Con una lettera indirizzata Alla Presidente della Regione Umbria Catiuscia MARINI, All’Assessore al Bilancio e Programmazione Gianluca ROSSI, Al Presidente della I Commissione Consiliare Permanente della Regione dell’Umbria Oliviero Bruno DOTTORINI e Ai Gruppi Consiliari della Regione , Il Presidente della Prima Commissione Consiliare permanente della Provincia Perugia Massimiliano Capitani ha espresso le preoccupazioni e comunicato le proposte emerse nel dibattito dell’organismo sulla “Riforma del Sistema Endoregionale e di Istituzione dell’Agenzia Forestale e sulla semplificazione amministrativa e normativa dell’Ordinamento Regionale e degli Enti Locali Territoriali” in una riunione aperta alla quale ha partecipato lo stesso Rossi.” Nel complesso – scrive Capitani – le misure adottate centrano gli obiettivi alla base dei principi e dei programmi assunti dalla Regione dell’Umbria, sopra richiamati. A nostro avviso però, non tutti i provvedimenti messi in opera o proposti vanno in questa direzione; alcuni, infatti, presentano contro indicazioni che possono essere corrette:
Sulla LEGGE DI SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA
1) L’Autorizzazione allo scarico sul suolo degli edifici residenziali non recapitanti in pubblica fognatura. È prevista solo la presentazione di una certificazione da parte di un tecnico abilitato al posto della autorizzazione prima rilasciata dalle Province mentre il Testo unico sull’ambiente – prevede che ogni scarico al suolo necessita di autorizzazione; a nostro avviso vi è un rischio di inapplicabilità della norma e perfino di incostituzionalità della stessa;
2) VAS – valutazione ambientale strategica trasferita dalle Province alle amministrazioni locali. Tutto ciò provoca seri problemi per i piccoli e medi Comuni che dovrebbero dotarsi di personale e competenze nuovi difficilmente sostenibili con i vincoli imposti dal patto di stabilità. Si ricorrerà quindi al mercato privato con un aggravio di costi che mal si concilia con la situazione di bilancio degli stessi enti. In un sistema di competenze più articolato e flessibile le Province potrebbero tornare da avere un ruolo importante nello svolgimento di questo servizio, continuando a svolgere questa competenza;
3) Parere sui Piani Attuativi – Per ciò che riguarda il parere paesaggistico ambientale sui piani attuativi, la nuova legge trasferisce la competenza dalla Provincia ai Comuni che attraverso il parere della Commissione sulla Qualità Architettonica e del Paesaggio, utilizzando quindi l’istruttoria dei propri uffici che per talune competenze dovranno sicuramente coinvolgere di nuovo la Provincia (parere idraulico, geologico, ecc..), provvederà a chiedere alla Soprintendenza l’autorizzazione paesaggistica limitatamente alla infrastruttura urbanistica del piano. Successivamente a Piano Attuativo approvato, sarà necessario coinvolgere di nuovo la Soprintendenza per l’ottenimento dell’autorizzazione paesaggistica sui fabbricati previsti nel piano con un passaggio quindi duplice. Le Province, come già fatto in questi anni, possono continuare ad offrire quel contributo e quel supporto utile alle Amministrazione locali in materia di pianificazione del territorio che compete proprio ad un livello di governo di area vasta.
Su questi punti la discussione ha trovato l’Assessore Rossi fortemente impegnato a verificare le questioni proposte e a lavorare per una loro correzione.
Più difficile e complicato è stato il confronto (anche in sede di audizione aperta) sulla materia dei consorzi di bonifica, relativa al TESTO DI LEGGE SULLA RIFORMA ENDOREGIONALE, soprattutto su due elementi principali:
1. la costituzione di un unico Consorzio di Bonifica Regionale risultante dalla fusione dei tre esistenti;
2. il concorso della Regione nella contribuenza.
Dalla proposta di fusione si creerebbe un comprensorio non omogeneo e non continuo nella sua estensione, della superficie di circa 397.000 ettari (secondo, in Italia al solo Consorzio di Bonifica della Capitanata (FG) che conta 455.000 ha di superficie e più esteso del Consorzio della Bonifica Renana con sede a Bologna che ha un’estensione di 340.000 ha) alterando, in tal modo, la natura stessa dei Consorzi quali presidi idraulici e di sicurezza idrogeologica del territorio. Si ricorda che la totalità dei Comuni della Regione Umbria sono a rischio idrogeologico o per alluvionamento o per frana. La recente proposta di unificazione della Regione Veneto (presa in riferimento dalla Regione Umbria) che, dopo un articolato processo partecipativo, ha ridotto i Consorzi da 20 a 10 e contestualmente ha raggruppato comprensori con caratteristiche molto simili e con aree molto limitate. La superficie media dei Consorzi risultanti è pari a 116.000 ha. (il corrispondente dato medio dell’Umbria è 132.000 ha) e nello stesso tempo non sono stati toccati i Consorzi più strategici dal punto di vista della difesa idraulica ancorché di minori dimensioni (Esempio C.B. Delta Po 53.000 ha., C.B. del Brenta Bacchiglione 58.000 ha., etc.). Inoltre si deve tener conto che le caratteristiche idraulico-idrografiche dei tre comprensori umbri sono completamente differenti fra di loro e che solo nel comprensorio della Bonifica Umbra è prevista la gestione di circa 5.000 ha di irrigazione, realtà pressoché assente negli altri comprensori, sono censite circa 600 opere idrauliche e sono presenti 700 km di canali di cui circa 170 arginati oltre che la fondamentale ed importante gestione dell’invaso artificiale della diga del Marroggia, importante presidio idraulico del territorio. Sostanziali difformità sono inoltre presenti sul piano gestionale e di organizzazione funzionale dovute alle diverse esigenze e istanze territoriali.Il rischio reale è che la proposta di riforma potrebbe non portare a nessuna ottimizzazione o economia di scala in quanto le strutture esistenti andrebbero mantenute per motivi gestionali e di sicurezza idraulica nei territori di riferimento. La vastità territoriale dell’unico Consorzio proposto creerebbe un comprensorio le cui enormi dimensioni e la variegata e diversa realtà idrografica-territoriale porterebbe ad un aggravio di costi di gestione con la necessaria creazione di una sovrastruttura organizzativa e gestionale per il raccordo e l’organizzazione del personale esistente. Non esiste, infatti, una correlazione lineare tra estensione territoriale ed efficienza della struttura, anzi oltre un certo limite dimensionale i costi rapportati all’unità territoriale aumenterebbero perché aumenta la complessità gestionale. Nella pur necessaria riorganizzazione e razionalizzazione del sistema endoregionale umbro andrebbero tenute in conto queste osservazioni che sono emerse dalla grande maggioranza dei Consiglieri Provinciali intervenuti ed anche dei soggetti rappresentativi delle Istituzioni e delle organizzazioni dei territori interessati partecipanti all’audizione. Sarebbe quindi opportuno, secondo il parere emerso dalle Commissioni, ritornare da parte della Regione su queste materie correggendo gli effetti delle scelte proposte o delle decisioni assunte. Ribadiamo lo spirito costruttivo della discussione delle Commissioni congiunte e nel rispetto delle differenti competenze chiediamo attenzione al processo partecipativo e al ruolo istituzionale della Provincia di Perugia sia nella condivisione della generalità dei provvedimenti regionali in oggetto, sia per le criticità e le osservazioni sollevate nell’interesse di un’efficiente servizio ai cittadini e alle comunità”.