Corsa contro il tempo per presentare il Piano per il Recovery Fund, il fondo straordinario che l’Unione europea ha messo in campo contro la crisi prodotta dalla pandemia. Anche se, come è stato chiarito nel corso dell’audizione parlamentare sul Recovery Fund, entro il 15 ottobre l’Italia dovrà presentare le linee guida, avendo poi tempo entro il prossimo gennaio di declinarlo in un piano organico di spesa e investimenti da sottoporre all’Europa. Come da cronoprogramma della Commissione il Recovery Plan sarà presentato fra gennaio e aprile 2021, per tutti i Paesi dell’Unione.
Una partita nella quale, tra il gioco delle parti della politica e i rimpalli istituzionali che tante volte sono emersi nella gestione della pandemia, un ruolo centrale lo assume anche la governatrice umbra Donatella Tesei. Che nell’incastro delle dinamiche di cui sopra si trova da una parte incalzata dall’opposizione umbra dem e pentastellata, che invitano l’amministrazione umbra ad accelerare sulla programmazione. E dall’altra, da coordinatrice della Commissione Affari europei della Conferenza delle Regioni, si trova lei ad incalzare l’Esecutivo nazionale. Tanto più che molti colleghi governatori di centrodestra scalpitano di fronte a quella che giudicano immobilismo romano.
Per il momento Tesei, che anche nei mesi degli scontri tra Regioni e Governo centrale sulle modalità del lockdown ha sempre evitato la rottura con Roma, a nomi di tutti i governatori d’Italia chiede innanzi tutto chiarezza: “E’ necessario che il ruolo delle Regioni sia chiaro: se il Governo vuole un intervento fattivo, collaborativo ed efficace da parte delle Regioni, ce lo deve dire e noi siamo pronti a lavorare, come abbiamo fatto giorno e notte durante tutto il periodo di gestione dell’emergenza sanitaria”.
E le Regioni, invece, sentono di poter dare un contributo importante nell’elaborazione delle priorità verso le quali indirizzare questa mole di risorse.
“E’ giunta l’ora di definire il ruolo delle Regioni – ancora il messaggio di Tesei – altrimenti ci troviamo in una situazione di limbo, dove rischiamo di non essere efficaci e di non poter dare quell’apporto significativo che, ad avviso di tutte le Regioni nessuna esclusa, siamo in grado di poter assicurare. Noi ci siamo, siamo abituati a lavorare sui nostri territori e c’è fra noi una collaborazione che non guarda ad appartenenze politiche e di partito. Stiamo già lavorando tanto e vogliamo continuare a farlo, nell’interesse del Paese”.
Certo, prima ancora bisogna capire quale sarà il ruolo delle Regioni e degli altri enti locali. “Altrimenti – ammonisce Tesei – le nostre idee e i nostri progetti non arrivano poi a destinazione e il Paese rischia di risultare in ritardo e di essere inefficace nella realizzazione dei progetti”.
“Prima di tutto – ribadisce Tesei – è indispensabile un coinvolgimento attivo delle Regioni, e anche degli enti locali. Nessuno meglio delle Regioni e degli enti locali può svolgere un ruolo significativo in questo senso; è stata sottolineata la necessità di tener conto della dimensione territoriale del nostro Paese anche prendendo per buona la tesi dei progetti nazionali che hanno inevitabilmente una ricaduta nei diversi territori; è necessario coordinare, e non sovrapporre, le attività di elaborazione del Pnrr (Piano nazionale per la ripresa e la resilienza) e l’individuazione dei relativi progetti con le attività di programmazione 2021-2027 che dobbiamo iniziare a breve, visto l’inevitabile incrocio tra i diversi livelli di programmazione”.
Una volta definiti i ruolo, va individuata la tempistica: “Ciò che si progetta e si programma va poi realizzato e per realizzarlo ci vogliono tempi certi e procedure snelle: in tempi che sono di emergenza, come quelli che stiamo vivendo, ci vogliono strumenti di emergenza altrimenti le opere pubbliche non si realizzano e tutto ciò che potrebbe essere utilizzato rischiamo di perdercelo per strada”.
Riguardo all’individuazione delle priorità per l’utilizzo del Recovery Fund, Tesei premette: “Noi non possiamo trascurare un fatto preponderante: i tempi molto stretti. Se vogliamo effettivamente fare un lavoro che possa andare a beneficio di tutto il Sistema Paese, è necessario che ci sia il coinvolgimento degli enti locali, a partire dalle Regioni, perché altrimenti rischiamo che questi progetti, oltre a non essere efficaci sul piano operativo, diventano inattuabili proprio perché i tempi sono molto ristretti”.
Quindi i punti principali, condivisi dalle Regioni e illustrati in audizione: “I punti principali si basano su alcuni asset strategici, come migliorare l’organizzazione dei servizi pubblici essenziali, quali prioritariamente la sanità, il welfare e la scuola. Altri punti sono una moderna organizzazione del mondo dell’impresa e del lavoro, la messa in sicurezza e un più efficiente governo delle infrastrutture e dei trasporti, una rafforzata valorizzazione e una più intensa tutela dei beni ambientali, paesaggistici e culturali. Tutto questo andrà accompagnato alle riforme strutturali che vengono richieste, e noi siamo pronti anche li’ a dare il nostro contributo di leale collaborazione”.
E poi c’è il tema delle infrastrutture innovative, sul quale Tesei aveva molto puntato anche durante la sua campagna elettorale in Umbria: “Oltre a colmare i ritardi della banda ultralarga, diventa una necessità imprescindibile arrivare – con la rete – in ogni luogo, anche nei Comuni rurali e di montagna. Solo cosi’ potremmo superare il divario che caratterizza le varie situazioni del nostro Paese”.
C’è poi il capitolo sanità, sul quale la posizione delle Regione è chiara: “Riguardo alla tutela della salute, non solo si devono prevedere le risorse necessarie per migliorare il nostro Sistema sanitario nazionale, ma anche pensare ad un nuovo modo di fare medicina, e mi riferisco alle reti di telemedicina, per arrivare a curare pazienti a casa senza farli spostare”.
Intanto il Governo ha presentato mercoledì al Ciae (Comitato interministeriale per gli affari europei) Ciae (Comitato interministeriale per gli affari europei). Trentadue pagine suddivise in “sfide, missioni e azioni/progetti”, dove sono indicate sei macro missioni: digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica; salute; infrastrutture nel segno della sostenibilità; istruzione e ricerca; inclusione sociale e territoriale.
Tra i primi obiettivi “economico-sociali di lungo termine” c’è il raddoppio del tasso di crescita dell’economia – portandolo in linea con la media Ue all’1,6% – e un aumento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali per arrivare al 73,2% della media Ue. E poi “elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale”, ma anche ridurre i divari territoriali di “Pil, reddito e benessere”, a cominciare dall’occupazione.
Obiettivi da raggiungere anche attraverso la riduzione strutturale del cuneo fiscale sul lavoro, tramite una riforma dell’Irpef in chiave progressiva. Lo strumento sarà una legge delega entro fine 2020 e decreti attuativi entro il 2021. Prevista anche la revisione degli ammortizzatori sociali in “chiave perequativa”.
Dopo la presentazione nella riunione del Ciae il ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza verrà spedito alle Camere.
Assente proprio perché impegnata in queste partite nazionali, la governatrice Tesei non era presente all’ultima seduta del Consiglio regionale. Quella in cui si è discusso anche sul programma dell’Umbria relativamente alle risorse del Recovery Fund.
Qui è l’opposizione giallorossa a chiedere di accelerare i tempi e chiarezza.
Il consigliere regionale pentastellato Thomas De Luca ha chiesto quali siano i progetti che la Giunta regionale intende come prioritari per lo sviluppo della Regione e quali sono le prospettive in termini di risorse che la Regione Umbria può avere a disposizione.
De Luca ritiene doveroso aprire un dibattito pubblico, una fase di ascolto da parte della presidente Tesei che coinvolga la stessa Assemblea legislativa, le rappresentanze sindacali, datoriali, l’Università, associazioni e i più ampi brani della società civile per capire le linee e gli indirizzi da tracciare per l’Umbria e cosa si intenda proporre per accedere alle somme disponibili”.
Il consigliere pentastallato ha stimato per l’Umbria l’arrivo di circa 700 milioni di euro. “Saranno l’occasione – ha detto – per vivere un
forte rilancio economico, ma solo se sapremo ascoltare il nostro tessuto
sociale e produttivo e mettere in campo idee, visione e progetti. Ovviamente
questo può avvenire solo sulla base di un confronto e un percorso di
condivisione sincero e leale”.
“Al momento – ha ricordato il vice presidente della Giunta regionale, Roberto Morroni – non esiste in nessun caso una ripartizione di risorse a livello regionale. Che verrà effettuata, nei prossimi mesi, per la politica di coesione 2021-2027, dove l’Umbria sarà una delle tre Regioni italiane cosiddette ‘in transizione’. Mentre per le risorse del Recovery fund al momento non son previste ripartizioni di allocazione territoriale. Per il Pnrr, la decisione del Governo nazionale prevede che sia elaborato in sede del Comitato interministeriale per gli Affari europei”.
Morroni ha ribadito quanto posto al Governo dalla presidente Tesei circa
il fatto che le Regioni si pongano come soggetto catalizzatore per realizzare sul territorio gli investimenti nell’ambito delle priorità condivise fra i livelli istituzionali.
Le Regioni hanno chiesto la possibilità di conoscere il percorso in atto
attraverso la condivisione del lavoro istruttorio che sta conducendo il
ministro Amendola all’interno del Comitato tecnico di valutazione, che sta
raccogliendo schede progettuali dai Ministeri. Le Regioni chiedono di poter
presentare proprie proposte progettuali.
“Siamo quindi in una fase – ha proseguito Morroni – che permette di evidenziare che non è ancora chiaro il livello di coinvolgimento
delle Regioni. Si sta discutendo dunque sugli assi programmatici del Pnrr.
L’appello e l’invito che l’interrogante rivolge alla Giunta, affinché
possa eseservi un adeguato coinvolgimento delle diverse parti, affinché le
scelte e le linee di intervento possano essere frutto di un’ampia
condivisione, è parte della volontà dell’Esecutivo. Ma questa fase si
potrà attivare solo al momento in cui si avrà contezza delle risorse a
disposizione della Regione e delle linee di indirizzo”.
Per De Luca, tuttavia, da subito si può iniziare un dibattito interno all’Umbria, per comprendere e armonizzare le varie esigenze dei territori.