Come annunciato, i membri dell’Assemblea regionale del Pd che non si rassegnano all’esautorazione dell’organismo perseguono la via formale per raggiungere il loro obiettivo: la convocazione dell’Assemblea da parte del presidente (e commissario del Pd umbro dopo lo scandalo Sanitopoli che ha portato alle dimissioni di Gianpiero Bocci) Walter Verini.
Per la convocazione straordinaria, in base allo Statuto, serve che la richiesta sia firmata dal 10 per cento dei componenti dell’Assemblea. Firme, assicurano i promotori dell’iniziativa (anche per parare l’obiezione che il gruppo dei “104 ribelli” si stia assottigliando) raccolte in poco più di un’ora.
Una convocazione dell’Assemblea in via straordinaria, ex art. 12 comma 9 dello Statuto. Con il seguente ordine del giorno: determinazione in ordine al disposto dell’Art. 16, comma 8, dello Statuto regionale del Pd dell’Umbria; dimissioni del tesoriere regionale – determinazioni; indirizzi per la stesura delle linee programmatiche e delle candidature in vista delle prossime elezioni regionali.
Il tutto corredato dalle firme dei componenti dell’Assemblea previste dallo Statuto e che saranno presentate lunedì mattina al Partito democratico di via Bonazzi. Giorno per il quale il commissario ha indetto una riunione alla quale ha invitato sindaci, consiglieri regionali, segretari di sezione, parlamentari e rappresentanti degli organismi nazionali del partito. Un primo momento di confronto, insieme al vice segretario nazionale Orlando (che ha confermato la propria presenza per lunedì alle 19 nella sede di via Bonazzi a Perugia) per decidere la linea in via delle elezioni regionali d’autunno.
A quel punto, Verini avrà venti giorni di tempo per convocare l’Assemblea, sempre che nel frattempo l’organismo non venga inequivocabilmente sciolto dalla segreteria nazionale, attraverso un pronunciamento formale della Direzione.
Tre, dunque, gli scenari possibili. Il primo: dalla Segreteria nazionale arriva la formale comunicazione del commissariamento dell’Assemblea umbra. A quel punto, i “ribelli-resistenti” valuteranno le motivazioni. Con qualcuno pronto a dare battaglia qualora si profili una qualche forma di “collusione” con il presunto sistema di Sanitopoli.
Il secondo: in assenza di un provvedimento di questa natura, che comunque costituirebbe un precedente per il Pd a livello nazionale, Verini, sempre in accordo col segretario Zingaretti, cede e convoca l’Assemblea entro venti giorni. Ma a quel punto l’organismo, dove è ancora maggioranza l’asse Bocci – Marini, peserebbe sulla composizione della lista per le regionali, con la necessità bilanciare le varie anime.
Il terzo: Verini, sempre in accordo col nazionale, decide di non tener conto della richiesta di autoconvocazione ritenendo l’Assemblea già sciolta sulla base della documentazione fin qui ricevuta da Roma. In questo caso, i “104” sono pronti a chiedere, Statuto alla mano, il pronunciamento del giudice.
Questa la nota con cui “la maggioranza dell’Assemblea” annuncia la richiesta di autoconvocazione: “Non c’è luce in fondo al tunnel di questo limbo in cui il nostro partito è stato trascinato dopo il commissariamento della segreteria del Pd. Un limbo fatto di omissioni, scarso dialogo e alcun confronto, al netto degli artificiosi organismi nati dalla fantasia del commissario, che dovrebbero andare a sostituire l’unico organo legittimato, che c’è ancora e che, stando alle missive ‘complete’ arrivate dal Nazareno, non è stata ancora sciolto. Il caso è proprio questo: Verini ha diffuso una lettera della segreteria nazionale, omettendo la parte della missiva in cui si chiarisce un’intenzione, quella di sciogliere l’assemblea, e che di fatto certifica anche come l’assise al momento sia in vigore e che lo fosse, quindi, anche il 12 giugno, quando presentammo le firme per chiederne la convocazione.
Ecco quindi il nocciolo della questione: tanto fumo e niente arrosto. Tante lettere senza valore, pochi atti ufficiali. Come sa benissimo il commissario Verini, per sciogliere l’assemblea regionale del Pd serve un atto ufficiale, esattamente come quello che commissariò la segreteria. Tutto questo ancora non c’è stato e la segreteria nazionale ha solo annunciato l’intenzione di farlo. Sta al Nazareno la possibilità di risolvere questo intricato rebus con ufficialità e chiarezza.
Quanto a noi, essendo l’assemblea, il luogo unico per la discussione democratica, nel pieno della sua funzionalità, abbiamo deciso di chiedere al Presidente dell’Assemblea regionale, ex art. 12 comma 9 dello Statuto, di convocare in via straordinaria, entro venti giorni dalla presentazione del ricevimento della lettera, l’Assemblea Regionale per dibattere e deliberare il seguente ordine del giorno: determinazione in ordine al disposto dell’Art. 16, comma 8, dello Statuto Regionale del PD dell’Umbria; Dimissioni del Tesoriere Regionale – determinazioni; Indirizzi per la stesura delle linee programmatiche e delle candidature in vista delle prossime elezioni regionali. Il tutto corredato dalle firme dei componenti dell’Assemblea previste dallo Statuto e che saranno presentate lunedì mattina al Partito democratico di via Bonazzi.
Un atto ufficiale dunque, al contrario dei tanti che si sono visti in questi mesi, che il commissario Verini non potrà rifiutare, e che servirà per ristabilire il sano e trasparente confronto in una comunità che ha bisogno di ritrovare serenità e proiettarsi verso nuove sfide“.