E’ scaduto senza sorprese, alle 12 di oggi (giovedì) il termine per presentare le candidature a presidente della Provincia di Perugia. Né potevano essercene, di sorprese, visto il meccanismo elettorale architettato a Roma per Enti, le Province, che sembravano destinati ad essere spazzati via e che oggi si trovano ancora a svolgere importanti funzioni (in materia di manutenzione delle strade, edifici scolastici, ambiente) senza però avere le risorse necessarie, economiche e spesso in termini di personale.
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Tolto il voto diretto popolare, sono invece eleggibili (da tutti i sindaci ed i consiglieri comunali dei 59 Comuni del territorio provinciale di Perugia) i primi cittadini il cui mandato scada non prima di 12 mesi dallo svolgimento delle elezioni, fissate nell’unica giornata del 31 ottobre, nel seggio allestito all’Umbriafiere di Bastia Umbra.
A contendersi la poltrona attualmente occupata dal sindaco di Foligno, Nando Mismetti, saranno il primo cittadino di Città di Castello, Luciano Bacchetta, indicato dal centrosinistra, e la guida del Comune di Cannara, Fabrizio Gareggia, per il centrodestra.
Il centrosinistra ha chiuso venerdì sera l’accordo sul socialista Bacchetta. Una scelta da leggere anche nell’ottica di provare a rinsaldare la coalizione, dopo la scottatura socialista per il mancato inserimento di un proprio candidato nella squadra dell’uninominale. Poco importa, visto poi com’è andato il voto a marzo. Ma adesso serviva dare un messaggio ai socialisti, alcuni dei quali, in diversi Comuni tra cui Perugia, si stanno avvicinando pericolosamente al centrodestra. Che per conquistare lo scettro che è stato di Mismetti punta su Gareggia. E spera nella voglia di rivalsa dei grillini, che non possono avere un loro candidato. Perché il passaggio a destra in molti Comuni nell’ultima tornata elettorale ha un po’ equilibrato i campi avversari, ma non ha sovvertito il vantaggio del centrosinistra nella conta degli 831 elettori. E poi, in virtù del meccanismo elettorale di secondo livello, in cui i cittadini non sono chiamati ad esprimersi, quello del 31 sarà comunque un voto “protetto”, per il quale è più facile fare conti e trattative.
Certo, lo sfalsamento tra elezione del presidente ed elezione dell’Assemblea potrebbe portare delle sorprese, in futuro, in un Ente già segnato da tanti problemi per le carenze nel bilancio ed i malumori dei dipendenti.
Tuttavia, pur importante, la battaglia per avere il presidente della Provincia di Perugia non è considerata vitale dal centrosinistra, che sta cercando di riarmarsi per provare a contrastare la conferma di Romizi a Perugia e, soprattutto, l’onta di un’invasione a Palazzo Donini nel 2020. Il Pd locale preme per tornare ad avere una guida “ufficiale”, indicando per metà dicembre la data ottimale per il Congresso. Ma il percorso dipenderà soprattutto dalle scelte fatte a Roma. L’idea rimbalzata dalla capitale di un congelamento di Martina fino alle europee scontenta un po’ tutti.