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QUESTIONE SICUREZZA

“La sicurezza dei cittadini è un diritto e come tale va difeso, salvaguardato e ripristinato, con politiche di prevenzione, integrazione e repressione. È necessario attivare politiche dure sul versante della repressione dei delitti, almeno quanto quelle necessarie ad estirpare le cause sociali che li producono”. Così il capogruppo di Rifondazione comunista Stefano Vinti che si dice “inoriddito di fronte alla brutale uccisione a Tor di Quinto di Giovanna Reggiani e all'orribile omicidio di Perugia della giovane studentessa inglese Meredith Kercher”.”Il nostro Paese – sottolinea Vinti – vive uno stato di paura e insicurezza che cresce esponenzialmente, anche se i crimini negli ultimi 15 anni sono diminuiti circa del 40-50 per cento. Nonostante ciò, però, è cresciuta a dismisura la percezione di insicurezza, e a questa percezione la politica e le istituzioni hanno il dovere di dare delle risposte chiare e nette, trovare delle soluzioni efficaci, fermare l'onda razzista e xenofoba che sta crescendo”.Il capogruppo di Rifondazione comunista, in merito all'omicidio di Perugia della studentessa inglese, evidenzia che il fatto “pone la questione ‘sicurezza' a Perugia e in Umbria, in maniera drammatica e ineludibile”. Per Vinti “in molte zone della città esistono condizioni strutturali di insicurezza sociale. In molte aree urbane – aggiunge – occorre ricostruire i legami sociali, rifondare le comunità, il senso civico, un' idea di civiltà e rioccupare gli spazi desertificati”.”La politica – dice – ha permesso che questa sensazione di paura diffusa, di insicurezza diventasse maggioritaria; c'è chi ha la responsabilità di aver denunciato solamente la deriva securitaria, c'è chi ha soffiato sul fuoco delle paure irrazionali e dell'emotività, strumentalizzandole. Oggi la maggioranza dell'opinione pubblica chiede di intervenire, di reagire. Ed è quello che la sinistra deve contribuire a fare. Noi – fa sapere – siamo per una ‘sicurezza democratica', per il rispetto della legalità, per la lotta senza quartiere alla criminalità, per la non compressione dei diritti individuali e sociali”.Secondo Vinti “l'insicurezza è prodotta dalla precarietà del lavoro, del vivere urbano, del futuro; la precarietà è la cifra di questo modello di società, del capitalismo globalizzato, della rottura dei legami sociali, della frantumazione delle comunità. Il prodotto più velenoso della globalizzazione – spiega – è l'insicurezza individuale e collettiva, è il modello di società che non funziona. Ma il problema generale – dice – non può esimerci dall'affrontare e dal definire politiche per una ‘sicurezza democratica' per tutti i cittadini, ed in particolare per i più deboli. Il pacchetto sicurezza approvato dal Governo, – aggiunge – è una risposta, non solo all'orrore del delitto di Giovanna Reggiani, ma al sentimento di tanta parte dell'opinione pubblica. Un decreto necessario, anche per non permettere ulteriori strumentalizzazioni della destra, anche se va migliorato. In Italia non mancano certamente le ‘leggi', che però vanno applicate. Occorre mettere il sistema nelle condizioni di garantire la certezza della pena per tutti coloro che sono condannati”.Rispetto all'ultimo decreto governativo sulla sicurezza, per Vinti vanno introdotte “norme per la prevenzione e per l'integrazione, non solo quelle repressive. In particolare – fa sapere – sono vaghi e generici i riferimenti ai motivi di ‘pubblica sicurezza' o ‘ordine pubblico' che legittimerebbero l'espulsione del cittadino comunitario con il rischio di espulsioni generalizzate e di massa, come populisticamente chiede la destra, a danno di chi è possessore di uno specifico passaporto (rumeno) e si trova in una situazione di indigenza, senza alcuna propensione a delinquere. Motivi generici, -conclude Vinti – che vanno definiti in modo più circostanziato, così come sanciti e garantiti dalla direttiva dell'Unione europea numero 38 del 2004”.