La Procura della Repubblica di Spoleto ha disposto l’autopsia sulla salma dello spoletino Roberto Bordini, il 38enne morto nei giorni seguenti all’intervento chirurgico alle emorroidi effettuato presso l’ospedale di Pantalla di Todi. Le cause del decesso sono ancora tutte da accertare.
Il fascicolo, a quanto trapela, è stato aperto con l’ipotesi di omicidio colposo nei confronti di ignoti. L’inchiesta è seguita dal Procuratore capo Alessandro Cannevale e dal Pm Michela Petrini.
I familiari di Bordini solo nel pomeriggio di ieri, dopo un confronto con l’avvocato di fiducia, l’Avv. Piero Petrucci, e il consulente medico legale, Prof. Lalli, hanno deciso di presentare un esposto ai Carabinieri di Spoleto, anche se per competenza territoriale procederanno i colleghi della Compagnia di Todi coordinati dal Capitano Luigi Salvati Tanagro.
La morte di Bordini, come riportato nell’edizione di ieri, risale a venerdì scorso quando, mentre si apprestava a consumare la cena, ha accusato un malore dal quale non si è più ripreso.
La direzione sanitaria, su richiesta del primario del reparto, aveva immediatamente disposto un “riscontro diagnostico”, ovvero di accertare le cause del decesso.
Ma l’intervento della Procura della Repubblica ha modificato l’iter degli accertamenti autoptici che verranno ora effettuati da un medico legale nominato dal pm.
Esame che probabilmente si terrà tra venerdì e sabato prossimo.
Intanto Spoleto, e ancor più la frazione di San Giacomo dove vive la famiglia Bordini, si è stretta intorno alla moglie di Roberto e alla loro figlioletta di appena un anno di vita. Tante le manifestazioni di vicinanza e solidarietà da parte dei colleghi dell’uomo, dipendente della Cementir, e degli amici della coppia.
Polemica politica
A innescare la polemica politica ci ha pensato il consigliere regionale Sergio de Vincenzi (Lista Ricci) che ha diramato una nota con cui attacca la Giunta regionale. “Appare evidente come nella nostra regione si debbano raggiungere gli stati di emergenza o assistere a tragedie invece di lavorare in modalità preventive per il benessere complessivo dei cittadini” scrive il consigliere “Ultima, solo per questioni temporali, la morte del trentenne ricoverato presso l’ospedale di Pantalla per una operazione di emorroidectomia. Fermo restando che le cause del decesso sono ancora tutte da stabilire, non possiamo non stigmatizzare come nella nostra regione non ci siano risposte chiare per tutti quei cittadini umbri che da più di sette mesi stanno richiedendo un intervento chirurgico di “emorroidectomia secondo Longo”. Un intervento di alto livello tecnologico e basso impatto chirurgico che non viene più effettuato dal Servizio Sanitario Regionale dal mese di marzo del 2017”. “La emorroidectomia secondo Longo – continua De Vincenzi – è una operazione delicata, che costa circa 3.000 euro se effettuata privatamente, non più erogata e sostituita da interventi chirurgici di vecchia concezione con ago e filo che non sembrano essere risolutivi e che prevedono una degenza di sole 24 ore, con alto rischio emorragico per i pazienti. Dal 20 settembre scorso attendiamo risposte certe da parte della Giunta regionale dopo aver presentato una interrogazione scritta. Una interruzione ancor più paradossale se si pensa che un cittadino umbro può richiedere l’intervento in emorroidectomia secondo Longo in un’altra regione in convenzione. Queste aberrazioni gestionali giustificano in modo evidente il drammatico innalzamento della spesa passiva per i pazienti umbri che si muovono in altre regioni per vedere soddisfatte richieste di intervento o diagnostiche che non hanno potuto effettuare nella nostra regione”.
Nel tardo pomeriggio arriva la replica dell’Assessore regionale alla sanità Luca Barberini contattato da Tuttoggi per chiarire la vicenda.
“Innanzitutto consentitemi di esprimere vicinanza e partecipazione alla famiglia di questo giovane prematuramente scomparso” dice Barberini “forse questo doveva essere il momento del dolore e del silenzio; prendo atto comunque delle critiche del consigliere precisando che la Regione non assegna risorse in base alle tecniche operatorie, la cui scelta resta in capo ai singoli professionisti. Queste infatti appartengono alla professionalità, alla esperienza del singolo chirurgo che decide quale attuare. Nel caso di specie esistono per letteratura scientifica 3 tecniche denominate tecnica Longo, tecnica Morgan e tecnica PHD. La Morgan mi risulta non venga più utilizzata; per le altre due non so di particolari situazioni di criticità. Il personale chirurgo è sempre lo stesso, il costo tra una metodica e l’altra varia nell’ordine di pochi euro e la Regione non è mai intervenuta per bloccare una prestazione in favore dell’altra. Non capisco, questa presa di posizione mi sembra davvero triste”.
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