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Regione, il rischio vertice di Pandora

Indicare le priorità dell’azione di governo regionale da qui al 2020, passando per il fatidico 2019, dove sul calendario sono segnati importanti appuntamenti elettorali, tra cui quello per il Comune di Perugia. Ma le donne e gli uomini da chiamare a Palazzo Donini restano una priorità della presidente.

In vista del vertice di maggioranza di mercoledì la governatrice Marini ha messo le cose in chiaro, visti i pericolosi accenni di fughe in avanti nelle richieste. Suggerite per il bene della sinistra, per carità, ma in questa fase anche potenzialmente dannose. Perché la compagine regionale di governo deve semmai serrare le fila, di fronte all’onda gialloverde (anzi, alle onde, gialle e verdi, con spruzzatine di azzurro e di nero) e non creare nuovi conflitti. Interni al Pd e tra i partiti rimasti nella coalizione (il Psi parte integrante della maggioranza e Mdp con un piede dentro e uno fuori).

Regione, convocato vertice di maggioranza

A sinistra, almeno, consigli e richieste sono stati avanzati alla luce del sole. Partendo dalle priorità programmatiche (sanità con liste d’attesa e Cup unico, infrastrutture stradali e ferroviarie, pagamenti dei fondi europei in agricoltura, un grande progetto regionale per il lavoro), ma “non escludendo anche il ricorso ad energie fresche e competenti” per questi ultimi mesi di governo regionale. Nel quale – conclude il documento stilato dal coordinamento di Articolo 1 Mdp – si auspica siano coinvolte attivamente “anche tutte le forze della sinistra presenti in Umbria”.

Insomma, un suggerimento di aggiustare qualcosa anche nella squadra, alla presidente Marini viene dato. La governatrice aveva detto, dopo il voto disastroso di marzo, che “non c’erano tabù”. Lasciando anche intendere, però, che il “rimpasto” (parola ormai giudicata senza senso nel nuovo scenario politico) sarebbe stato eventualmente al di fuori delle logiche del Manuale Cencelli. Guardando, semmai, a possibili soggetti rappresentativi di pezzi della società civile con cui ampliare una coalizione che, nell’arco costituzionale, si trova ormai stretta tra Forza Italia e la sinistra antagonista. Perché sulle praterie elettorali dove Renzi pensava di far scorrazzare il Pd alla conquista del west sono ormai accampati (più o meno stabilmente) grillini e leghisti.

L’altro obiettivo – forse il più difficile – sarà far coesistere le diverse anime del Pd, anche a livello locale. Le tornate elettorali di marzo e di giugno hanno lasciato scorie e voglia di vendetta. Nei territori il terzo tempo è dato dai numerosi provvedimenti disciplinari avviati dalle segreterie cittadine. Ma a livello regionale, trovare la quadra (o fare tabula rasa) è compito ben più complesso. Anche perché, prima di iniziare questa delicata partita, c’è da stabilire chi è che dà veramente le carte dentro il Pd umbro.