Con diciotto voti favorevole della maggioranza di Centrosinistra (Pd, Psi, La Sinistra per Castello),di Fdu e Idv, tre voti negativi di Pdl, Polo Tifernate e Lega Nord e le astensioni dei consiglieri Zucchini (Pd) e Busatti (Pdl), il consiglio comunale di Città di Castello ha approvato la mozione per l’istituzione del registro delle disposizioni anticipate di fine vita presentata dal consigliere del Pd Gionata Gatticchi. Il dibattito tra i gruppi consiliari è stato piuttosto acceso, ma alla fine l'approvazione ha prevalso.
Il dispositivo – Con la mozione approvata, il consiglio comunale ha deliberato “di istituire per i cittadini residenti nel Comune di Città di Castello un registro per raccogliere e conservare le loro disposizioni anticipate di fine vita, nel caso che divengano incapaci di intendere e volere, da valere sia per quanto concerne il trattamento sanitario cui vogliono o meno essere sottoposti, sia per le forme del loro rito funebre (assistenza religiosa oppure no, inumazione o cremazione), nonché per la donazione di organi”; “di stabilire a tal fine: il deposito di cui sopra avverrà tramite apposita dichiarazione sostitutiva di atto notorio con la quale il testatore dichiarerà di aver depositato le sue disposizioni di fine vita e il fiduciario dichiarerà di esserne a conoscenza e di accettare l’incarico conferitogli dal testatore”; le sottoscrizioni delle disposizioni anticipate di fine vita predisposte e sottoscritte dai cittadini saranno autenticate dagli uffici municipali competenti e da loro inserite in ordine cronologico in un registro ordinato per data e numero progressivo, nel rispetto della legge sulla privacy. Una copia autenticata sarà consegnata al testatore”; “per consentire al fiduciario e/o agli altri eventuali soggetti individuati nelle disposizioni anticipate di rendere edotti i medici curanti delle volontà del testatore, gli stessi avranno titolo a richiedere la riconsegna di una delle copie del documento in parola”; il consiglio comunale delibera, inoltre, “di definire con apposita deliberazione, in collaborazione con la Direzione del Comune, le necessarie modalità operative per l’attuazione in concreto di quanto disposto con la presente deliberazione”; “di promuovere il valore della presente deliberazione, comunicandola al Ministero del Welfare, al Ministero della Salute, al Comitato nazionale di bioetica, alla Regione Umbria, alla Provincia di Perugia, alle Unità Sanitarie locali del Comune”; “di dichiarare la presente, con unanime e separata votazione, immediatamente esecutiva”.
Il dibattito – Il consigliere del Pd Gionata Gatticchi ha illustrato la mozione evidenziando come si collochi in un filone di documenti “che punta a promuovere i diritti civili, specialmente in presenza di una carenza legislativa, dando un segnale civico a livello locale che possa stimolare una riflessione del legislatore nazionale”. Nel sottolineare come la mozione “non abbia una valenza politica, ma sia basata soprattutto su norme costituzionali e deontologiche, su un’interpretazione che in giurisprudenza comincia ad essere condivisa, pur non avendo riscontro nella legislazione nazionale”, l’esponente della maggioranza ha chiarito “l’esigenza di intervenire rispetto a una deliberazione del Consiglio Nazionale del Notariato che già ora abilita i notai ad autenticare le dichiarazioni anticipate di fine vita sottoscritte dal testatore, contenenti la delega ad altra persona di manifestare ai medici curanti l’esistenza delle predette disposizioni”. “Di fatto – ha spiegato Gatticchi – al momento si dà la possibilità solo a chi ha mezzi economici sufficienti di esprimere queste volontà, visto che non c’è una tutela garantita per tutti”. Il consigliere ha infatti spiegato che “la stessa autenticazione può essere fatta anche da un pubblico ufficiale” e che la mozione punti proprio a garantire a tutti questa opportunità, “in presenza di uno Stato che in linea di principio è incline a questa prospettiva, ma non trova un approdo legislativo nel dibattito parlamentare”. “L’obiettivo – ha concluso Gatticchi – è di evitare la disparità che esiste oggi, salvaguardando così anche i principi a tutela della libertà individuale stabiliti dalla Costituzione”.
“Siamo molto imbarazzati nel dover dare un giudizio su quanto proposto”, è intervenuto Il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini, che ha sottolineato: “bisogna riflettere sul fatto che non si può regolamentare per delibera la fine della vita di una persona, non possiamo noi creare quello che definiamo un libro della morte, si chiede a questo consiglio comunale di andare molto oltre l’aspetto regolamentare”. L’esponente del Centrodestra ha sostenuto che “il documento non è nient’altro che una velata accetta-zione dell’eutanasia” e invitato “riflettere su pensieri, atteggiamenti e volontà che possono avere un valore oggi e domani un aspetto totalmente diverso”. Il consigliere ha evidenziato la necessità di “non determinare situazioni per le quali, un soggetto che si trovasse nell’impossibilità di comunicare venisse condannato da una precedente scelta, che non potrebbe cambiare”. “Quando si vuol regolamentare tutto si rischia di fare danni – ha osservato Sassolini – bisogna ridare il giusto peso a chi accompagna una persona alla morte, da una parte la famiglia, con suoi valori, che sa qual è volontà soggetto, dall’altra i medici, che deontologicamente devono proteggere la vita fino all’ultimo istante”. “Chiedo ai consiglieri di votare contro, con una richiesta che non ha nulla di politico – ha concluso il capogruppo del Polo Tifernate – perché nessuno di noi deve regolamentare ciò che l’uomo non può regolamentare”.
A dirsi “d’accordo sulla valenza di una mozione che esula dal contesto partitico e riguarda la coscienza di ognuno” è stato il capogruppo de La Sinistra per Castello Alessandro Alunno, che ha sostenuto “l’importanza di poter istituire di un registro, perché significa garantire la libertà di scelta garantita dalla Costituzione e coprire l’arco di tempo, non normato, che può intercorrere tra una situazione di impossibilità di comunicare e la morte, cosa che per via notarile è già possibile”. “Non è un’anticamera dell’eutanasia, ma per assurdo potrebbe essere un baluardo all’eutanasia – ha puntualizzato Alunno – di fronte ad una circostanza così drammatica non tutti reagiscono nello stesso modo, nemmeno i familiari, e per me è fondamentale poter dichiarare a priori di non dover essere in carico a nessuno”. Il rappresentante della maggioranza ha quindi osservato che è “poco democratico e civile che in questo momento il cittadino sia costretto a rivolgersi a un notaio per le disposizioni sui trattamenti sanitari”. “Di fronte a morte credo che sia doveroso che ognuno possa esprimere il proprio parere”, ha ribadito Alunno.
“Dichiarare anticipatamente ciò che si vuol fare dal punto di vista sanitario, qualora non si sia più in grado di poterlo fare, è un atto di civiltà di valenza notevolissima, perché dichiariamo la volontà di vivere oppure no”, ha evidenziato il capogruppo di Fdu Luca Cuccaroni. “Bisogna chiedersi cosa sia la vita quando non si è più autosufficienti e si è attaccati a una macchina”, ha osservato il consigliere, che ha invitato a considerare come “la mozione vada a normare quello che dai più è considerato essere il testamento biologico”. Cuccaroni ha rimarcato come l’istituzione del registro si collocherebbe in un filone legislativo già consolidato in molti Paesi e “darebbe seguito concreto a ciò che è già espresso nella forma di diritto perfetto dalla Costituzione e che quindi non ha bisogno di leggi applicative”. “La mozione viene incontro ad un’esigenza concreta e quindi le daremo il nostro sostegno”.
Il capogruppo del Pd Gaetano Zucchini è intervenuto nel dibattito premettendo il coin-volgimento umano e deontologico diretto su certe tematiche che deriva dalla propria professione di medico. “Per un medico l’atteggiamento principale è di non essere solo un mero esecutore – ha sottolineato – ma di sviluppare un’alleanza terapeutica, cercare la condivisione di un percorso con il paziente, molte volte difficile, nella prospettiva di una forte sinergia, considerano che prima di tutto viene la persona che si affida al professionista”. Il rappresentante della maggioranza ha, quindi, osservato come sia “strano che uno Stato come il nostro non sia ancora dotato di una legge”, sostenendo che “avere una buona legge è indispensabile, anche per evitare in futuro che magistrati decidano per il medico o per il paziente”. “Lo Stato deve essere il primo ad accollarsi la produzione di una buona legge”, ha ribadito Zucchini, che ha invitato a tenere conto del fatto che i Ministeri dell'Interno, del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Salute abbiano già avvertito con una circolare i sindaci dell’“assoluta inutilità di istituire registri per testamenti biologici, perché tale potestà è dello Stato”. “La difficoltà che ho oggi di fronte alla questione che trattiamo nasce dalla mia professione e da un percorso umano ed etico – ha concluso Zucchini – ma so di appartenere a un partito moderno e fortemente democratico, per cui in questo momento rivendico mia libertà di coscienza e mi asterrò”.
Il capogruppo dell’Idv Roberto Colombo ha dichiarato di “condividere appieno lo spirito della mozione”. “A me pare un passo in avanti di qualità nel raggiungimento di un rapporto positivo tra l’individuo e la collettività e nell’affermazione di uno Stato laico”, ha spiegato il rappresentante della minoranza, che ha evidenziato come “la mozione non dica che tutti debbano fare questa cosa, per cui credo che vada concessa la libertà a chi, invece, vuol farla”. “Per me è un modo di evitare anche speculazioni”, ha concluso Colombo nell’annunciare il proprio voto favorevole.
Il capogruppo del Psi Marco Mearelli ha invitato a considerare “quale grande riflessione ponga oggi, diversamente che in passato, la possibilità di dare disposizioni anticipate di fine vita per i trattamenti medici, al cospetto di una scienza medica che rende possibile il prolungamento della vita anche in condizioni una volta insostenibili”. “E’ difficile stabilire il confine tra la vita biologica e una vita che valga la pena di essere vissuta e sia vissuta con dignità”, ha osservato l’esponente della maggioranza, che ha puntualizzato: “credo non sia giusto che una simile scelta sia fatta dai medici, visto che il paziente ha il diritto di condividere con il medico le terapie, di decidere se sottoporsi o meno a determinati trattamenti che prolungano e basta la vita, laddove non c’è speranza”. Nel ribadire che “è fondamentale affermare il diritto di non sottoporsi a trattamenti che spesso non sono altro che un accanimento terapeutico”, Mearelli ha chiarito che “è un’espressione di civiltà dare disposizioni anticipate di fine vita ed è anche un modo per favorire la possibilità di donare gli organi”.