Liste di attesa: realtà o fake news? Chi è il nostro interlocutore? Ciascuno di noi ha avuto a che fare negli ultimi anni con le crescenti difficoltà della Sanità pubblica nel garantire diagnosi e cura agli italiani in tempi adeguati.Queste difficoltà si traducono in interminabili tempi di attesa per i cittadini che, di fatto, si trovano a non potere usufruire di un servizio pubblico fondamentale, a meno che non mettano mano al portafoglio rivolgendosi alle strutture sanitarie private o intramoenia.
Mentre le Regioni si affannano per far quadrare i conti sempre più sconquassati del settore con modesti interventi, stanno sottovalutando, volutamente o no, una situazione di fatto che sta mutando radicalmente l’organizzazione, facendo arretrare i servizi forniti dal pubblico.
E’ un dato di fatto che nel territorio orvietano le prestazioni sanitarie concernenti esami strumentali e visite specialistiche siano erogate per circa l’80% da strutture private, che nel frattempo hanno avuto un rilevante sviluppo proprio per bilanciare le progressive difficoltà della Sanità pubblica.
Se consideriamo infatti che i pazienti che si rivolgono alle strutture pubbliche pagano il ticket, aspettano mesi per l’erogazione del servizio e magari devono percorrere anche più di cento chilometri per farsi visitare od eseguire l’esame strumentale, appare chiarissimo come l’offerta professionale ed economica delle strutture private in loco appaia più conveniente ed immediata.
Una situazione come quella descritta mina alla base quanto previsto dalla nuova organizzazione sanitaria, rendendo inefficace il fascicolo sanitario elettronico (strumento fondamentale per prevenzione e cura). Appare evidente a tutti che, se questo strumento – che può avere indubbi e decisivi vantaggi per la vita di tutti noi – viene adottato soltanto dalla sanità pubblica, non serve ad un bel niente perché privato dell’80% della storia del paziente.
Stando così le cose, Il dibattito sulle liste d’attesa nella sanità pubblica non ha più alcun senso, visto che i dati ufficiali che misurano le circa 70 prestazioni fornite da Ausl Umbria2, come abbiamo avuto modo di riscontrare nella nostra indagine del novembre scorso, sono inesorabilmente fermi al gennaio 2023.
Come si può gestire qualcosa che non si è in grado di misurare?
La Regione Umbria ci dica allora chiaramente quale percentuale di prestazioni vuole erogare nel territorio orvietano, ci fornisca i dati sul livello dei servizi forniti con trasparenza, dettaglio e rapidità, migliori la qualità dei suoi sistemi informativi che appare non adeguata, senza prenderci in giro con affermazioni generiche ed assertive di efficienza.
Il deterioramento nella fornitura dei servizi diagnostici e specialistici è evidente e la misura è nel portafoglio dei cittadini o nell’accresciuta rinuncia alle prestazioni da parte dei cittadini più fragili.
CHI E’ OGGI IL NOSTRO INTERLOCUTORE?
Forse dovremmo cominciare a considerare le strutture sanitarie private il nostro principale interlocutore e trattare e contrattare prestazioni e prezzi direttamente con loro.
Pensiamoci
PrometeOrvieto
Luogo: ORVIETO, via Pecorelli, 22, ORVIETO, TERNI, UMBRIA
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