrotto la musica in diffusione durante l’attesa. “Eravamo a Roma e abbiam beccato la nevicata, ma non come quella di Alemanno”. Così ha esordito il sindaco di Firenze salutando la platea. “Perugia è un luogo consueto ormai per me, dato che è la quarta volta che vengo qui in questo auditorium”. Tra battute caratterizzate dal tipico umorismo fiorentino, e un linguaggio più politico ma pur sempre diretto, tanto da citare anche Cetto Laqualunque, il sindaco fiorentino ha saputo tenere sveglia l’attenzione del suo auditorio, con filmati e domande al pubblico che hanno incorniciato la presentazione del suo programma elettorale.
A cosa serve il voto dell’8 dicembre? – “Recarsi alle urne alle primarie – ha detto Renzi – significa tentare di uscire da una situazione in cui sembra che nessuno riesca a fare niente. Facendo un esempio calcistico, quando c’erano i due punti, se una squadra nel campionato su trenta partite faceva trenta pareggi, con trenta punti si salvava. Ora le partite bisogne vincerle, perché nel mondo globalizzato c’è bisogno di un’Italia che vinca, sappia rischiare e cogliere le sfide. Invece siamo pieni di una politica che punta allo 0-0. E l’impressione è che tutti siano uguali, che le cose non le cambi più nessuno. Pensavamo che il centro sinistra ce l’avrebbe fatta. E invece non si è raggiunto il risultato sperato, mentre chi ha votato Grillo ha votato per chi voleva cambiare, ma il M5S non ce l’ha fatta. Votare l’8 dicembre servirà per dire che la politica è una cosa seria, che non ci rassegniamo. Chi vota l’8 dicembre non vota per Matteo Renzi, ma per un’idea comune”.
Le riforme – “Voglio mandare in minoranza i Simpson, perché anche loro descrivono il Parlamento italiano come il luogo della corruzione”. Un messaggio ispirato dal famoso cartone animato, che è servito a Renzi per affermare che “chi è al governo è da 20 anni che dice sempre le stesse cose. La riforma sulla legge elettorale sta diventando una barzelletta. Di solito dovrebbe esserci qualcuno che perde, qui invece vincono tutti. E invece sono quindici, venti anni che la politica ha rinunciato al suo compito per dare spazio ai tecnici”.
La politica di oggi – L’accenno a quanto accaduto a Roma, tra le intercettazioni alla Cancellieri e il voto di fiducia al governo Letta che ora resta incerto con la “neo” Forza Italia, ha fatto da apripista al discorso sui costi della politica, “che possono realmente essere dimezzati, ad esempio con una riforma del Senato”.
E sul lavoro: “il mondo del lavoro non ci vota più perché abbiamo smesso di occuparci di lavoro. Si devono semplificare le regole, dando le garanzie a chi non ne ha. Quello che accade non solo ai giovani disoccupati, ma anche a chi perde la propria occupazione è qualcosa di drammatico. Mi colpisce guardare gli indici ottimisti che ci vedono in ripresa per il prossimo 2014. Abbiamo un sistema fiscale che cambia ogni giorno. La tassa sui rifiuti ieri si chiamava Tuc, a breve forse Ritz, o Mulino Bianco. Il problema non è l’articolo 18, ma più di 2.000 articoli inclusi nella legislazione”.
Il cambiamento – “Si dice che tanto la colpa è sempre dell’Europa, che ha smesso di essere un luogo di sfida. Per i nostri nonni era un luogo di pace. Poi sono arrivati i tecnici, che hanno portato la politica dentro, e un’intera generazione ha costruito l’Europa, partendo dalla CECA, dalle cose concrete. La seconda generazione riunisce la destra e la sinistra per un destino comune. Poi la politica si addormenta, e l’Europa diventa un grande alibi, un luogo di malcontento. I debiti non vanno estinti per la Merkel, ma per i propri figli. Io sogno, per chi verrà dopo di noi, gli stati uniti d’Europa”.
Inevitabile un accenno alla crisi, che per Renzi, non è solo di quattrini, ma anche educativa. “Gli italiani hanno paura”. Con il triste esempio delle “baby squillo” romane ed un video di Anna Magnani, Renzi ha poi concluso il suo discorso, puntando sulla necessità di rinsaldare i valori educativi.
L’appello – “Possiamo vincere se siamo capaci di far battere il cuore. Invito tutti a mettersi in gioco: votare non significa partecipare a un referendum. E’ un paese che vi chiede di essere partecipi. Se siete arrabbiati potrete andare a urlare al Vaffa-Day. Io invece voglio provare davvero a cambiare le cose. Vengo da una generazione che ha visto i giudici saltare in aria, che ha visto l’ex Jugoslavia distruggersi, mentre le istituzioni internazionali portano su di loro un’onta che mai si leverà. Vengo dalla generazione che ha visto crescere Facebook, Twitter, Yahoo. Abbiamo un’alternativa: o facciamo quelli che aspettano, o quelli che ci provano. I sogni della mia generazione si son rimpiccioliti, ma bisogna tornare a crederci”.

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