Mentre il centrosinistra umbro è alla ricerca del giusto camouflage per presentarsi all’appuntamento con le regionali del 2020, Claudio Ricci ha incontrato a Perugia i 150 delegati del suo movimento civico, provenienti da tutta la regione, incaricati di redigere il programma e le tre liste che lo sosterranno nella sua seconda corsa verso Palazzo Donini.
I medici chiamati al capezzale del centrosinistra umbro predicano aperture alla società civile; Ricci, dopo essere partito da posizioni radicalcattoliche, in due anni e mezzo ha spostato sempre più il suo civismo verso il centrosinistra. Il matrimonio s’ha da fare, si penserà. Ma non è così semplice. Perché Ricci, a meno di folgorazioni sulla via di San Francesco, non è disponibile a far parte di una coalizione; semmai, si mette a disposizione come candidato presidente anche del centrosinistra.
Inaccettabile anche per un Pd che, alle recenti amministrative, le ha provate tutte per fermare l’ondata verde. Insomma, l’appoggino, quando serve, a Palazzo Cesaroni da qui al 2020 ci può stare, ma al momento non ci sono le condizioni per fare altro. Nel dubbio, Ricci si propone come scopritore di luoghi per gli aperitivi: del resto, siamo o non siamo nell’epoca dei talent a tema culinario? E allora, per scongiurare il rischio di restarci fritto come un pesce, vai di baccalà.
Tornando ai tormenti del centrosinistra, poiché si insiste perché il candidato presidente sia ancora una donna – sulla scia di Maria Rita Lorenzetti e Catiuscia Marini – qualcuno ha anche approfittato della PrideParade (una grande manifestazione pacifica e colorata per i diritti civili, pur con qualche caduta di stile) per provare un possibile travestimento, tra il serio e il goliardico; il risultato è stato tutt’altro che lusinghiero.