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Profughi a Spoleto, dopo 6 mesi non possono ancora lavorare. Il Comune li mantiene in attesa dei soldi della convenzione

Jacopo Brugalossi
I 18 immigrati africani che nel maggio scorso, in seguito all’emergenza in Libia, furono dirottati a Spoleto sono ancora nella città del Festival, nella più completa immobilità economica. 6 mesi dopo, infatti, la loro condizione non è migliorata di una virgola. Il loro status è ancora quello di “richiedenti asilo”, profughi per intenderci, e gli impedisce di svolgere qualsiasi mansione retribuita. Per di più, sin dal giorno del loro arrivo è il Comune di Spoleto che assicura economicamente la loro sopravvivenza, poiché dei soldi previsti della convenzione stipulata con la Protezione Civile regionale non si è ancora vista l’ombra.

Colloquio orientativo – E’ l’assessore al sociale del Comune di Spoleto Paolo Proietti a raccontare a Tuttoggi.info quanto il Comune sta cercando di fare per questi sfortunati ragazzi che, a partire dal mese di novembre, verranno chiamati a turno a Roma per sostenere un colloquio orientativo. Questo strumento è quello che potrebbe svincolarli dalla loro “libera prigionia”, cambiando lo status di richiedente asilo in un altro che gli permetta di svolgere un lavoro e inserirsi a pieno titolo nel tessuto socioeconomico italiano. Non è da escludere però, che il colloquio possa avere esito negativo, portando i ragazzi dritti dritti verso il rimpatrio in Africa. Per questo il Comune, con il sostegno della Cooperativa Il Cerchio, ha messo a disposizione un avvocato ad ognuno dei 18 profughi, anche se in caso di ricorso per esito negativo del colloquio i tempi per il loro inserimento lavorativo in Italia potrebbero allungarsi a dismisura.

Le loro necessità – Grazie alla collaborazione tra il Comune e il mondo associazionistico spoletino, i ragazzi sono stati impegnati in attività di volontariato presso vari enti ed associazioni, cercando di rispettare e valorizzare il più possibile le loro competenze. In attesa di potergli mettere a disposizione delle borse lavoro, se e quando il loro status gli consentirà di svolgere una professione, quelle volontarie sono infatti le uniche mansioni che gli permettono di non alienarsi completamente dal mondo reale. “Ma quello di cui hanno maggiormente bisogno – sottolinea l’assessore Proietti – è imparare bene la nostra lingua”. I corsi di alfabetizzazione che i ragazzi hanno seguito fino ad oggi sono stati un importante aiuto, ma non tale da poter sostenere dei veri dialoghi in italiano. Ecco perché il Comune si sta organizzando per attivare un corso di italiano – che dovrebbe partire nel giro di 10-15 giorni con l’aiuto del Centro Territoriale Permanente della scuola media Pianciani-Manzoni e dell’Agenzia del Territorio – che sia completo e articolato, e rilasci al termine un attestato a tutti i partecipanti.

Quanto costano – Come successo per le altre realtà territoriali, il Comune di Spoleto ha stipulato una convenzione con la Protezione Civile Regionale, che gestisce l’emergenza profughi per conto del Ministero. Tale convenzione, che scadrà il 31 dicembre di quest’anno e potrà esser rinnovata solo per iscritto, fissa un’indennità giornaliera di 40 euro per ogni immigrato, che servono a compensare le spese che il Comune deve sostenere per la loro sopravvivenza. Ad oggi, però, l'ente pubblico spoletino non è stato ancora rimborsato. Nonostante ciò, l’assessore Proietti non sembra particolarmente preoccupato su questo aspetto: “La convenzione è stata firmata alla presenza dell’ingegner Tortoioli della Protezione Civile regionale – afferma – non abbiamo dubbi che venga rispettata. Ciò che un po’ mi preoccupa – prosegue – è che a volte l'amministrazione regionale sembra non recepire i nostri suggerimenti su come affrontare l’emergenza. Sono le amministrazioni locali a gestire dal dentro le varie problematiche, i vertici regionali dovrebbero ascoltarle con maggiore attenzione”. Il Comune di Spoleto sembra effettivamente esser riuscito nell’impresa di “investire” i 40 euro pro-immigrato al giorno. “Non vanno solo per cibo, vestiti e sigarette – sottolinea Proietti – ma anche per il corso di lingua e per una serie di altre attività che potranno essere utili per il loro futuro. Se un territorio deve crescere, è giusto che lo faccia anche tramite un a piena inclusione sociale dei profughi”.

Arriva l’inverno – Che siano o meno arrivati gli indennizzi previsti dalla convenzione, il Comune è tenuto a fornire agli immigrati servizi ed assistenza fino a quando non venga emanato un decreto di espulsione. Ecco perché nelle due abitazioni, quella di proprietà del Comune a Baiano e quella della Protezione Civile in zona Santo Chiodo, dove i ragazzi risiedono sin dal primo giorno, sono state portate stufe e coperte pesanti in vista della stagione fredda. E’ innegabile che quella dei 18 immigrati “spoletini” sia una reale emergenza. Il Comune, con le limitatissime risorse a disposizione, sta cercando non solo di farvi fronte, ma di concedere realmente una speranza per il futuro a questi ragazzi. Purtroppo, i soldi della convenzione che tardano ad arrivare e le aspettative non troppo rosee (visti i primi riscontri in altre realtà territoriali) dei colloqui orientativi, rischiano di rendere vano qualsiasi tentativo.