L'insegnante ha fatto ricorso contro una scuola superiore tifernate, Ufficio Scolastico Regionale e Ministero | Per il Tar non sarebbe stata considerata “la stabilizzazione di un concorso straordinario, grazie al cui titolo il prof ha insegnato per ben 7 anni”
Assunto, licenziato dopo due mesi e di nuovo reintegrato. E’ successo in una scuola superiore di Città di Castello, dove ad un professore “neo immesso in ruolo per la classe di concorso il giorno 1 settembre 2022”, è stata poi comunicata, a novembre, “la decadenza dal servizio per mancato possesso del titolo di accesso”.
Inevitabile il ricorso dell’insegnante – difeso dagli avvocati Lietta Calzoni e Agnese Nullo – al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria, davanti al quale ha citato, oltre alla scuola tifernate, anche gli Uffici Scolastici Regionali di Umbria e Lazio e il Ministero dell’Istruzione, “che ha disposto la cancellazione dal proprio sistema informativo dell’assunzione a tempo indeterminato del Prof“.
I giudici hanno accolto il ricorso dell’insegnante considerando che – si legge nell’ordinanza del tribunale – “le esigenze cautelari prospettate con il ricorso appaiono meritevoli di tutela” e il fatto che l’istituto “non abbia compiutamente soppesato il legittimo affidamento del ruolo ingenerato e consolidato”. Per il Tar infatti non sarebbe stata neanche considerata “la stabilizzazione degli effetti promananti dalla graduatoria di un concorso straordinario approvata, che ha consentito all’insegnante, sulla base del titolo acquisito, di svolgere la sua attività di insegnamento per ben 7 anni”.
Il tribunale amministrativo, di fatto, ha disposto il reintegro del prof nell’istituto almeno fino al 6 giugno 2023, quando avrà luogo l’udienza pubblica per la trattazione di merito del ricorso.