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Primarie Pd, Spoleto incapace di esprimere un candidato: spunta ipotesi Trippetti – Assemblea finisce in rivolta

(Car. Cer.) – C’è baruffa nell’aria, recitava la reclame di un celebre profumo. In casa del piddi spoletino di baruffa nell’aria ce n’è a iosa e da anni. La discussione di queste ore sulle prossime Primarie, quella da cui scaturiranno i 32 nomi in lizza per un posto nelle liste per le prossime politiche di Camera e Senato, sta creando più di un malcontento. Anche perché il partito sembra incapace di fare due nomi, uno per lista. Eppure la città del festival da sempre fa la sua parte alle Primarie chiamando alle urne fra i 2.800 e i 3.300 cittadini, fra iscritti e simpatizzanti. Ma al tempo stesso, dai tempi del senatore Pierluigi Castellani, sembra incapace di candidare ed eleggere un proprio concittadino in Parlamento. Per la verità non si è stati capaci di eleggere neanche un consigliere regionale. Se non sono sfigati, sono quanto meno sfortunati: nel 2009 la segreteria sposò la mozione Bersani salvo poi ritrovarsi nelle urne più voti per la mozione Franceschini. Passa un anno e si risbaglia cavallo: alla candidata Catiuscia Marini (poi eletta governatore dell’Umbria) si preferisce l’avversario Giampiero Bocci (che perderà le primarie). Stessa sorte per l’unico candidato alle regionali, Giancarlo Cintioli: il piddì si dice unito intorno al proprio candidato ma le urne riservano l’amara sorpresa di 800 voti ‘passati’ al collega Luca Barberini. Come finì è risaputo, i voti degli spoletini furono determinanti per eleggere il folignate con buona pace di Cintioli che rimase fermo al palo.
Da pochi minuti è finita l’assemblea del partito che avrebbe dovuto sciogliere gli ultimi nodi. Non sfugge che non all’appuntamento non ci sia un amministratore, come a dire che i giochi sono già stati fatti e decisi in altre sedi. I bersaniani sembrano d’accordo sulla ricandidatura di Bocci, al suo terzo mandato e con qualche problema morale connesso allo scandalo Lusi (clicca qui); una buona parte dei renziani (ma non tutti) vorrebbero invece che la città esprimesse propri candidati. Se per il Senato non ci sarebbero problemi per la candidatura del consigliere provinciale Laura Zampa, per la Camera tutto sembra tacere con buona pace per il parlamentare della Valnerina. Eppure i fedelissimi del sindaco toscano un nome in tasca ce l’hanno: si tratta dell’attuale capogruppo, il dottor Marco Trippetti (nella foto).

36 anni, medico anestesista presso l’ospedale di Spoleto, alla prima esperienza sugli scranni del parlamento cittadino, Trippetti viene considerato un vero laico (note le sue posizioni sui temi dei diritti civili che lo videro scendere in campo sul caso “Ciacca” – qui) e per questo molto stimato anche fra gli ex diesse. Che non sia attaccato alla poltrona lo ha dimostrato lo scorso anno quando, eletto capogruppo, si dimise da presidente della IV commissione. Eppure sul suo nome il partito non sembra compatto. Lui in cambio della disponibilità a candidarsi ha chiesto al piddì di esprimersi chiaramente sul suo nome e di avere rispetto e lealtà per la sua eventuale candidatura. Come a dire, non facciamo poi come in passato.
La rivolta – l’assenza di tutta la Giunta ha scaldato gli animi. Il segretario provinciale Dante Andrea Rossi ha detto chiaramente che “è ora di parlarsi in faccia, ci sono assenze pesanti e non possiamo permetterci di perdere credibilità e prestigio”. Chiaro riferimento alle recenti Vus. Le parole del segretario hanno a quel punto acceso gli animi al punto che il segretario comunale Andrea Bartocci ha chiuso in fretta e furia i lavori rinviando a domani pomeriggio la decisione sul nome da candidare. Sempre che da Roma non arrivi quel fiume di ‘deroghe’ che spazzerebbe via ogni velleità di veder candidato uno spoletino.
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