“La situazione dell’aria in Umbria nel 2019 è stata buona, per la prima volta, dopo tanti anni, siamo rimasti nel range dei 35 superamenti. Il monitoraggio relativo allo scorso anno ha confermato poi l’assenza di criticità e il pieno rispetto dei valori limite per il piombo, arsenico, nichel e cadmio” – è la fotografia ‘scattata’ dal direttore generale dell’Arpa Umbria, Luca Proietti, nell’ambito della conferenza che si è tenuta questa mattina a Terni sulla qualità dell’aria in Umbria e sugli effetti diretti di alcune attività chiuse nella fase del posto lockdown imposto dall’emergenza Covid19.
Al tavolo erano presenti anche l’assessore alle politiche agricole e agroalimentari e alla tutela e valorizzazione ambientale dell’Umbria, Roberto Morroni e il sindaco di Terni, Leonardo Latini.
L’assessore Morroni ha sottolineato come la direzione politica della giunta regionale vada verso tre fondamentali obiettivi: “Li elenco in ordine di importanza – ha sottolineato Marroni – tutela della salute, migliorare il sistema di smaltimento dei rifiuti e sostenibilità ambientale”.
Dalla “Relazione qualità dell’aria 2019” è emerso, in sintesi, un quadro abbastanza positivo per quanto riguarda la concentrazione dei principali agenti inquinanti rilevati, a iniziare dal Pm10. Per quanto riguarda il particolato, infatti, la media annua è stata rispettata in tutte le 36 stazioni di rilevamento, mentre il numero dei superamenti è stato sforato soltanto una volta sulla Terni-Maratta. Il limite del Pm2,5, invece, è sempre stato rispettato così come per quanto riguarda l’NO2 (diossido di azoto).
Anche l’ozono non ha superato la soglia di allarme ma, in due casi, nelle postazioni Magione e Amelia, è stata superata la soglia di informazione, cioè il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione. Il benzene, in linea con i dati degli ultimi anni, non ha registrato sforamenti, mentre la concentrazione limite del benzopirene è stata superata in alcune stazioni regionali.
Buone notizie sul fronte dei metalli pesanti; piombo, arsenico, nichel e cadmio hanno rispettato i parametri imposti, così come l’anidride solforosa.
Leonardo Latini, sindaco di Terni, città particolarmente esposta a problematiche di tipo ambientale, ha commentato con cauto ottimismo i dati forniti da Arpa: “La tematica ambientale merita risposte, soprattutto in una città come Terni. È necessario collaborare a tutti i livelli istituzionali per mantenere i dati confortanti che sono stati registrati nella città di Terni, soprattutto per quanto riguarda il nichel. Auspico che il progetto del parco recupero scorie Ast sia fondamentale in questo senso”.
Nell’ambito della conferenza stampa è stato anche presentato l’interessante studio della dottoressa Mara Galletti del servizio reti monitoraggio qualità dell’aria Arpa, che ha analizzato il rapporto tra il blocco delle attività antropiche e la sua incidenza sulla qualità dell’aria.
La sospensione delle attività scolastiche, dei servizi, delle attività commerciali e produttive non essenziali con notevoli limitazioni negli spostamenti sia a livello locale che nazionale previste dalle misure di contenimento del contagio durante l’emergenza Covid-19, ha rappresentato un momento storico unico per valutare l’impatto diretto che alcune attività antropiche hanno sulla qualità dell’aria. ARPA Umbria ha ritenuto opportuno effettuare uno studio di approfondimento sulla matrice aria al fine di comprendere da un punto di vista qualitativo e quantitativo come cambia la sua composizione al variare delle sorgenti di emissione.
La ricerca ha preso in esame, per il periodo marzo-aprile-maggio 2020, insieme ai dati della qualità dell’aria così come rilevati dalle stazioni di monitoraggio, anche i dati di caratterizzazione chimica del PM10, con un focus particolare sulle due stazioni di fondo urbano di Terni (Borgo Rivo) e Perugia (Parco Cortonese) e sulla stazione di Via Carrara a Terni, classificata come urbana da traffico ma fortemente influenzata dalle emissioni del polo siderurgico.
L’indagine di ARPA Umbria ha messo in relazione condizioni meteorologiche, determinanti per la qualità dell’aria, (il passaggio inverno-primavera è solitamente favorevole alla dispersione degli inquinanti), i vari provvedimenti di blocco delle attività e i dati emersi dalle centraline fisse di monitoraggio e dalle analisi di laboratorio.
Il quadro che emerge risulta essere estremamente significativo. Le polveri sottili (PM10 e PM2,5) non hanno risentito in maniera evidente del blocco delle attività. Esaminando i valori giornalieri si nota come le medie siano influenzate, oltre che dalle emissioni, dalle condizioni meteo. La riduzione significativa dei valori, dal 22 al 27 marzo va associata all’irruzione sull’Umbria della tramontana, così come i picchi registrati alla fine di marzo (28–31 marzo) della parte nord dell’Umbria sono influenzati da una irruzione di aria dall’Asia centrale, con un marcato contenuto di polveri a cui è seguito un innalzamento anomalo del PM10. Fino al 31 maggio i dati sono rimasti su valori bassi, mediamente al di sotto della norma, a eccezione della settimana 6 -13 aprile e nei giorni 14 e 15 maggio, quando si sono verificate leggere intrusioni sahariane con maggiore prevalenza nella parte sud dell’Umbria.
Il Biossido di Azoto (NO2), ha evidenziato una notevole riduzione nelle postazioni più influenzate dal traffico come Perugia Ponte San Giovanni, Foligno e Terni Carrara (dove la riduzione rispetto al corrispondente periodo del 2019 è pari al 70%). Anche per questo inquinante è possibile notare una correlazione con i fenomeni meteorologici. Benzene e Toluene si trovano nei prodotti derivati dal petrolio, quali la benzina. Nel periodo marzo-aprile 2020, le misure anti-Covid hanno ridotto sensibilmente l’inquinamento da traffico con diminuzioni anche del 60% dei livelli di Toluene nelle stazioni più influenzate da questa sorgente. Nel mese di maggio con il riprendere graduale delle varie attività tali parametri sono risaliti parallelamente al traffico veicolare. Confrontando comunque le concentrazioni media dei mesi marzo-maggio degli anni 2015-2019 con le concentrazioni medie del 2020 negli stessi mesi, si registra una notevole diminuzione dei parametri, soprattutto nelle stazioni urbane da traffico.
I metalli hanno rappresentato un altro interessante indicatore del rapporto fra blocco delle attività e qualità dell’aria. Sono state effettuate analisi per la caratterizzazione chimica sia delle deposizioni atmosferiche che del particolato atmosferico PM10. I risultati ottenuti hanno evidenziato una drastica diminuzione di metalli nella Conca ternana, dove le concentrazioni di Cromo, Nichel, Piombo, Rame e Molibdeno, ha seguito le varie fasi di attività del sito siderurgico. Nell’arco temporale immediatamente successiva al blocco dell’area a caldo e di parte dell’area a freddo (11/03), il livello dei metalli si abbassa notevolmente. Dal 6 di aprile, con la riapertura dell’area a freddo e successivamente, anche se in modo discontinuo, dell’area a caldo, le concentrazioni cominciano a risalire per poi stabilizzarsi su valori prossimi alla media 2015-2019. Questi dati confermano la correlazione diretta e immediata tra alcuni metalli nel PM10 e l’attività siderurgica
Nel resto della regione, dove le concentrazioni sono di media molto più basse, assistiamo a un decremento più contenuto dei metalli e in particolare del rame elemento spesso associato alla sorgente traffico. IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e Levoguclosano, strettamente correlati alla combustione delle biomasse, nel periodo marzo-maggio 2020, seguono un andamento in controtendenza con i dati del traffico e dell’industria. La loro presenza nei campionamenti della rete di rilevamento è strettamente correlata con la meteorologia: a una diminuzione delle temperature corrisponde un incremento del PM10 e dei livelli di Benzo(a)Pirene e Levoglucosano. Nel passaggio marzo, aprile, maggio, con l’innalzarsi delle temperature si riducono i livelli di Benzo(a)Pirene e Levoglucosano, fino ad azzerarsi nel mese di maggio, che rappresentano i traccianti più significativi dell’inquinamento da combustione domestica. Indicativa l’analisi dettagliata di marzo quando, fatta eccezione per i primi 4 giorni in cui le piogge hanno ridotto i livelli di PM10 e quindi di Levoglucosano e Benzo(a)Pirene, per il resto assistiamo a un aumento di queste concentrazioni, che corrisponde a una maggiore combustione di biomasse per l’abbassamento delle temperature e per l’obbligo di restare a casa che ha determinato un maggiore utilizzo delle stesse. Nell’ultima settimana dello stesso mese si è verificata un nuovo abbassamento di questi parametri sia per le precipitazioni che per l’innalzamento delle temperature.