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Rapporto I-com su rete, l'Italia non esce dal digital divide

“Il rapporto I-com (Istituto per la competitività) 2013 su Reti e servizi di nuova generazione traccia un quadro a tinte fosche dell'Italia per quanto riguarda il “digital divide”. A sottolinearlo è l'assessore regionale alle Infrastrutture tecnologiche immateriali, Stefano Vinti, che rileva come l'Umbria stia “facendo la sua parte”, consapevole delle opportunità derivanti dall'abbattimento del divario digitale, e ribadisce la necessità di investimenti pubblici adeguati da parte del governo nazionale.

Dopo la forte crescita negli anni compresi tra il 2008 e il 2010, dice Vinti ricordando gli esiti del Rapporto I-com, si registra in Italia un pesante rallentamento nei tassi di crescita della connessione delle abitazioni alla banda larga. Già tra il 2013 e il 2014 anche Bulgaria e Romania, oggi ultime in classifica, sopravanzeranno l'Italia nel 2014. Tutte e 6 le regioni del sud fanno peggio del peggior “performer” europeo (la Romania). L'Italia risulta “il Paese con la minore percentuale di connessioni superiori a 10 Mbps, che non raggiungono neppure il 15% del totale (contro una media europea del 59,2%): solo Cipro sta peggio di noi sul fronte delle connessioni 'broadband'”.

Per quanto riguarda il “mobile” (device, smartphone e tablet) “il nostro Paese si colloca leggermente sotto la media europea (52% contro 54%), appena sopra Cipro e Grecia. In definitiva – prosegue Vinti – mentre l'Europa cresce verso gli obiettivi dell'Agenda Digitale, l'Italia resta al palo, come testimonia l'Ibi 2013 (I-Com Broadband Index), un indicatore sintetico delle 'performance' in diversi settori dello sviluppo della banda larga, che vede l'Italia attestarsi al terzultimo posto, davanti a Grecia e Cipro”.

“Nonostante la crisi – dice ancora Vinti – gli operatori italiani delle telecomunicazioni hanno ripreso ad investire in maniera importante nelle reti di nuova generazione, tanto da far supporre che il 2014 sarà un anno decisivo per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi fissati, e potrebbe segnare una svolta nella rincorsa dell'Italia verso gli obiettivi del 2020”.

Anche nei quattro settori individuati nel rapporto I-Com (bancario, assicurativo, trasporti e grande distribuzione), il quadro “appare in evoluzione, anche se i dati relativi agli investimenti in tecnologia da parte di questi settori denunciano alcune difficoltà. Certamente – afferma Vinti – il matrimonio tra nuove tecnologie e settore privato è solo all'inizio ed ha ancora notevoli margini di crescita”.

“Alcuni ambiti di sviluppo, infatti, non appaiono ancora sfruttati appieno, anche in ragione della necessità di migliorare la qualità delle reti e la loro performance. Si pensi, ad esempio – sottolinea l'assessore regionale – a quanto avviene nel 'cloud', che fino a questo momento è rimasto un capitolo di investimento ancora non centrale da parte delle imprese italiane, in diversi settori, ma che ha grandissime potenzialità di sviluppo”.

Il Rapporto, analizzando sia il lato dell'offerta che quello della domanda, “testimonia quanto la rincorsa dell'Italia agli obiettivi dell'Agenda Digitale sia ormai una necessità imprescindibile per cogliere straordinarie opportunità di sviluppo, opportunità di affari per le aziende ed opportunità di qualità della vita significativamente migliore per il cittadino ed il consumatore. Questo, naturalmente, se il ritardo che i dati riportati nel Rapporto illustrano venga vissuto come stimolo per un nuovo slancio. Il rischio – dice Vinti – è che la crisi venga usata come alibi per ripiegare verso atteggiamenti più conservativi, invece di rappresentare un'occasione di slancio dell'economia grazie ai servizi basati sulle reti di nuova generazione”.

L'Umbria, intanto, sta facendo la sua parte. “L'avvio del percorso dell'Agenda digitale dell'Umbria – rileva Vinti – ha consentito la nascita di una forma di coordinamento e mobilitazione stabile da qui al 2020 e l'inserimento del digitale come tema rilevante e trasversale in tutta la nuova programmazione 2014-2020. Oltre alla definizione del Piano digitale regionale per il triennio 2013-2015, è stata approvata in Consiglio la legge sulle infrastrutture di telecomunicazione, la prima in Italia”.

L'assessore regionale ricorda inoltre che “continuano gli investimenti nelle infrastrutture in banda larga con il Piano telematico ed è stato dato avvio anche alla razionalizzazione dei 'data center' della Pubblica Amministrazione e di tutta la Sanità nel 'data center regionale unitario'. I temi del digitale e dell'e-commerce sono stati inseriti nel 'Testo unico del commercio', così come saranno ricompresi nel 'Testo unico dell'Urbanistica'”.

È già stato approvato in Consiglio regionale ed avviato il riordino delle società in house “ICT”, da completare entro metà 2014 mentre è allo studio un disegno di legge quadro sulla società dell'informazione, in connessione al riordino.

“Grazie al 'Fondo FESR' – sottolinea l'assessore Vinti – l'Umbria destinerà il 10% delle risorse alle infrastrutture digitali (banda larga e data center), 'Obiettivo 2 Agenda digitale', per l'eliminazione del digital divide e la realizzazione di una rete regionale in fibra ottica di nuova generazione (NGN)”.

L'Umbria “si è mossa consapevole delle opportunità che l'abbattimento del digital divide offre sotto diversi profili: un pieno riconoscimento del diritto di cittadinanza e di tutti i diritti esigibili ad esso connesso, l'innalzamento delle competenze digitali per favorire l'e-inclusion, il miglioramento della qualità della vita e della salute dei cittadini, lo sviluppo della competitività che assume particolare rilevanza per uscire dalla crisi economica”.

“Purtroppo – afferma Vinti – le politiche di austerità stanno condizionando pesantemente la possibilità per l'Italia di investire nelle nuove tecnologie e il governo nazionale non sembra assolutamente interessato a creare le congiunture che questi investimenti dovrebbero, al contrario, favorire”.

Nella bozza della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, elaborata dagli uffici del Ministro per la Coesione Territoriale, “non c'è traccia di assegnazione dei fondi europei alle infrastrutture digitali. Se il testo venisse confermato – dice l'assessore regionale – sarebbe a rischio, per mancanza di risorse, l'intero impianto dell'Agenda Digitale, soprattutto relativamente alle questioni più impegnative legate alle nuove reti a banda ultra-larga, i data-center della Pubblica Amministrazione, le piattaforme 'cloud'”.

“Occorre, al contrario, incoraggiare gli investimenti pubblici nelle reti e nei servizi – conclude Vinti – attraverso un monitoraggio costante dei risultati e incentivando i cittadini e le imprese a diventare sempre più digitali, al passo con le loro controparti europee. Solo con uno sforzo maggiore di quello attuale o degli ultimi anni, potremo pensare davvero di recuperare il gap con il resto d'Europa”.