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Regione, da gestire immobili non strumentali per 500 milioni

Illustrato in Prima commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria il disegno di legge proposto dalla Giunta per la gestione e la valorizzazione dei beni immobili regionali. L’assessore Bartolini, ha parlato di un disegno legge che vuole compiere una virata non solo nelle forme di gestione e valorizzazione dei ben,i ma anche nella filosofia che sta dietro il patrimonio immobiliare pubblico. Si tratta di un patrimonio storico che questa legge si prefigge di valorizzare in modo nuovo, con un altro modo di fare mercato, puntando a custodirlo e tramandarlo alle generazioni future, e non più solo a dismetterlo.

Non si punta ad una gestione pubblica del patrimonio immobiliare. La proposta della Giunta è di rivedere la gestione in un’ottica di valorizzazione diversa dal passato, con l’apertura a mercati differenti, usando altri strumenti di gestione come la concessione ai privati che possono fare investimenti. Insomma, di gestire in maniera collettiva e
comunitaria il patrimonio pubblico, senza venderlo per fare cassa, ma preservandone il valore per le generazioni future, attraverso usi pubblici, anche usi temporanei, coinvolgendo l’associazionismo, il mondo del volontariato, puntando sulle gestioni comunitarie.

I numeri

Il patrimonio immobiliare non strumentale di proprietà della Regione Umbria ha un valore di quasi 500 milioni di euro: oltre 200 milioni è il valore dei fabbricati, 98 quello dei terreni e 140 di altre infrastrutture. La sua consistenza è di circa 27mila ettari di territorio agricolo e boschivo; 3mila ettari di aziende agrarie di cui 2mila600 in concessione; i fabbricati rurali in aree marginale sono circa 200, oltre ai ruderi; parte dei 145 fabbricati ex Fcu (caselli ferroviari), dopo la nuova concessione a Rfi; 96
fabbricati ex Anas (case cantoniere); fabbricati ed aree edificabili in zone urbane.