Repubblica, nei giorni scorsi, ha messo nero su bianco quello che in Umbria si era rincorsa come una voce, ovvero che il raddoppio della Orte – Falconara con i fondi del Pnrr potesse saltare. L’articolo online del quotidiano lo dice chiaramente, specificando quali saranno le opere penalizzate dai tagli, tutte nel centro sud, e quali invece saranno avvantaggiate (tutte tra Piemonte, Lombardia e Veneto). Una decisione che sarebbe motivata dal fatto che l’opera non sarebbe cantierabile entro il 2023 e tantomeno rendicontabile entro il 2026. Dell’opera si parla però da decenni e la minoranza in Umbria, ma anche nelle Marche e nel Lazio, sono insorte, insieme ad alcuni sindaci.
A lanciare il sasso la consigliera regionale umbra Donatella Porzi (Misto): “Nell’ultimo Consiglio regionale ho sollevato di nuovo il problema, sul quale, lo ricordo, ho presentato ben due mozioni per chiedere garanzie in merito alla realizzazione del progetto. Mi sono sentita rispondere dalla Presidente Tesei che le interlocuzioni con il Governo sono sempre andate avanti in modo positivo e costruttivo. A questo punto mi auguro vivamente che sia soltanto una questione di tempi e che le mie perplessità, sempre maggiori, siano smentite da fatti concreti”.
Pesante il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti: “Tanto tuonò che alla fine piovve, dopo 4 anni di incontri annunci e fumo negli occhi ecco prospettarsi forse inesorabilmente la parola fine su ogni possibilità di finanziamento coi fondi Pnnr del raddoppio della Linea ferroviaria Orte/Falconara, opera attesa da decenni e strategica non solo per l’Umbria ma per tutto il centro Italia. Il Governo per opera del Ministro Salvini, come riportato dai media nazionali, ha pronto il blitz per spostare fondi al nord e penalizzare il centro-sud e tra le opere che finirebbero colpevolmente e definitivamente nel cassetto figura il raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara“. Per Presciutti si tratta della “degna conclusione di un teatrino che ormai da anni vede impegnati nella proposta di una dannosa quanto inutile variante del tracciato individuato dai comuni nei loro strumenti di programmazione urbanistica portata avanti con ostinazione anche dal duo Tesei-Melasecche, con l’appoggio di tutta la Giunta Regionale e della maggioranza di centro destra“. Si tratterebbe di un “danno incalcolabile figlio dell’approssimazione e dell’arroganza e soprattutto della volontà di non ascoltare le più volte esplicitate prese di posizione e le richieste degli amministratori locali dei territori della dorsale appenninica di Umbria e Marche”. Quindi la chiosa: “Di certo non resteremo a guardare in silenzio, così come in altri ambiti strategici come la sanità pubblica universale e gratuita per tutti ed il salario minimo garantito per tutti i lavoratori, continueremo le nostre battaglie di civiltà e progresso a tutela dei nostri territori e dei nostri cittadini anche sul tema del raddoppio della Orte-Falconara, perché non ci vogliamo arrendere all’idea che possa prevalere l’arroganza e l’approssimazione piuttosto che una visione strategica e di crescita complessiva di tutta la dorsale appenninica di Umbria e Marche”.
Va all’attacco anche il Partito democratico, in una nota sottoscritta dai gruppi regionali di Umbria, Marche e Lazio e dai relativi Pd regionali: “Più disuguaglianze e disparità. Deve essere questo l’obiettivo di Matteo Salvini che, da ministro delle Infrastrutture, non fa altro che mettere in fila azioni con l’obiettivo di aumentare il divario tra nord e sud. In questo senso va la decisione di depennare il raddoppio della Orte – Falconara dai progetti finanziabile dal Pnrr. Un taglio che riguarda iniziative per un totale di 2,5 miliardi a fronte di altrettante iniziative di Piemonte, Lombardia e Veneto. Vengono definanziati i progetti del centro e del sud dunque, che invece dovevano servire a ridurre il gap infrastrutturale, a fronte del potenziamento di aree già perfettamente collegate. Si tratta di uno schiaffo per il centro Italia, giustificato dal fatto che il progetto non sarebbe in una condizione tale da poter vedere una gara affidata entro il 2023. Di certo – spiegano gruppi Pd e il Pd delle tre regioni – una responsabilità che deve essere vista in capo alle Regioni di destra, mai nettamente chiare a difendere una iniziativa a fronte di fantomatici progetti di variante. Una responsabilità in primo luogo in capo al ministro Salvini, che non si è mai impegnato a fondo il centro Italia, limitandosi alla volontà di fregiarsi di qualche medaglietta. Se dunque questa possibilità fosse confermata da atti ufficiali, la palla tornerebbe nelle mani dei presidenti delle Regioni, chiamati finalmente a dare dimostrazione della loro incisività sui tavoli nazionali o, in alternativa, a rendere conto della propria irrilevanza ai cittadini e ai territori a cui l’opera è stata promessa”.