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Rapina in villa a Città di Castello, adesso si cerca il basista. Interrogato un tifernate

Sara Minciaroni
Grazie al lavoro congiunto di carabinieri e polizia la rapina in villa ai danni di una famiglia di Città di Castello nella notte tra venerdì e sabato ha in poche ore trovato il giusto esito. Tutti e quattro i rapinatori sono stati arrestati. Si tratta di quattro albanesi di età compresa tra i 21 ed i 26 anni che attualmente si trovano nel carcere di Capanne sottoposti al fermo per i reati di rapina e concorso in rapina. Ma le indagini non si sono interrotte, infatti gli inquirenti sono convinti dell’esistenza di un basista che possa aver indirizzato la banda a compiere il crimine ai danni dell’imprenditore tifernate proprietario di un locale notturno ad Arezzo.
Gli arresti- La banda dei quattro albanesi gravitava nel territorio di Arezzo e proprio verso la Toscana i quattro stavano cercando di dirigersi quando non sono riusciti a sfuggire all’inseguimento dei carabinieri. Con il suv rubato all’imprenditore infatti, dopo aver speronato un’auto dei carabinieri, avrebbero raggiunto l’auto “pulita” lasciata a qualche centinaio di metri dalla villetta, ma la folle corsa è terminata con il ribaltamento del fuori strada e il conflitto a fuoco avuto con i militari. Uno dei rapinatori è rimasto ferito ad un braccio e per lui ed un complice sono immediatamente scattate le manette. Gli altri due sono stati fermati poche ore dopo nelle campagne di Parnacciano dagli agenti della polizia, alcuni cittadini li avevano notati malconci e sporchi di sangue, mentre si lavavano le ferite procuratesi nelle ore da fuggiaschi tra i boschi del tifernate.
Il basista- Si cerca il complice adesso, un basista che abbia aiutato la banda indirizzandola per il colpo oppure fornendo loro particolari utili all’effettuazione della rapina. Lo si cerca a Città di Castello e non ad Arezzo, luogo di provenienza della banda. Gli inquirenti sono convinti che soltanto qualcuno del posto possa aver agito fornendo dettagli sugli orari, gli spostamenti e le abitudini della famiglia. Da indiscrezioni è oramai anche certo che vi sia un sospettato, un italiano incensurato residente a Città di Castello, già sentito nelle scorse ore sia dai carabinieri che dal magistrato Paolo Abbritti. Per il momento l’uomo non è stato raggiunto da alcun provvedimento restrittivo, sarà il pubblico ministero a stabilire un eventuale fermo o divieto a lasciare il paese.

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