Inps e Istat rivedono al ribasso, rispetto alle stime iniziali fatte dal Governo, la platea dei possibili beneficiari del reddito di cittadinanza, fornendo anche indicazioni sui nuclei che potranno beneficiare della misura e sugli importi medi. Secondo i calcoli dell’Inps i beneficiari in Italia sarebbero 2,4 milioni (la metà, dunque, dei 5 milioni annunciati da Di Maio e Conte alla presentazione della card). La stima dell’Inps è vicina a quella dell’Istat, che ha calcolato in 2,7 milioni di persone la potenziale platea.
Quasi 645mila sarebbero single (a cui in media andrebbe un sussidio annuo di 6.364 euro) mentre solo 70mila le coppie monoreddito senza figli interessate (7.801 euro i benefici) e meno di 450mila i nuclei monoreddito con figli (8.676 euro). Oltre un quarto dei beneficiari del reddito di cittadinanza saranno casalinghe, mentre 428mila saranno gli occupati a basso reddito.
Sulla base di queste stime, la Repubblica ha calcolato la percentuale dei possibili beneficiari del reddito di cittadinanza, regione per regione. Un provvedimento che in Umbria dovrebbe interessare circa il 4,2% della popolazione, vale a dire poco più di 37mila persone, confermando quindi il calcolo effettuato dall’Inps nelle scorse settimane. Una percentuale che pone l’Umbria al pari delle regioni del Centro in termini di bisogno, peggio del Nord-est (e delle Marche, dove la percentuale degli aventi diritto sarebbe del 3,1%), ma molto distante dalle aree del Sud (12,6% in Sicilia, il record non certo invidiabile, e 12,5% in Campania).
Una stima che è stata così commentata dalla governatrice umbra Catiuscia Marini: “Siamo in una posizione intermedia da Centro-Nord del Paese rispetto alla gravità dell’incidenza della povertà nelle regioni del Meridione… Ciò non significa che non servano idonee politiche di lotta alla povertà… Ma questa – si chiede Marini in conclusione – lo è????“.
Intanto, forti critiche alla Manovra, ma non alle due misure su povertà e pensioni, arrivano dalla Uil Umbria. Che ha Perugia ha organizzato un corso di approfondimento sulla Manovra del Governo e in particolare su reddito di cittadinanza (Rdc) e di Quota 100. “Le nostre posizioni – ha spiegato il segretario di Uil Umbria, Claudio Bendini – potrebbero a prima vista essere considerate contraddittorie, ma non è così in quanto noi critichiamo la manovra finanziaria nel suo complesso poiché riteniamo che questa non porti lo sviluppo economico che noi invece auspichiamo”. Rispetto alle due principali novità introdotte con recente e apposito decreto legge il parere della Uil è invece più sfumato. “Il reddito di cittadinanza – ha commentato Bendini – cerca di alleviare le sofferenze e le difficoltà delle persone meno agiate e dare un sussidio a chi non ha altro reddito, è una misura utile adottata in tutta Europa; valuteremo poi, in corso d’opera, se ci saranno problemi di attuazione. Riteniamo positivo anche il fatto che il Rdc sia legato alle politiche attive del lavoro, ma temiamo che queste due politiche possano entrare in conflitto tra loro e generare confusione: prima avevamo il Reddito di inclusione sociale e probabilmente sarebbe bastato rifinanziare questo in maniera più importante per dedicarsi maggiormente alle politiche attive sul lavoro”.
Rispetto al nuovo regime pensionistico Quota 100, anche in questo caso Bendini ha espresso alcune perplessità. “Come sindacato – ha ricordato il segretario di Uil Umbria – volevamo una riforma complessiva della legge Fornero, mentre Quota 100 riguarda un singolo aspetto. Il provvedimento risolve comunque alcuni problemi delle molte persone coinvolte e adesso si tratta di calcolare quali siano le eventuali perdite per i lavoratori. Stiamo lavorando appunto per mettere nelle migliori condizioni le persone che vogliono usufruire di questa possibilità”.
Se quindi i pareri rispetto alle due misure chiave del Governo non sono necessariamente negativi, più netta è la posizione rispetto alla Legge di bilancio 2019. “L’Italia – ha sottolineato Bendini – ha estremo bisogno di sviluppo: ha bisogno di opere pubbliche, il loro blocco e il loro mancato finanziamento sicuramente non genereranno posti di lavoro, e di sostenere maggiormente la ricerca in modo da dar vita a un ciclo virtuoso che possa riavviare la produzione di qualità”. Critiche sono state rivolte anche alle clausole di salvaguardia contenute nella legge finanziaria, che prevedono la possibilità di aumenti dell’Iva nei prossimi anni per decine di miliardi di euro in caso di mancato reperimento delle risorse pianificate dalla Legge di bilancio. “Valutiamo negativamente – ha aggiunto Bendini – anche la mancata rivalutazione delle pensioni e una flat tax fatta in modo potenzialmente anticostituzionale. Secondo la Costituzione italiana, infatti, il sistema tributario è informato a criteri di progressività mentre con la flat tax avremmo solo due livelli di gradualità. Nel prossimo futuro saranno chiesti pareri alla Corte costituzionale e vedremo che questo provvedimento non sarà considerato legittimo”.