Lu. Bi.
Sono tutti giovanissmi, di un'età compresa tra i 19 e i 22 anni, ma operavano come una vera e propria banda seriale, mettendo a segno rapine ai danni di prostitute: A.F., 22 anni originario del Brasile, M.G., 19 anni originario di Frascati e F.M, 21 anni nato a Napoli. Particolarmente intensa l'attività dei 3 giovani sul finire del 2010, tra novembre e dicembre. Proprio il giorno della Vigilia di Natale avevano preso di mira una prostituta che era solita fermarsi con il camper in una piazzola lungo la strada che collega Piediluco e Rieti; i 3 hanno fatto irruzione nella roulotte della donna e l'hanno rapinata dell'incasso della giornata. Ma l'episodio che ha permesso agli agenti dell'Anticrimine, coordinata dall'ispettore Ribiscini, di risalire all'identità dei rapinatori ha avuto luogo nel novembre del 2010. I malviventi avevano preso di mira una prostituta di origine rumena, che 'lavorava' nel parcheggio di un supermarket di Via Bramante e avevano agito come usavano fare nei colpi che avevano già messo a segno. Di solito era F.M. ad agganciare la vittima in auto, presentandosi da solo come un potenziale cliente, mentre gli altri 2 complici erano nascosti nel portabagagli della vettura. Una volta arrivati sul luogo appartato dove si sarebbe consumato l'atto sessuale, i 2 sbucavano improvvisamente dal retro dell'auto e minacciavano le prostitute con un taglierino puntato alla gola. Alle vittime non rimaneva dunque che consegnare quanto avevano guadagnato nel corso della serata e non a caso la banda agiva in orari tardivi, quando le prostitute potevano avere somme di denaro più cospicue. Ma nella rapina di novembre qualcosa è andato storto e la prostituta è riuscita a fuggire dalla macchina dei rapinatori, approfittando di un momento di distrazione dei 3 che stavano discutendo sull'eventualità di rubare anche il cellulare della vittima. Una volta fuggita la prostituta è riuscita a prendere il numero di targa e, trovando il coraggio di uscire allo scoperto, si è poi recata in Questura per sporgere denuncia. La collaborazione della donna è stata fondamentale, come ha sottolineato il comandante della Squadra Mobile, Tommaso Niglio: “In questo ambiente è difficile trovare collaborazione perchè le prostitute, spesso extracomunitarie e presenti illegalmente sul territorio nazionale, hanno paura di avere a che fare con la Polizia. Ma una volta tanto si è riusciti a instaurare un rapporto più umano che va al di là dei ruoli istituzionali, circostanza che ci ha permesso di risalire e arrestare la banda di criminali”. Le indagini degli agenti proseguono per verificare se altri casi possano essere associati all'attività criminale dei componenti della banda, per i quali si sono aperte le porte del carcere di Rieti, come disposto dal gip Panariello.
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