La Regione intende mettere mano alla spinosa questione della gestione dei cinghiali sul territorio umbro. Un tema che ha implicazioni sanitarie (legate al rischio diffusione Psa). Per la sicurezza (diversi sono ormai gli incidenti provocati dagli animali selvatici e non solo nelle strade secondarie). Ed economici, per i danni alle colture lamentate dagli agricoltori (2 milioni di euro la cifra sborsata per i rimborsi nell’ultimo anno) e per i benefici che potrebbero arrivare qualora decollasse la filiera delle carni selvatiche.
Un tema, quello dei cinghiali, che però è solitamente molto divisivo, tra diverse passioni di caccia ed interessi economici.
Regolamento e settori
L’assessore Simona Meloni è però convinta che, con i giusti tempi e modi, occorra affrontare la complessa tematica. Visto che il numero dei capi abbattuti non è aumentato come da passate programmazioni. “Ci sarà un nuovo regolamento e, insieme agli Atc, rivedremo i settori” ha detto nei giorni scorsi, dopo aver partecipato ad un incontro pubblico al Caccia Village proprio sul tema della gestione dei cinghiali.
Nel successivo incontro con la stampa, in cui ha parlato delle azioni nelle varie materie delle sue deleghe, a proposito della caccia Meloni ha anche annunciato che verrà fatto un regolamento attuativo, “con grande trasparenza”, per la filiera della carne selvatica. Pur consapevole delle difficoltà: “Ci vorranno mesi – ha infatti chiarito – perché si tratta di un’operazione non semplice, né breve”.
“Cacciatori custodi della natura”
Il neo assessore ha anche assicurato quanti temono le visioni turbo-ambientaliste all’interno della maggioranza che sostiene la Giunta Proietti (specie dopo la richiesta di AVS sui valichi montani): “I cacciatori – ha detto Meloni – sono custodi della natura. La caccia è nata con l’uomo e con l’uomo morirà” ha aggiunto. Parlando anche – ed è questa una novità per gli amministratori umbri degli ultimi anni – di “turismo venatorio”.
Il Calendario venatorio
Insomma, non ci sono pregiudizi contro i cacciatori, almeno da parte dell’assessore Meloni. Che sul nuovo Calendario venatorio è riuscita a trovare la non difficile quadra tra le istanze provenienti dalle diverse associazioni venatorie e dal mondo ambientalista. In attesa che da Roma arrivino le risposte tecniche richieste dagli uffici per la chiusura della beccaccia e per le altre deroghe.
Ma la materia venatoria, come noto, presenta sempre delle spine. Due, in particolare, quelle approdate sul tavolo dell’assessore nelle ultime ore.
Il presidente dell’Atc3
Una arriva da Terni, dove il Comitato di gestione dell’Atc3 ha votato Romani presidente. Con una maggioranza che però viene formalmente contestata dalla Libera Caccia, che chiede in sostanza che l’elezione venga ripetuta ripristinando il numero dei 20 componenti il Comitato di gestione. Una grana che attiene i rapporti tra le associazioni venatorie e, in particolare, le vecchie ruggini nell’area ternana, dove l’Atc esce non a caso da un commissariamento.
Il tesserino digitale
L’altra questione, su cui spingono i tecnici degli uffici, riguarda la transizione dal tesserino cartaceo a quello venatorio. Un passaggio che sinora è stato evitato, con la sola eccezione, negli ultimi anni, dell’app obbligatoria per la preapertura alla tortora. Problema, quest’ultimo, venuto meno con lo stop alla preapertura.
Il tesserino digitale ora è stato reso obbligatorio per la caccia di selezione di chi ha meno di 65 anni. Primo passo, è il pensiero-timore dei cacciatori, verso il passaggio dal digitale al cartaceo per tutte le forme di caccia.
Le associazioni venatorie hanno siglato all’unanimità una lettera in cui chiedono alla Regione di rivedere questo percorso. Alcune, però, sono più agguerrite di altre e sono pronte anche ad impugnare i Calendari.