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Regione, fiuto (del rischio) e gran rifiuto

I dem umbri attendono sornioni quella sorta di referendum interno su Renzi in cui rischia di trasformarsi la direzione nazionale del partito anticipata al 3 maggio. All’ordine del giorno l’accordo con i cinquestelle per dare un Governo all’Italia dopo il voto del 4 marzo. O meglio, la disponibilità a confrontarsi con i cinquestelle. Anche se il confronto, con il reggente Martina, è già iniziato.

Già, ma in tutto questo, qual è il ruolo dei dem della piccola Umbria, che hanno visto decimata la propria pattuglia romana e si preparano a una delle tornate amministrative più a rischio nella storia del centrosinistra? Evidentemente hanno fiutato il pericolo che c’è dietro ad ogni mossa. E allora per lo più ci si mimetizza, in attesa degli eventi. Forse anche per questo gli uffici regionali hanno avuto l’ordine di bloccare nuove autorizzazioni per gli appostamenti fissi ai cacciatori. I capanni, a quanto pare, li hanno occupati (quasi) tutti i politici.

Chi non si preoccupa di uscire allo scoperto è Annina Ascani, che prosegue la sua battaglia renzian-personale contro i cinquestelle, al grido dell’hashtag #senzadime lanciato dal Grande capo all’indomani della Caporetto del 4 marzo, poi finito presto nel dimenticatoio. Non lo usa la senatrice Nadia Ginetti, renziana di ferro senza ruggine, ma sempre pacata, anche sui social. Il suo giudizio sui grillini, comunque, lo esprime chiaramente.

#senzadime è anche il pensiero di Marini, che nell’arena di Palazzo Cesaroni ne ha dovute subire tante dal gruppo pentastellato. L’idea di fondo non è cambiata, ma di questi tempi, meglio non sbilanciarsi troppo.

Leonardo Grimani è per non sedersi al tavolo con chi ha insultato il Pd per anni. Del resto, la sua fedeltà alla causa renziana è testimoniata dalla foto profilo insieme a Lotti, quasi fossero due gemelli siamesi.

Di tutt’altra idea è Marina Sereni. Che invita ad #andareoltre, un po’ per adesione alla filosofia franceschiniana, un po’ per avversione al Renzismo. Insomma, se i grillini sono cambiati, un po’ può cambiare anche il Pd. Che in Direzione, ricorda, si è impegnato a “garantire al Presidente della Repubblica il proprio apporto nell’interesse generale”. Più o meno così la pensa anche Walter Verini, sponda veltroniana.

Non pervenuta la giovane Gessica Lanoni, chiamata in Direzione per portare le idee dei giovani umbri. E il dimissionario segretario regionale Giacomo Leonelli, che dopo la delusione del 4 marzo si sta concentrando sul proprio ruolo di consigliere regionale. Ed è stato per questo preso di mira, per interposta persona, da quella parte del partito che non gli perdona il fuoco di sbarramento attuato per impedire l’approdo di Bocci al collegio di Perugia.

E’ concentratissimo sulle vicende locali anche un altro grande deluso del 4 marzo, il non riconfermato parlamentare Giampiero Giulietti. Che comunque ribadisce la posizione contraria all’intesa Pd-M5s, ma non barricadera ad oltranza, del suo capocorrente Matteo Orfini. L’hashtag renziano non lo usa, neanche lui. Ma del resto, ce lo vedete voi uno che gli elettori hanno tirato fuori dal Parlamento (perché la Direzione del partito segna la strada, ma poi è in Parlamento che un qualunque Governo chiede i voti per la fiducia) a scrivere #senzadime? Sarebbe come se Buffon scrivesse #senzadime per gufare Cristiano Ronaldo lanciato verso Kiev.

E dall’altra parte? I grillini sono impegnati sui territori, per preparare al meglio le partite dove in ballo c’è la fascia di sindaco. Questa cosa di giocare bene, ma non vincere nulla, non li soddisfa più.

A destra, la Lega vuole consolidare la propria supremazia, Forza Italia gioca di rincorsa e Fratelli d’Italia si muove per accreditare un risultato, quello del 4 marzo, che nei risultati l’ha premiato più della propria consistenza numerica. Ma posizionarsi bene sulla bilancia, a volte, può consentire di far lievitare l’ago anche oltre il proprio peso specifico.
Intanto in Regione il centrodestra saluta il proprio portavoce Raffaele Nevi, approdato in Parlamento dopo 13 anni di “gavetta” a Palazzo Cesaroni. Tredici anni e due mesi in più, hanno sbuffato quanti premevano (ed hanno di consguenza votato) perché lasciasse libera la casella. Che non è stata riempita dalla prima dei non eletti, Maria Rosi. “Basta con la politica” ha detto a sorpresa Maria Rosi, che pure non ha preso le distanze da Forza Italia. I tanti che scalpitano per entrare a Palazzo Cesaroni credevano di non aver capito bene.

Il “gran rifiuto” di Rosi porta in Consiglio regionale Roberto Morroni, già sindaco di Gualdo Tadino. Destinato a sedersi alla guida del Comitato di monitoraggio per lasciare a Squarta (FdI) il ruolo di portavoce del centrodestra. Il riequilibrio nella coalizione, fughe salviniane permettendo, prosegue anche a queste latitudini.