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La professione di avvocato oggi: uno sguardo personale con Marcello Pecorari

“Essere avvocato oggi, è come camminare su una fune sospesa tra la tecnica e l’umanità. Non basta conoscere le leggi, né aggiornarsi senza sosta: serve empatia, intuito, e quella rara capacità di far sentire il cliente compreso, non solo assistito.” A raccontare queste sfide, con toni che mescolano passione e pragmatismo, è Marcello Pecorari, avvocato di lunga esperienza, che riflette su cosa significhi davvero indossare la toga in un’epoca in cui il diritto si evolve alla velocità della luce.

“La nostra professione cambia continuamente, e noi dobbiamo cambiare con essa,” afferma Pecorari, con la consapevolezza di chi ha vissuto queste trasformazioni sulla propria pelle. “Ogni giorno ci troviamo a fare i conti con nuove leggi, nuove interpretazioni, nuove sfide.” Un esempio emblematico? Il recente aggiornamento al codice della strada: pene più severe per chi guida distratto dal cellulare, o sotto l’effetto di alcool e droghe. “Questi cambiamenti – spiega – non sono solo numeri o articoli di legge; sono vite che cambiano, famiglie che si trovano a fronteggiare situazioni impreviste. E noi avvocati dobbiamo essere pronti, preparati, in grado di reagire con prontezza e precisione.”

L’empatia

Ma l’aggiornamento continuo, per quanto indispensabile, non è sufficiente. “La preparazione tecnica è il minimo indispensabile,” confida Pecorari. “Oggi un avvocato deve essere un po’ tutto: esperto di diritto civile, ma anche penale; capace di destreggiarsi in ambiti diversi, perché il cliente spesso porta con sé problemi complessi, che toccano più sfere del diritto. Non possiamo permetterci di essere specialisti a compartimenti stagni,” prosegue. La sua visione richiama l’immagine di un professionista che non si limita a risolvere problemi, ma che accompagna il cliente in un percorso, spesso emotivamente complesso, verso una soluzione che sia non solo giuridicamente corretta, ma anche umana. Un lavoro fatto di persone, non solo di carte “La vera sfida, è costruire un rapporto autentico con chi si affida a te. Perché alla fine, dietro ogni causa, c’è una persona. E quella persona non cerca solo risposte legali: cerca ascolto, comprensione, una guida.” Forse è questa la verità più grande della professione: l’avvocato non è solo un tecnico del diritto, ma un ponte tra le leggi e la vita reale, tra il freddo linguaggio delle norme e la calda complessità delle relazioni umane. C’è un confine sottile, quasi invisibile, tra il diritto e la vita, e spesso il lavoro dell’avvocato si gioca proprio lì, su quella linea incerta.

“Il rapporto con il cliente,” spiega Pecorari, “è probabilmente la parte più complessa del nostro lavoro. Non si tratta solo di conoscere i suoi diritti, ma di interpretare ciò che prova, ciò che si aspetta.” Chi entra nel suo studio non cerca semplicemente una soluzione legale: cerca un modo per fare pace con una situazione che gli toglie il sonno, un supporto per ritrovare una serenità perduta. La professione, in certi momenti, sembra trasformarsi in una sorta di consulenza psicologica. Pecorari sorride, ma il suo tono rimane serio: “Prendiamo un cliente che ha diritto a un risarcimento. Sulla carta, tutto fila ma, il suo vero desiderio potrebbe essere chiudere la vicenda in modo rapido, senza ulteriori tensioni. È in quei momenti che l’avvocato deve saper ascoltare, andare oltre le norme, e trovare soluzioni che rispettino il lato umano della vicenda.”

La fiducia

Ma non tutto è comprensione e connessione emotiva. Ci sono anche le ombre, quelle che a volte avvolgono la professione, alimentate da episodi di scorrettezza che finiscono sotto i riflettori. Pecorari non nasconde il dispiacere: “Quando emergono casi di professionisti che si comportano in modo scorretto, come appropriazioni indebite di fondi, la fiducia nei confronti della categoria ne esce inevitabilmente danneggiata.”

Il punto, per Pecorari, è chiaro: l’integrità non è un optional. “La fiducia è la base di ogni rapporto professionale. Se si perde, è difficile, quasi impossibile, ricostruirla. È per questo che insisto sull’importanza di scegliere un avvocato non solo preparato, ma anche eticamente impeccabile.”

La fiducia, però, non è qualcosa che si ottiene automaticamente: va guadagnata, passo dopo passo, attraverso la trasparenza. “Un avvocato deve essere chiaro in tutto: nelle spiegazioni legali, nei processi, nei tempi, ma soprattutto nei compensi. Una comunicazione onesta e trasparente non solo evita malintesi e conflitti, ma rafforza il rapporto con il cliente.”

La prevenzione

Un altro tema caro a Pecorari è quello della prevenzione. E qui torna la metafora del medico, così presente nel suo modo di descrivere la figura dell’avvocato moderno. “Come un medico raccomanda controlli regolari per prevenire malattie, così l’avvocato dovrebbe essere consultato in via preventiva. Molti problemi legali nascono semplicemente perché nessuno ha pensato di chiedere un consiglio prima di firmare un contratto o affrontare una questione delicata.” Un approccio preventivo, spiega Pecorari, può fare la differenza, non solo in termini di stress e preoccupazioni evitati, ma anche di tempo e denaro risparmiati. “Se le persone capissero il valore di consultare un avvocato prima che una situazione degeneri, la maggior parte delle controversie non nascerebbe nemmeno.” Eppure, come sottolinea Pecorari, c’è ancora un’abitudine diffusa a consultare un avvocato solo quando la situazione è già precipitata.

“La maggior parte delle persone si rivolge a noi quando il problema è ormai esploso,” racconta Pecorari. “Ma un intervento preventivo può fare la differenza, sia in termini di complicazioni che di costi.” Un esempio emblematico è quello dei contratti: “Spesso i clienti arrivano con contratti già firmati, pieni di clausole ambigue o sfavorevoli, che li mettono in difficoltà. Se si fossero rivolti a noi prima, avremmo potuto aiutarli a redigere documenti chiari e bilanciati, prevenendo futuri contenziosi.”

Anche in situazioni apparentemente più semplici, come la morosità, la tempestività è fondamentale. Pecorari spiega che affrontare subito i primi segnali di un problema, come i mancati pagamenti, può salvare entrambe le parti da un’escalation di tensioni e spese. “Se si aspetta troppo, la situazione diventa più difficile da gestire, rendendo più complesso trovare una soluzione positiva per tutti.”

Questa visione preventiva, spiega, è particolarmente cruciale nel mondo aziendale. Pecorari cita i modelli organizzativi della normativa 231, che aiutano le imprese a prevenire reati e sanzioni. “Un avvocato consulente, anziché contenzioso, può cambiare radicalmente il destino di un’azienda. Prevenire significa ridurre i rischi, ma anche evitare i costi – economici, emotivi e di tempo – che derivano da un conflitto legale.”

L’equilibrio

Ascoltare, prevenire, guidare: la professione, nelle parole di Pecorari, sembra quasi un’arte di equilibrio, una danza costante tra ciò che è scritto nei codici e ciò che si muove nei cuori delle persone. Perché, alla fine, dietro ogni disputa, ogni contratto, ogni problema legale, c’è sempre qualcosa di più grande: la vita di chi ha bisogno di un aiuto per affrontare le proprie battaglie. E forse è proprio qui, in questa tensione tra tecnica e umanità, che si trova la vera essenza dell’essere avvocato.

C’è qualcosa di profondamente affascinante, quasi magnetico, nella professione di avvocato, nonostante – o forse proprio grazie – alla sua complessità. Marcello Pecorari ne parla con un misto di rispetto e passione, delineando un mestiere che, dietro il rigore delle norme e la freddezza delle procedure, nasconde un’anima profondamente umana.

“Essere avvocato,” riflette Pecorari, “richiede un sacrificio costante, uno studio che non finisce mai e, soprattutto, una grande capacità di comprensione umana. Non siamo solo tecnici del diritto. Siamo mediatori, consiglieri, e in molte occasioni diventiamo anche un punto di riferimento per chi ci affida le sue difficoltà più intime e delicate.” Alla fine, ciò che distingue un buon avvocato da uno straordinario non sono solo le conoscenze tecniche, ma la capacità di costruire un rapporto autentico con il cliente. “Il nostro lavoro,” sottolinea Pecorari, “non si limita a risolvere problemi: è una questione di prevenzione, di ascolto, di creazione di percorsi che aiutino le persone a ritrovare serenità.” Forse è proprio questa miscela di tecnica e umanità a rendere l’avvocatura una professione tanto impegnativa quanto affascinante. Un lavoro che vive di equilibri sottili, dove alla competenza giuridica si intrecciano l’empatia, l’etica e la capacità di ispirare fiducia in chi si sente perso in mezzo alle complessità della legge. Oggi, più che mai, ricorda Pecorari, il legale è un punto di riferimento costante, una presenza simile a quella di un “medico di famiglia” del diritto. Una metafora che, nelle sue parole, racchiude il senso più profondo della professione: un avvocato non è qualcuno da consultare solo quando il problema è esploso, ma una figura di fiducia a cui rivolgersi anche per prevenire complicazioni future.

Creare relazioni

“Il nostro ruolo non si esaurisce nel risolvere una lite o vincere una causa,” spiega Pecorari. “Siamo lì per ascoltare, per consigliare, per aiutare le persone a orientarsi in un mondo che spesso sembra sempre più incomprensibile. È un lavoro che richiede sensibilità, capacità di adattarsi alle esigenze più diverse e, soprattutto, un impegno costante nel mantenere aperto un dialogo con i nostri clienti.”

“La società di oggi,” prosegue Marcello Pecorari, “non è mai stata così interconnessa e articolata. Un avvocato non può permettersi di essere un semplice specialista: deve essere in grado di muoversi tra ambiti diversi, dal diritto civile al penale, per rispondere alle necessità di clienti che vivono situazioni sempre più complesse.” E gli esempi non mancano: “Un cliente può venire per una separazione,” racconta Pecorari, “ma poco dopo trovarsi coinvolto in una vicenda penale, magari legata alla guida in stato di ebbrezza. In questi casi, è fondamentale essere pronti ad affrontare ogni aspetto del problema, offrendo una consulenza completa e integrata.”

Quella dell’avvocato è una professione che non concede tregua, ma che, al tempo stesso, sa ripagare con momenti di profonda gratificazione. “Non c’è nulla di più appagante,” conclude Pecorari, “del vedere un cliente che, grazie al tuo aiuto, riesce a trovare serenità, a uscire da una situazione difficile, o a evitare un conflitto che avrebbe potuto travolgerlo.”

C’è una certa verità semplice ma rivoluzionaria nelle parole di Marcello: un avvocato, per essere davvero al servizio del cliente, deve prima di tutto essere accessibile. Eppure, la relazione con il cliente è ben più che una questione di presenza fisica o reperibilità telefonica. È un delicato gioco di equilibri, fatto di disponibilità e, non meno importante, la capacità di educare.

“Un avvocato deve essere accessibile,” afferma Pecorari. “I problemi legali non possono attendere giorni o settimane: spesso richiedono risposte tempestive, talvolta nell’arco di poche ore. Ma allo stesso tempo, è importante aiutare il cliente a capire quando il contatto con il legale è davvero necessario e quando, invece, è meglio aspettare.” Qui entra in gioco la capacità di discernimento, una qualità che Pecorari considera fondamentale nella professione. “C’è il cliente che chiama continuamente, anche per questioni banali, e quello che, al contrario, aspetta troppo, magari per paura di disturbare o per timore di affrontare la spesa legale. È proprio in questi momenti che l’avvocato deve mostrare empatia, ascoltando davvero e comprendendo le necessità specifiche di chi ha davanti.” Per Pecorari, l’empatia non è solo una qualità accessoria, ma uno dei pilastri della professione. “Un cliente non cerca soltanto una risposta legale. Spesso vuole essere ascoltato, rassicurato. Desidera sapere che il suo problema è capito nella sua interezza, non solo nei termini della legge. Per esempio, un cliente potrebbe avere diritto a intentare una causa, ma ciò che desidera davvero è una soluzione rapida, pacifica, che lo aiuti a evitare il peso emotivo di un conflitto prolungato.” Tutto questo, però, non può esistere senza fiducia. Ed è proprio la fiducia il nucleo centrale di qualsiasi rapporto professionale. “Instaurare un legame autentico,” spiega Pecorari, “è essenziale. Fiducia significa ascolto, significa chiarezza, significa rispetto. Se manca questa base, tutto il resto – competenza, disponibilità, preparazione – perde valore. Un cliente che non si sente compreso non tornerà da te, anche se sei il miglior avvocato della città.”

La trasparenza

E questa fiducia deve essere costruita anche sul terreno della trasparenza economica. La trasparenza economica, secondo Pecorari, è un tassello fondamentale per costruire un rapporto di fiducia. “Un cliente non vuole sorprese, né costi nascosti. Vuole sapere cosa sta pagando e perché. È nostro dovere essere chiari, giustificando ogni cifra e dimostrando, passo dopo passo, il valore del servizio che offriamo.” Per Pecorari, essere chiari sui compensi non è solo una questione di correttezza, ma un prerequisito per un rapporto sano con il cliente. “Presentare un preventivo dettagliato e rispettarlo è fondamentale. Nessuno vuole sorprese, soprattutto quando si parla di spese legali. Il nostro compito non è solo offrire competenza, ma farlo con correttezza e rispetto per le possibilità economiche di chi si affida a noi.”

La negoziazione

Una delle direzioni più interessanti del diritto moderno, secondo Pecorari, è lo sviluppo di strumenti volti a prevenire i contenziosi giudiziari. La negoziazione assistita e la mediazione sono due esempi concreti di come il sistema giuridico stia cercando di alleggerire il peso delle dispute in tribunale, offrendo alle persone soluzioni più rapide, meno costose e meno conflittuali.

“Questi strumenti,” sottolinea Pecorari, “non sono solo un modo per risparmiare tempo e denaro, ma rappresentano un approccio più umano al diritto. Permettono alle persone di mantenere il controllo sulle proprie dispute, evitando che siano altri – come un giudice – a decidere per loro.”

“Il nostro obiettivo,” conclude Pecorari, “non è solo risolvere problemi, ma evitarli, rendere la vita dei nostri clienti più semplice e serena. In un mondo che cambia rapidamente, l’avvocato deve essere una figura capace di adattarsi, di guidare e di ispirare fiducia. Ed è proprio questa combinazione di tecnica e umanità che rende la nostra professione tanto fondamentale per il benessere giuridico della società.”

In un mercato competitivo come quello legale, è facile essere attratti da tariffe che sembrano vantaggiose, ma Pecorari mette in guardia dai rischi che si nascondono dietro a costi troppo bassi – o anche troppo alti. “Un avvocato non dovrebbe mai svendersi, ma nemmeno basare il proprio valore esclusivamente sull’aspetto economico. Le tariffe devono rispecchiare la qualità del lavoro svolto e, soprattutto, essere comunicate in modo chiaro fin dall’inizio.”

Un aspetto su cui Pecorari insiste è il coinvolgimento del cliente. Spesso si pensa che il ruolo dell’avvocato sia quello di prendere in mano la situazione e decidere cosa fare, ma secondo Pecorari questa è una visione limitata. “Un buon avvocato non si limita a lavorare per il cliente, ma lavora con il cliente. Ogni passaggio deve essere spiegato, ogni scelta condivisa. Questo non solo aiuta a rassicurare il cliente, ma lo rende consapevole e parte attiva del processo, permettendogli di comprendere fino in fondo il valore del lavoro svolto.”

Adattamento

Eppure, ogni crisi porta con sé un’opportunità. E per Pecorari, la chiave per affrontare questa trasformazione è racchiusa in una parola: adattamento.

“L’avvocato moderno non può limitarsi a essere un tecnico del diritto,” afferma con convinzione. “Deve essere un consulente strategico, un mediatore e una persona capace di costruire relazioni di fiducia durature. La nostra professione non è fatta solo di norme, ma anche di rapporti umani.”

Un altro pilastro per affrontare i cambiamenti è la formazione continua. Il diritto è in movimento perpetuo, una sorta di organismo vivo che si evolve con la società. Ogni nuova normativa rappresenta non solo una sfida, ma anche un’opportunità per distinguersi. “Solo chi è disposto a studiare e aggiornarsi con costanza può restare al passo. Non possiamo permetterci di sederci sugli allori, nemmeno per un momento.”

Ma cosa rende davvero efficace un avvocato in un contesto così mutevole? Pecorari non ha dubbi: è la combinazione tra qualità tecniche e umane. “La competenza è ovviamente fondamentale, ma non basta. Serve molto di più. Un bravo avvocato deve essere etico, empatico e capace di comprendere profondamente le esigenze del cliente. Senza fiducia, il rapporto professionale non esiste.”

Guardando al futuro, Pecorari auspica che le difficoltà si possano trasformare in possibilità. La professione sta cambiando, ma questo non deve spaventarci. È un’occasione per evolvere, per reinventarci e per trovare nuovi modi di essere utili alla società. Coltivate la vostra competenza, certo, ma non dimenticate mai di essere persone su cui i clienti possano contare. La tecnica non basta: serve umanità.”

E per i clienti, il consiglio è altrettanto semplice quanto essenziale: non scegliete un avvocato solo per il prezzo: “Cercate qualcuno che vi ispiri fiducia. Un professionista competente, ma anche capace di ascoltarvi. Un bravo avvocato non si limita a risolvere problemi legali: vi aiuta a prevenire conflitti, a gestire situazioni complesse e, in ultima analisi, a trovare serenità.”

Questa visione dell’avvocato come figura completa, in grado di unire competenza tecnica e sensibilità umana, richiama una citazione del giurista Louis Nizer che Pecorari ama ricordare: “Un bravo avvocato sa quando combattere e quando negoziare. La vera vittoria è quella che porta pace, non conflitto.”

Ed è proprio questa la missione di un avvocato moderno, secondo Pecorari: non solo risolvere i problemi, ma costruire ponti. Ponti tra conflitti e soluzioni, tra diritto e persone, tra presente e futuro. Una professione che cambia, sì, ma che conserva tutto il suo fascino e la sua importanza sociale.